Chi vede me vede il Padre

Ascensione del Signore, Anno C

 

L’ascensione del Signore compie il tempo Pasquale, il tempo cioè della permanenza di Gesù sulla terra prima della sua definitiva salita al cielo. Il fatto sembra incomprensibile. Se Gesù è sempre con il Padre (Io e il Padre siamo una cosa sola – Gv 10, 30, Chi vede me vede il Padre – Gv 12, 45) perché ha bisogno di ascendere al cielo, il luogo o la dimensione del Padre?

 

C’è qui una novità che riguarda da vicino l’uomo. Gesù, anche come uomo ascende al cielo perché aveva detto: Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro (Gv 20, 17). Gesù porta con sé per la prima volta davanti a Dio, faccia a faccia, la nuova umanità redenta, risorta da morte e vivente in eterno.

 

Mai questo era successo in tutta la storia e tutta la storia ancora attende il compimento definitivo di questo evento. Gesù è la primizia di questo nuovo fatto per l’uomo (Cf. 1Cor 15, 23). Gesù è il primo uomo che risorge da morte e vive per sempre, il primo uomo che si presenta davanti al Padre ed ha diritto di stare sempre con Lui, di non allontanarsi mai dalla sua eterna beatitudine.

 

C’è qui una grande rivelazione, una grande, immensa, infinita speranza per l’uomo da questo fatto così eccezionale, così unico: l’Ascensione fa da ponte tra terra e cielo, tra storia ed eternità. L’Ascensione non è il lieto fine della triste storia di un uomo ingiustamente e barbaramente ammazzato. E’ la sintesi della storia di ogni uomo e di tutta l’umanità che è chiamata per mezzo del suo Capo, Cristo, a risorgere e anche lei ad ascendere in cielo e stare sempre con il suo Dio, Padre e Signore: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne otterremo?». E Gesù disse loro: «In verità vi dico: voi che mi avete seguito, nella nuova creazione, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, siederete anche voi su dodici troni…» (Mt 19, 27-28). Gesù ci chiede di seguirlo non solo e non tanto per vivere bene la vita di quaggiù, lontano dal peccato, pure questa una gran cosa, ma soprattutto per stare con Lui per sempre!

 

Certo, questa visione così ampia della vita e della storia è difficile da digerire soprattutto per il nostro mondo così attento ai minimi particolari della vita, dell’esistenza, del pensiero e di ogni cosa fisica e spirituale che si agita sulla terra. Tuttavia se il nostro cammino terreno non è rischiarato da una visione celeste rimane ripiegato su se stesso, sterile, incompleto, privo di un senso definitivo.

L’Ascensione del Signore è la porta aperta ad una ricchezza inaspettata, a quell’oltre questa vita che tanto spaventa l’uomo ma che dovrebbe riempire di gioia il cristiano, il suo cuore ricolmato dalla grazia divina dei sacramenti della Chiesa, canali della vita celeste.

 

C’è poi un altro contenuto grandioso che si evince dall’episodio dell’Ascensione: il Signore ritornerà nella storia allo stesso mondo in cui vi si è separato. Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo. L’evento dell’Ascensione ha certamente sconvolto i discepoli non meno di quello della Risurrezione. Guardarono in cielo chiedendosi che senso avesse tutto questo (Lc 1, 29). Forse anche un alone di tristezza li pervadeva. Dopo che avevano gioito nel vedere il Signore (Gv 20, 20), dopo la sua Risurrezione, ecco che di nuovo sono privati del Maestro, della sorgente della grazia, del culmine di tutte le loro speranze e della loro gioia. Il Maestro ritornerà per accogliere coloro che vanno verso di Lui.

 

Il divin Maestro è salito al cielo per compiere integralmente la salvezza. Se fosse rimasto in terra gli uomini non sarebbero mai saliti con Lui e per mezzo di Lui. L’Ascensione racchiude in sé l’idea della scalata verso l’alto, una scalata in cui non siamo soli ma aiutati dalla mano invisibile di Cristo, asceso al cielo. Ecco le parole di una grande mistica, Santa Teresa di Gesù Bambino  (1873-1897) sulla sua personale ascesa verso Cristo e con Cristo: «Io voglio cercare il mezzo di andare in Cielo per una piccola via molto dritta, molto corta, una piccola via tutta nuova. Noi siamo in un secolo di invenzioni, ora non è più necessaria la fatica di salire i gradini di una scala, a casa dei ricchi un ascensore li sostituisce con vantaggio. Io vorrei anche per me trovare un ascensore per innalzarmi fino a Gesù, perché sono troppo piccola per salire la rude scala della perfezione. Allora ho cercato nei libri santi l’indicazione dell’ascensore, oggetto del mio desiderio ed io ho letto queste parole uscite dalla bocca della Sapienza Eterna: Se qualcuno è piccolissimo, che venga a me (Pro 9, 4) … l’ascensore che deve innalzarmi fino al Cielo, sono le tue braccia, o Gesù!» (Manoscritto C).

 

Anche la Santa Vergine, in cielo con il suo corpo, spesso discende per ammonirci e farci sentire la sua presenza materna. La salita così ci è immensamente più facile…

P. Luca M. Genovese

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