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In ricordo di suor Letizia Magoni

La cara suor Letizia è tornata alla Casa del Padre. Erano circa le ore 10 del 7 aprile quando abbiamo ricevuto la telefonata di suor Teresa che ci annunciava il suo decesso. Da diverse settimane le sue condizioni di salute erano peggiorate e non riusciva più a stare al telefono. Ci sentivamo spesso con suor Letizia, le faceva molto piacere. Ci chiedeva sempre notizie delle persone che aveva conosciuto a Pontecorvo, si ricordava di tutti e, pur nella sofferenza, la sua mente era rimasta lucidissima. Quando la sentivamo un po’ più affaticata, ci diceva che offriva la sua sofferenza a Gesù, suo sposo, e che le nostre telefonate erano per lei come delle trasfusioni di sangue: la rivitalizzavano. Era contenta che le persone ancora si ricordassero di lei e soprattutto che la sua “creatura”, la Caritas “Porta Aperta”, continuasse a offrire i suoi servizi ai poveri. Non faceva altro che pregare per noi per questa dedizione.

Ci ringraziava sempre del servizio che facevamo, mentre eravamo noi che dovevamo ringraziare lei per tutte le cose che ci aveva insegnato: il modo di accogliere le persone, di ascoltarle, di accompagnarle approfondendo i loro problemi al fine di trovare le soluzioni più adatte. Ogni mattina si doveva trovare il tempo per preghiera, la Parola del giorno, di cui ci colpivano profondamente le sue riflessioni. Eravamo coscienti che senza una base spirituale solida non si poteva svolgere il servizio della carità, si rischiava di diventare come un qualsiasi ufficio pubblico, efficiente ma lontano dalla gente. Era forte in lei l’appartenenza alla Chiesa e quindi alla Diocesi in collaborazione attiva con la Caritas diocesana. Infine, l’altra sua priorità era la formazione che curava assiduamente. Ogni mese infatti si teneva un incontro con un relatore esterno e con tutti gli operatori delle Caritas parrocchiali della Zona su argomenti che riguardavano la solidarietà.

Suor Letizia Magoni, nacque ad Albino (Bg) il 17 ottobre del 1924, ed entrò giovanissima in convento dove prese la professione perpetua il 15 ottobre del 1955. Dopo il Diploma di Scuola Superiore di Assistente Sociale, prestò il suo servizio in varie parti d’Italia fino a giungere il 13 settembre 1992 a Pontecorvo. Qui incontrò P. Sante Mollica, dottrinario della parrocchia di S. Marco che, sentite le sue esperienze passate, le disse che desiderava dar vita alla Caritas affinché l’assistenzialismo si trasformasse in impegno di promozione delle persone.

Suor Letizia, con la disponibilità dei superiori, accettò ben volentieri e iniziò il suo servizio, prima in una sede fatiscente di via Jan Palach e, in seguito all’apprezzamento del lavoro svolto, nei locali della sede, sotto la Biblioteca comunale, missi a disposizione dall’Amministrazione comunale. Con molta tenacia e con l’aiuto dei suoi volontari, rimise in sesto i locali e li rese degni di accoglienza. Finalmente il 19 maggio del 1995, alla presenza del Vescovo Luca Brandolini, del sindaco Manfredo Coccarelli, di sacerdoti e autorità varie, venne inaugurata l’attuale sede con il nome di Caritas Zonale Centro d’ascolto “Porta Aperta”. Il Centro ben presto diventò un punto di riferimento di tutta la Diocesi ed, oltre a coordinare le Caritas parrocchiali della Zona Pastorale di Pontecorvo, venne delegato dalla Caritas regionale alle attività di Osservatorio delle povertà e di Laboratorio.

L’attenzione del Centro è rivolta soprattutto ai minori con gravi e vari disagi che hanno come scuola i mass-media e la strada; alle coppie e alle famiglie in gravi difficoltà; a persone vittime di varie dipendenze. Suor Letizia, inoltre, ogni settimana, si recava nel carcere di Cassino a fare visita ai detenuti per non farli sentire abbandonati dalla società e avviare, con i colloqui, un legame di amicizia in un momento così difficile della loro vita.

L’azione pedagogica che suor Letizia ha portato avanti in questi anni è stata quella di far capire alle persone come le difficoltà che si presentano possano essere l’occasione buona per rivedere il proprio stile di vita. Ai volontari del Centro ha sempre raccomandato di accogliere e ascoltare le persone senza pregiudizi cercando di discernere i problemi reali e di approfondire, anche con l’aiuto degli altri Enti, le vicissitudini della loro vita. Sono sicuro che anche nel cuore di tutte le persone che hanno avuto la gioia di incontrarla – volontari del servizio civile, obiettori di coscienza, operatori che hanno lavorato al Centro, gente comune – è rimasto indelebile il ricordo dei suoi ammonimenti a perseguire sempre l’unica strada che porta alla vera felicità: la strada tracciata da Gesù, suo sposo.

Luigi Mancini