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L’arte come specchio della speranza

Antonio Poce inaugura a Cassino una mostra itinerante sul tema giubilare: ventuno opere tra visione, spiritualità e linguaggi contemporanei

L’arte come specchio della speranza. Prenderà il via venerdì 20 giugno, alle 18:30 presso il Palazzo Badiale di Cassino, attraverso il convegno “Dire speranza con il respiro dell’arte”, la mostra dell’autore e compositore Antonio Poce, che darà forma visiva e sonora al tema giubilare della speranza attraverso ventuno tele suddivise in tre cicli espositivi.

Voluta dal vescovo Gerardo Antonazzo e promossa dall’Ufficio diocesano per i Beni Culturali e per l’Edilizia di Culto, affidato alla direzione di don Giandomenico Valente, l’iniziativa si inserisce nel percorso pastorale del Giubileo della speranza, con un linguaggio capace di parlare anche alle nuove generazioni attraverso l’arte contemporanea.
Allievo di Ennio Morricone, Domenico Guaccero e Salvatore Sciarrino, Poce ha dedicato la sua carriera a una ricerca interdisciplinare tra musica contemporanea e arti visive. Dopo la laurea alla Sapienza di Roma con studi sul linguaggio musicale, è stato ideatore e direttore artistico dell’Europa Festival (1994–2001).
Oggi docente di composizione al Conservatorio “Licinio Refice” di Frosinone, Poce propone un viaggio spirituale scandito da tre tappe tematiche, ciascuna articolata in sette pannelli: “Utopie e mutamenti della storia”, “L’immaginazione degli artisti”, “Visioni del mondo interiore”. Ogni ciclo usa un fondale cromatico differente: la scelta estetica del nero, del grigio e del bianco è metafora del cammino della speranza, che dal buio della crisi, attraversa la nebbia del dubbio, per giungere alla luce della rinascita. I quadri mettono in tensione la speranza con la storia, la politica e la società contemporanea. «La nostra è una storia ferita» – scrive l’artista – «immersa in ideologie che generano mostri. Quando la rassegnazione serpeggia e ferisce ogni immaginazione di futuro, la speranza si fa valutazione della storia».

La mostra, che inizierà ufficialmente al termine del convegno, dalla Concattedrale di Cassino si muoverà nei mesi successivi attraverso altri siti religiosi: ad agosto sarà accolta presso la Basilica-Santuario regionale di Canneto e presso la Cattedrale di Sora, a settembre sarà ospitata dalla Concattedrale di Pontecorvo e ad ottobre verrà allestita nella chiesa di Santa Maria della Libera ad Aquino. La chiusura non è ancora fissata.

«Tre sequenze di rappresentazioni conquistate dal desiderio di allontanare dalla vita dell’uomo ogni forma di sofferenza e di smarrimento», scrive l’autore nel catalogo. La mostra è una sintesi intermediale, un’esperienza che fonde grafica, arti figurative, poesia, musica, performance e immagini in movimento. Un’opera totale che si nutre di linguaggi antichi e nuovi, capace di interrogare profondamente lo spettatore contemporaneo. Ogni elemento dialoga con l’altro per restituire allo spettatore non una speranza costruita, ma una speranza rivelata. Le opere interagiscono con testi sacri, come i Salmi, ma anche con le riflessioni di Agostino, la poesia di Leopardi e le visioni di Magritte e Pollock. I linguaggi si fondono per restituire uno sguardo ampio, stratificato, capace di dilatarsi lungo l’orizzonte dell’esperienza umana.

Una delle immagini ricorrenti è l’uovo sospeso a un filo, chiaro riferimento alla “Sacra Conversazione” (nota anche come “Pala di Montefeltro” di Piero della Francesca) e alla riflessione agostiniana, che paragona il già e non ancora della speranza all’uovo, foriero di possibilità di vita.
“L’arte è come uno specchio: chi guarda non è mai semplice spettatore, ma interprete del proprio mondo interiore.” La speranza, secondo Poce, non si lascia osservare passivamente, ma sollecita uno sguardo attivo, che guarda e riguarda, che interroga.
Quella di Poce non è solo una mostra d’arte: è un manifesto poetico e spirituale. L’artista propone una “poesia espansa”, che travalica i confini dei linguaggi e abbraccia la dimensione performativa e meditativa per parlare alla coscienza del tempo presente. Il ricorso alla trilogia visiva – storica, artistica, interiore – richiama una struttura quasi liturgica, che si sviluppa nel tempo e nello spazio sacro delle chiese coinvolte e nello sguardo e nella coscienza del visitatore e del fedele.

Andrea Pantone 

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In allegato il manifesto del convegno inaugurale