8 Luglio 2017 – Sabato – tredicesima settimana del Tempo Ordinario

Vangelo del giorno: Mt 9,14-17
         Parola del giorno:Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro?
Una domanda, con dentro una risposta più che chiara,
Gesù la usa per dare ai suoi interlocutori
un contributo per l’apertura della loro mente
e, nello stesso tempo, per la comprensione
della sua identità.
Capiscono anche loro, i discepoli di Giovanni,
che nel giorno delle nozze la festa deve esser senza ombre,
il cuore nella gioia, il volto sempre lieto;
e che son fuori luogo la penitenza e il pianto,
il digiuno, il vestito rattoppato e l’otre vecchio.
Il giorno dello Sposo non dà spazio a equivoci:
la risposta all’amore è amore pieno,
che sa di vita e di gioia canta.
Quello che lui si aspetta è che già questo pensiero
dovrebbe risultare sufficiente perché anche loro,
discepoli dell’eremita penitente, verso il quale
nutrono rispetto e devozione, capiscano
che è lui il vero sposo e il vino nuovo,
pronto a rivestirli con abito di danza
 e a nutrirli di carità, di bontà e di misericordia.
Perché anche la gioia – oggi come ieri –
ha le sue esigenze:
tenere lo sguardo sempre sullo sposo,
lasciar cadere ogni tentazione del sospetto,
non scendere a compromessi
con divieti opprimenti e sorpassati
e aderire a Cristo, che si è già impegnato
a conservare vino e otri, gioia e canto,
con la sua dolce, consolante e costante presenza.
   
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, si avvicinarono a Gesù i discepoli di Giovanni e gli dissero: «Perché noi e i farisei digiuniamo molte volte, mentre i tuoi discepoli non digiunano?».
E Gesù disse loro: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno. Nessuno mette un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio, perché il rattoppo porta via qualcosa dal vestito e lo strappo diventa peggiore. Né si versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti si spaccano gli otri e il vino si spande e gli otri vanno perduti. Ma si versa vino nuovo in otri nuovi, e così l’uno e gli altri si conservano».

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