Diocesi Sora Cassino Aquino Pontecorvo
Isola Liri

Il ministero umile, generoso e gioioso di don Salvatore Incani

Ad Arpino le esequie del sacerdote, già barnabita, parroco di Santa Maria del Carmine, morto a 80 anni dopo un periodo di malattia.

 

«La missione del nostro caro e amabile don Salvatore è stata chiara manifestazione di quella chiamata gratuita del Signore Gesù che invia i suoi discepoli nel mondo ad annunciare il suo Regno e di ciò che accade quando il discepolo ricambia la gratuità dell’amore ricevuto, spendendosi nel servizio per gli altri». Si è ispirato al messaggio della Liturgia della Parola del giorno, giovedì 7 luglio, il vescovo diocesano monsignor Gerardo Antonazzo per tratteggiare l’eredità spirituale e pastorale del lungo ministero sacerdotale di don Salvatore Incani, parroco di Santa Maria del Carmine in Collecarino ad Arpino, che il Signore ha chiamato a sé, all’età di 80 anni, nella notte tra il 5 e il 6 luglio, dopo tre mesi di ricovero ospedaliero presso il nosocomio di Sora. Il vescovo ha presieduto la Messa esequiale per don Salvatore, celebrata nella chiesa parrocchiale di San Michele Arcangelo, più capiente di quella di Collecarino. Con lui hanno concelebrato Don Antonio Di Lorenzo, parroco di S. Maria di Civita, chiamato a succedere come amministratore parrocchiale a don Incani, P. Daniel Ezquerra, parroco di San Michele, Don Giuseppe Basile, vicario zonale, e diversi altri sacerdoti, per la gran parte della zona pastorale di Isola del Liri. Richiamando dunque i testi del profeta Osea e dal vangelo di Matteo, Antonazzo ha rimarcato come la vita di ogni cristiano, e ancor più quella di ogni sacerdote, trae origine «dalla magnanimità di un Dio capace di compiere azioni improntate solo alla benevolenza, che chiede all’uomo di non lasciarsi sedurre dalla costante tentazione dell’idolatria». Riferendosi poi all’amore di predilezione che Dio manifesta verso gli uomini in Gesù, il vescovo ha sottolineato che «la scuola dove apprendere la gratitudine al Signore e la gratuità nel servizio ai fratelli è sempre la celebrazione eucaristica».

Proprio la celebrazione eucaristica è stata il costante fondamento della spiritualità e della missione pastorale di don Salvatore, particolarmente attento alla cura della liturgia e alla centralità dell’Eucaristia, alla quale in parrocchia ogni giovedì da sempre dedicava un tempo di Adorazione: «ha celebrato con sincera devozione la santa Eucaristia – ha aggiunto il vescovo – anche in condizioni fisiche provate, e direi fino agli ultimi giorni del suo ministero quando ormai appariva visibilmente stremato dalla malattia». Attento e disponibile alle persone, alla pastorale sacramentale, alla formazione dei collaboratori, particolarmente affettuoso con i più piccoli, dotato di solida preparazione culturale e teologica, mai però ostentata, insieme ad un forte senso dell’umorismo, segnato dalla mai celata “napoletanità” (a Napoli era nato ed aveva vissuto l’infanzia), don Salvatore ha lasciato in chi lo ha conosciuto la testimonianza di un sacerdote umile e generoso, appassionato e sereno, sempre contento, come ha ricordato monsignor Antonazzo, di poter augurare a chiunque: “A Maronna t’accumpagna!”. Proprio l’amore a Maria è stato del resto un’altra costante del suo sacerdozio: non è solo un caso probabilmente che se ne è andato a ridosso della festa, a lui tanto cara, della Madonna del Carmine, titolare della sua parrocchia. Non solo: il Signore lo ha chiamato appena dopo la memoria liturgica (5 luglio) di sant’Antonio Maria Zaccaria, fondatore dei Chierici Regolari di San Paolo, noti come Barnabiti, tra i quali era entrato dopo averli conosciuti ad Arpino, dove si era trasferito con la famiglia all’inizio degli anni Cinquanta. Ordinato sacerdote il 17 dicembre 1966 dal cardinal Carlo Confalonieri (nel 2016 aveva festeggiato il cinquantesimo), da barnabita fu di nuovo nella sua Napoli, poi a Bologna, in Trentino (Salter in Val di Non) e a Conversano, in Puglia, vivendo anche un’esperienza di tre anni in missione in Brasile. Tornato ad Arpino all’inizio degli anni Novanta a causa di problemi di salute, nel 1998 fu incardinato in quella che era la diocesi di Sora-Aquino-Pontecorvo divenendo parroco di Santa Maria del Carmine, incarico portato fino alla fine dei suoi giorni.

Il senso di gratitudine della sua gente è stato ben sintetizzato dalla testimonianza di due suoi parrocchiani che, al termine delle esequie, a lui hanno attribuito la propria riscoperta della fede cristiana e della partecipazione attiva alla vita della Chiesa. Di questi tempi, non è proprio poca cosa.

Augusto Cinelli

 

 

Nelle ultime quattro foto  don Salvatore in alcuni momenti del suo ministero nella parrocchia di Santa Maria del Carmine ad Arpino.

Nella quinta don Salvatore con il vescovo Gerardo e altri sacerdoti di Arpino in una celebrazione con anziani e malati durante la visita pastorale del vescovo ad Arpino nel febbraio 2019.