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Omelie

“Dimorare in Cristo”, Omelia per l’Ordinazione presbiterale di don Carlo Di Sotto (Cassino-chiesa Concattedrale – 30 novembre 2022)

DIMORARE IN CRISTO

Ordinazione presbiterale di don Carlo Di Sotto
Cassino-Chiesa Concattedrale, 30 novembre 2022

 

Gesù cammina lungo il mare di Galilea. L’apostolo Paolo nella seconda lettura cita il profeta Isaia: “Quanto sono belli i piedi di coloro che recano un lieto annuncio di bene”. “Camminare” è un verbo che appartiene a Dio, e spesso trascina dietro promesse di pace, parole di tenerezza, sillabe di misericordia, racconti di vocazione. Nel suo venire incontro all’uomo, Dio ti raggiunge nella sorpresa dell’Inatteso, perché Lui stesso è sorpresa, come afferma Papa Francesco: “È sempre una sorpresa, e dunque non sai mai dove e come lo trovi, non sei tu a fissare i tempi e i luoghi dell’incontro con lui. Bisogna dunque discernere l’incontro” (Intervista a p. Spadaro, 19 agosto 2013). Gesù si accosta all’uomo per fargli del bene, per donargli la sua compagnia, per prendersene cura, per ascoltarlo, per sedere alla stessa mensa; e sempre con rispetto, con umiltà, con passione, con occhi benevoli. Gesù cammina, cerca, si accosta: è nella logica della sua libertà interiore prendere ogni iniziativa. E’ sua la decisione di partire e la direzione da prendere, verso dove, verso chi andare, e cosa chiedere. Il suo camminare afferma la sua volontà determinata, un proseguire senza indugio nell’aggregare alla sua missione. Non perde tempo nel chiamare a sé coloro che lui invita a condividere lo stesso cammino, nella forma della sequela. Nel suo camminare lungo il mare Gesù porta con sé i progetti del Padre, custodisce l’amore di predilezione che rivelerà nel suo incontro con i pescatori del lago.

Lo sguardo che seduce
Nella Bibbia il mare indica spesso la rappresentazione del male. Il mare è abitato da creature mostruose. L’unico capace di dominare il mare e il male è Dio. Anche Gesù cammina sulle acque, e seda la tempesta: “Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?” (Mc 4,41). Andrea si trova in questo combattimento: il suo mestiere è una continua sfida tra la sua abilità e i segreti del lago. La riva del mare era il luogo più probabile dove incontrarlo: “Vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea (Mt 4,18). L’evangelista Matteo sceglie un verbo molto speciale per qualificare lo sguardo di Gesù: εἶδεν (éiden, vide), esprime uno sguardo che va molto in profondità, non come un vedere superficiale, esteriore. Con il suo sguardo Gesù penetra nell’intimo della persona fino a raggiungerlo in profondità, per scuoterlo e rimescolare i suoi affetti più personali. Il suo, è uno sguardo che non lascia indifferenti, perchè porta confusione e allo stesso tempo un senso di attrazione, uno sguardo capace di procurare non una sedazione da ogni preoccupazione, ma la seduzione che scompiglia, insieme a molto timore. Solo la potenza del suo sguardo poteva preparare i due pescatori alle parole che seguono: Venite dietro a me, e sortire l’effetto desiderato: Subito …lo seguirono.
Carissimo Carlo, la vocazione al sacerdozio ministeriale dischiude nel prete “quel potenziale di Amore che abbiamo ricevuto nel giorno del nostro Battesimo” (Papa Francesco). Non dimenticare mai che il suo sguardo su di te resta l’unica ragione della tua elezione, e questo merita la tua assoluta fedeltà. Nella Bibbia, quando Dio si rivolge a qualcuno, solitamente la risposta che riceve è Hineni, “Eccomi”. D’ora in poi la tua identità più profonda risiede in quella parola: Eccomi. “Rimani seduto in silenzio, vulnerabile di fronte a Dio, e lascia svanire ogni altra sensazione ingannevole di identità” (T. Radcliffe). San Matteo di “sguardi” se ne intende: mentre racconta di Andrea, rivede la sua storia in quello sguardo: “Gesù vide (εἶδεν) un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì” (Mt 9,9). Non si contano più le volte nelle quali Papa Francesco parli dello sguardo e del potere degli sguardi di Gesù, capaci di cambiare per sempre la vita di coloro sui quali si posano. “Lo sguardo di Gesù incalza e ci alza dalle nostre posizioni, conoscenze, acquisizioni, ci solleva, mai per togliere qualcosa a colui sul quale posa il suo sguardo: “Mai ti abbassa, mai ti umilia, ti invita ad alzarti” (Papa Francesco, 21 settembre 2013).

