Pellegrini a Cascia e a Norcia

Partiti dalla Parrocchia di S. Antonio di Padova in Cassino sono andati a pregare Santa Rita e a dare solidarietà agli abitanti della città terremotata che ha dato i natali a San Benedetto

Son partiti in cento alle 6 del mattino di domenica 2 luglio alla volta di Cascia. Cento parrocchiani della comunità di S. Antonio di Padova in Cassino si sono fatti pellegrini, guidati dal loro Parroco, Don Benedetto Minchella, per recarsi a pregare Santa Rita, la “Santa degli impossibili”, a cui lo scorso 22 maggio si sono mostrati molto devoti. Un pellegrinaggio un po’ speciale, per rendere  ancora più speciale l’anno in corso, che segna il 70° anniversario della consacrazione della loro chiesa parrocchiale, anniversario che stanno costellando di eventi nell’Evento.

Arrivati a Cascia, i pellegrini cassinati hanno visitato il monastero e alle ore 12.00 hanno partecipato alla Celebrazione Eucaristica. Nella omelia Don Benedetto, commentando il Vangelo del giorno (Mt 10, 37-42), in cui Gesù dice parole forti: chi ama padre o madre, figlio o figlia più di me non è degno di me; chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me…, si è soffermato proprio sul concetto di croce. Spesso, ha osservato, tra i cristiani si ha l’idea che la croce sia una sciagura che si abbatte sulle persone, a cominciare da quel “poveraccio” di Gesù,  e che si deve avere la forza di sopportare. Il Signore, ha continuato, è vero che sa già quello che accade, ma non è vero che “il passatempo di Dio è di mandare sciagure su questo e su quello per vedere come le sopportano e regolarsi”. La Croce, ha detto con forza, per Gesù è il luogo in cui lui ha donato tutta la sua vita. Gesù sulla croce ha dato tutto quello che poteva, anche in un momento di grande sofferenza. Era libero di andarsene, aveva la potenza per farlo, ma non lo ha fatto. Perciò si dice: Ha preso su di sé la croce, cioè ha detto alla capacità di donare la propria vita. Facciamoci un esame di coscienza, ha invitato: io come sto donando la mia vita ai miei familiari, a mia moglie, a mio marito, ai miei figli, a chi lavora con me…? Spesso la nostra vita non è un , ma un se… Proprio in un luogo come questo, ha osservato, non possiamo sentirci “impossibilitati” a dare la nostra vita, perché Santa Rita è passata dal Se al Sì, in qualunque situazione di vita, e questo dobbiamo fare anche noi per essere degni discepoli del Signore, che ci dice: “Chi avrà dato anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa”.

Un bello scossone questa “predica”, che mette il dito su una sbagliata concezione, purtroppo molto diffusa, secondo cui Dio guarderebbe all’uomo per dare punizioni, e non Amore, uno stravolgimento totale della visione cristiana, dal momento che “Dio è Amore”.

Dopo pranzo i pellegrini hanno fatto visita ai luoghi della vita di Santa Rita a Roccaporena, più tardi si sono recati a Norcia, città benedettina gemellata con Cassino, per visitare la città ancora ferita dal terremoto, per pregare davanti alla distrutta basilica di San Benedetto e anche per esprimere fattivamente la loro solidarietà di cassinati (che sanno bene dai loro padri che cosa significa perdere la propria città!), andando ad acquistare prodotti tipici di Norcia e del territorio per aiutare concretamente la ripresa economica e incoraggiare chi è rimasto sul posto e ha ripreso a lavorare. A sera, ritornate a casa, cento persone hanno raccontato a se stesse e agli altri il proprio vissuto di una giornata che resterà certamente impressa a lungo nella loro memoria.

Adriana Letta

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