Campo Giovani 2020: porte aperte alla Speranza

Chi di speranza vive… Campo giovani 2020

“Chi di speranza vive…”. Questo il tema che ha coinvolto per due giorni, sabato 16 e domenica 17 maggio, tutto il settore Giovani (dai 18 ai 35 anni) dell’Azione cattolica della diocesi di Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo trasmesso in diretta web dal momento che un weekend fuori porta come programmato è stato impossibile svolgerlo dati i tempi che viviamo. Tuttavia non potevamo rinunciare a “riempire la nostra valigia” perché non si può essere messaggeri di gioia e speranza se non siamo noi i primi a credere in ciò che facciamo. In un periodo storico che mai è stato così incerto e restrittivo, per un giovane specialmente, ci siamo chiesti quale posto occupi la speranza nella nostra vita. La riflessione è partita da lontano: “Ma noi in cosa speriamo?”, “È sempre giusto quello che speriamo?”.

Dopo i saluti iniziali, è seguita la preghiera introduttiva, guidata da don Nello Crescenzi (quale miglior luogo per cercare la speranza se non il vangelo?): siamo partiti con il dare un volto a questa sensazione, cercando un’immagine, una foto che rappresentasse per noi la speranza… spesso dare un volto concreto ad un quesito è il modo migliore per affrontarlo! Nella mattinata c’è stato anche spazio per il saluto del nostro presidente diocesano Antonio Accettola, che nell’augurare un buon campo ai giovani ha evidenziato quanto sia importante in questo momento dare segni di presenza, non dimenticando la pazienza. Nel pomeriggio alcuni testimoni hanno raccontato la loro esperienza di speranza. In particolare, abbiamo avuto il piacere di ascoltare Suor Ermanna Beccacece, il focolare domestico della “Casa della Carità” di Cassino, una struttura che si occupa di prima accoglienza e riabilitazione sociale per uomini in difficoltà. Suor Ermanna ci ha fatto riflettere su come la speranza, per chi non ha nient’altro, sia tutto: basta una doccia, un pasto caldo e un letto per riaccendere la luce negli occhi del bisognoso, per restituirgli dignità.

Abbiamo visto poi un modo diverso di trasmettere speranza rileggendo il brano meditato al mattino, i Discepoli di Emmaus (Lc 24,13-35), attraverso le pennellate di un artista sempre attuale: Michelangelo Merisi detto Caravaggio, che, con la sua “Cena in Emmaus” del 1601 mette in scena lo sconvolgente stupore dei discepoli che nasce anche questa volta da un gesto di speranza, dalle mani di Gesù che spezzano il pane, e basta quello affinché chi sia a tavola con lui non stia più nella pelle, tra l’incredulo e lo stupefatto.

Tutto ciò ci ha portati a interrogarci ad un livello più intimo: “ E noi? Appurato che speriamo nel bene, riusciamo ad essere fasci di luce per il nostro prossimo?”.

Nella mattina seguente, la visione di alcuni spezzoni del film “Un sogno per domani”. Il piccolo protagonista mette a punto una catena di gesti di amore disinteressato nei confronti del prossimo basandosi sul sano principio del “Bene che genera bene”. Le nostre riflessioni e quelle dei nostri educatori hanno generato un seme di consapevolezza che siamo chiamati a  germogliare nella nostra vita. Da qui l’impegno di concretizzare le “chiacchiere” in un gesto concreto. Sia chiaro, da soli non possiamo cambiare il mondo, ma fare la nostra parte è tanto! Al termine della giornata, abbiamo partecipato alla celebrazione eucaristica in diretta Facebook di don Giovanni De Ciantis che ha risvegliato ulteriormente le nostre coscienze semplicemente correggendo il tiro della prima domanda che ci eravamo posti: “In cosa speriamo?, dobbiamo chiederci in Chi speriamo! La speranza è una persona e quella persona è Gesù, e con lui, il nostro Amico più vero, al nostro fianco possiamo trovare tutta quella forza di cui abbiamo bisogno!” Queste le sue parole, che sono andate a segno anche a “distanza” ed hanno chiuso in bellezza il campo.

Certo, un’esperienza lontana da un campo “live”, le relazioni, il confronto non possono viaggiare attraverso i cavi di Internet senza perdere niente, ma quanto fatto è bastato a portare quello di cui c’era bisogno, ovvero l’attenzione per ognuno di noi e il non sentirsi soli a credere nella speranza. Gli strumenti cambiano, ma lo stile di AC resta, ricordando che “chi di speranza vive non disperato muore!”

Gianmarco Iannone e Francesco Borrelli

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