Senza cambiare mestiere
Andrea non aveva un problema occupazionale, da richiedere l’offerta di un lavoro socialmente utile come soluzione o miglioramento della qualità della vita.  Gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Sembra un’annotazione quasi banale, marginale, potremmo pensarla superflua. Invece no! Nelle pagine vergate dallo Spirito nulla va sprecato, niente di superfluo da scartare. Andrea non stava facendo nulla di straordinario. Noi spesso crediamo di dover fare chissà quale percorso o pellegrinaggio per incontrare Gesù. Spesso crediamo che i momenti straordinari, dove l’emozione riempie il cuore, siano i luoghi privilegiati dove incontrare Gesù. Spesso è solo un’illusione. Passata l’euforia del momento passa anche la nostra “conversione”. La vera risposta a Lui è quella che resiste alla vita di tutti i giorni. Il richiamo alla pesca sottolinea che Gesù trova Andrea già impegnato in una professione. La chiamata non è l’alternativa ad una vita sprecata, non riuscita. Viveva come un giovane pienamente compiaciuto della propria vita e della professione di pescatore; grazie a Dio non aveva bisogno di un reddito di cittadinanza. E se Andrea e soci lasciano il mestiere della pesca, non è perché l’attività stesse per fallire. Gli affari andavano bene, e i bilanci erano in attivo. Il Signore non chiama gente che, altrimenti, non avrebbe avuto altro da fare; né coloro che non avrebbero saputo fare altro nella vita che il prete. Se cambia qualcosa nella loro vita, è solo perché sta succedendo una cosa strana.
Caro Carlo, solo il più e il meglio meritano le scelte di vita, non la mezza misura e l’accattonaggio del compromesso, perché “chi si accontenta, non gode”. Ecco perché l’effetto della chiamata è immediato, anche se il risultato è al futuro: Vi farò diventare pescatori di uomini. Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. Gesù non chiede ad Andrea di cambiare mestiere, ma di cambiare pesca. La sequela immediata risponde ad una fiducia sorprendente in quello sguardo di Gesù che non poteva ingannare. Buona la prima!

Apprendista discepolo
La storia vocazionale di Andrea passa dalla riva del lago alle sponde del fiume, e si intreccia con la figura di Giovanni Battista, di cui da qualche tempo era divenuto discepolo: “Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: Ecco l’agnello di Dio! E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù … Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea (Gv 1,35-37.40). Il Battista accompagna la chiamata di Andrea, e lo dispone ad entrare in una maggiore conoscenza e intimità con il Messia, orientandolo a Cristo in modo deciso: Maestro dove dimori? Andrea sente di essere apprendista di una storia vocazionale sempre aperta. Alla risposta iniziale alla chiamata di Gesù segue un processo vocazionale continuo, ininterrotto, permanente, che si fa strada per tappe graduali e progressive, con il prezioso contributo di nuovi eventi, incontri, prove, scoperte, persone e parole che arricchiscono il work in progress del mosaico della sequela e lo perfeziona.  Il risultato è stupendo! La “prima volta” era solo l’inizio della chiamata lungo le rive del lago. Ogni evento successivo apre ad un’esperienza vocazionale in crescita, senza mai dare nulla per scontato.
Caro Carlo, la tua vita di prete ispiri altri giovani a dare un senso compiuto e felice alla loro esistenza: “Che giovinezza è una giovinezza soddisfatta, senza una domanda di senso? I giovani che non cercano nulla non sono giovani, sono in pensione, sono invecchiati prima del tempo…Fu un incontro così toccante, così felice che i discepoli ricorderanno per sempre quel giorno che illuminò e orientò la loro giovinezza” (Papa Francesco, Udienza generale, 30 agosto 2017). Con il compito di educatore dei giovani in discernimento vocazionale nell’anno propedeutico programmato dal seminario di Anagni svolgi il medesimo compito dell’apostolo Andrea, anche lui educatore nel propedeutico, incontra il fratello, Pietro, al quale annuncia la sua vincente proposta vocazionale con poche parole: Abbiamo trovato il Messia.

Carissimo Carlo, cari presbiteri, cari seminaristi,
la brezza del lago che aveva accarezzato lungo la riva l’inizio dell’amicizia con Gesù, è destinata a farsi intimità, per imparare a dimorare in Cristo. Non può mai bastare la carezza degli inizi, se non perché è possibile sperimentarla all’alba di ogni nuovo giorno come soffio dello Spirito. Lo auguriamo a te, mentre invochiamo su di te l’unzione dello Spirito perché l’incontro con Gesù sempre e per sempre allieti la tua giovinezza (cf. Sal 43,4). Andrea morirà sulla croce, come il Maestro. Ispirato e animato dall’amore della Croce, vivrai il tuo ministero come un officium amoris senza misura.

 

                                                                                              + Gerardo Antonazzo

 

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