A Santo Spirito i Sette Venerdì dell’Addolorata

È noto che la pietà popolare ha tramandato canti e preghiere, ispirate soprattutto agli eventi pasquali. In un passato nemmeno tanto lontano, presso la chiesa di S. Spirito a Sora, era tradizione celebrare i “Sette Venerdì” in onore della Madonna Addolorata alle prime ore del mattino. Poi, dal 1968, questo solenne e partecipatissimo officio religioso, fu spostato in orario serale, per permettere anche a lavoratori e commercianti di prendervi parte.

Per la Pasqua 2016, i “Sette Venerdì” sono iniziati il 29 gennaio scorso, e proseguiranno fino all’11 marzo.

La “Via crucis”, espressione di un dolore assoluto che coinvolge e lega indissolubilmente l’umanità di Maria (e della chiesa) e la divinità del suo Figlio, scandisce l’intera celebrazione. Ma a ben vedere, questa pia pratica potrebbe essere un po’ il paradigma della vita del buon cristiano, con i suoi richiami alla penitenza, all’autentica fede, al silenzio, alla sopportazione, e soprattutto con il messaggio ultimo, che non è un messaggio di morte, bensì di vita.

Infatti, l’importanza della “Via crucis” risiede in questo: con la morte in croce di Gesù sembra che tutto finisca. E invece no: tutto inizia proprio da lì, dal momento che fondamentale non è la morte, bensì la resurrezione che ad essa segue. E Maria è sì “addolorata”, in quanto madre che vede morire il frutto del suo seno, ma è anche consapevole – come tutti i buoni cristiani dovrebbero esserlo – che quel sacrificio estremo è indispensabile per l’inizio di una nuova epoca di salvezza universale.

La funzione del venerdì, animata dalla Confraternita dell’Addolorata, che si occupa delle letture e del trasporto, stazione per stazione, della croce, è arricchita dai canti, sui quali spicca, per la melodia semplice ma intrigante, e il testo austero e limpido, l’inno composto dai canonici La Porta e Carnevale, O vergine mia cara, addolorata.

La tradizione dei “Sette Venerdì” è ancora viva e forte nei sorani: lo testimonia il fatto che la chiesa di Santo Spirito ogni venerdì è piena di gente. Tuttavia, affinché le tradizioni si perpetuino è necessario che esse vengano trasmesse alle nuove generazioni. Perciò, vogliamo far nostro l’invito formulato da don Giovanni De Ciantis durante il primo dei sette appuntamenti: che i nonni e le nonne si facciano accompagnare dai nipoti, in modo da far conoscere loro la bellezza e la ricchezza spirituale di un momento comunitario di grande significato.

Vincenzo Ruggiero Perrino

 

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