Don Gregorio e Don Gigi

Un monaco, Don Gregorio, ed un salesiano, Don Gigi, ci hanno lasciato nella luce della Trasfigurazione del Signore

Ci ha toccato profondamente, davvero, la scomparsa di due persone speciali, assolutamente straordinarie, due uomini di Dio, due Sacerdoti. Diversissimi tra loro per provenienza, formazione, indole, modo di esplicitare e vivere la propria fede, accomunati dalla vocazione, secondo la quale hanno scelto la vita religiosa, e dalla “ultima chiamata”, giunta a poche ore di distanza l’uno dall’altro, nella festa della Trasfigurazione del Signore. Sto parlando di Don Gregorio De Francesco, monaco benedettino per decenni custode della biblioteca monumentale dell’Abbazia di Montecassino, e di Don Gigi Maresu, salesiano figlio di Don Bosco e come lui educatore, padre, maestro ed amico dei ragazzi.

Don Gregorio ha trascorso la sua vita a Montecassino, di cui era parte, memoria storica, semplice e sapiente come pochi, dotto e modesto, maestro umile e sempre generoso di consigli e di aiuto a chiunque gli si accostasse, fosse il grande studioso italiano o straniero o il giovane studente alle prese con la tesi di laurea, conoscitore dell’immenso patrimonio librario della “sua” biblioteca, migliore di ogni sistema informatico. Uno sguardo penetrante e sereno, un sorriso pronto, una naturalezza nel trattare le persone e accoglierle, che faceva sentire tutti a proprio agio. Una vita lunga la sua, “ricca di anni”, se ne è andato, o meglio: è tornato alla Casa del Padre, che aveva superato i 90 anni. Una vita dedicata al quaerere Deum, a cercare il volto di Dio, attraverso la vita monastica, l’ opus dei, la preghiera ed il lavoro, che per lui era studio, libri, ricerche, in una parola la Biblioteca. Il 5 agosto del 2001 il giornale diocesano “Presenza xna” (di cui era estimatore e assiduo e attento lettore) gli dedicò un articolo stupendo, a firma di Emilio Pistilli, per i suoi 50 anni di sacerdozio (v. foto). Il giorno prima della morte gli anni di sacerdozio erano diventati 66.

Sono centinaia le persone che sono state da lui aiutate nelle loro ricerche ed in questi giorni i social pullulano di testimonianze, ricordi personali, manifestazioni di affetto, di stima e di ammirazione. Negli ultimi tempi la malattia ha preso il sopravvento sulla sua forte fibra e, contornato dai suoi confratelli monaci e dal Padre Abate Donato, è andato verso il grande incontro con Dio, atteso e preparato da una vita.

Don Gigi (nessuno mai lo ha sentito chiamare Don Luigi!) invece, aveva solo 66 anni e già da anni soffriva del morbo di Alzheimer, che gli aveva via via tolto la memoria, la capacità di orientamento, la lucidità mentale, mentre chi l’ha conosciuto prima, come i fedeli della Parrocchia di S. Pietro Apostolo di Cassino, l’ha visto nel pieno della sua forza attrattiva per i giovani, con la sua chitarra, la sua creatività, le mille cose che inventava per attirare i ragazzi a vivere bene e in allegria, in modo sano e positivo. Fu a Cassino nei primi anni in cui la Parrocchia era stata affidata dall’Abate D’Onorio ai Salesiani: allora, scherzando, si disse che S. Benedetto e S. Giovanni Bosco, in paradiso, si erano messi d’accordo e che a Don Bosco l’idea di venire al quartiere Colosseo di Cassino era piaciuta moltissimo, era proprio quello che i salesiani cercano. E Don Gigi portò una rivoluzione, con la sua carica di entusiasmo contagioso, capace di coinvolgere e trascinare giovani e adulti, con la musica, il teatro, il carnevale… Un fenomeno! E infatti tutti lo ricordano con simpatia e rimpianto: anche per lui i social in questi giorni si sono riempiti di testimonianze sincere e toccanti. Quando, nel settembre 1992, dopo quattro anni, fu trasferito da Cassino a Roma, come pure l’allora parroco Don Carlo, “Presenza xna” dedicò anche a lui una pagina intera perché dispiaceva a tutti che andasse via (v. foto).

Ma è stato molto penoso il modo in cui è morto. Già qualche giorno prima era stato diramato l’annuncio che Don Gigi era uscito dalla casa di riposo di Roma in cui alloggiava e non aveva fatto ritorno. Sapendo che non aveva con sé documenti, la preoccupazione ha indotto tante persone a cercarlo o almeno a diffondere il messaggio per aiutare le ricerche. Dopo cinque giorni il ritrovamento, fatto dai vigili del fuoco impegnati a spegnere un incendio nei pressi del tratto urbano dell’autostrada A24 Roma-L’Aquila. Lo hanno potuto identificare dal rosario e dalla croce che portava sempre con sé. La sicurezza che fosse proprio lui è giunta alla vigilia della domenica della Trasfigurazione. Che pena! Difficile accettare che un uomo buono e generoso come Don Gigi abbia vissuto in quel modo terribile, solo, smarrito in mezzo al fuoco devastante, l’ultima scena della sua vita. Eppure è lì che ha trovato il suo dies natalis, la sua nascita al paradiso! Umanamente viene da dire: che tristezza! povero Don Gigi! ma noi crediamo che non sia rimasto solo, ma a soccorrerlo in quei momenti spaventosi sia giunto, sicuramente!, Don Bosco, pronto ad accoglierlo e ad accompagnarlo davanti al trono di Dio, nella sua luce e nella sua pace. Così come siamo convinti che S. Benedetto, sì, anche lui si sia mosso, magari insieme ad altri santi monaci e abati, per accogliere il caro Don Gregorio, monaco esemplare.

E’ così che a Cassino abbiamo vissuto questi due momenti quasi contemporanei, con l’umano dolore per il distacco da persone cui dobbiamo molto e per le quali sentiamo grande riconoscenza, ma forse abbiamo intuito meglio che cosa significa “trasfigurazione”, perché certamente Don Gregorio e Don Gigi con la loro vita operosa spesa nel bene, sono subito entrati nella Casa del Padre, a godere quella Pax tanto cercata. Ma abbiamo capito anche perché tutti e due avevano quella forza di attrazione che tutti coloro che li avvicinavano sentivano: la trasfigurazione la sperimentavano anche nella vita terrena, perché tanto impregnati dell’amore di Dio, lasciavano trasparire dalla loro persona una presenza divina. E questo merita il massimo della nostra gratitudine. Erano davvero uomini di Dio.

A questi degnissimi figli di San Benedetto e di S. Giovanni Bosco chiediamo nella preghiera, che continuino a pregare e a proteggere noi quaggiù, in particolare la comunità monastica di Montecassino e la parrocchia di S. Pietro Apostolo, insieme, ovviamente, a tutti i giovani.

Adriana Letta

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