Incontro ecumenico di preghiera nella cattedrale di Sora

A pregare insieme tre confessioni cristiane: Cattolica, Evangelica Battista ed Ortodossa Romena dell’Eparchia d’Italia.

Nell’ambito della Settimana di preghiera per l’Unità dei Cristiani sul tema “L’amore di Cristo ci spinge alla riconciliazione” (2 Cor 5,14-20), in questo 500° anniversario della Riforma protestante avviata da Martin Lutero il 31 ottobre 1517, si è svolto, giovedì 19 gennaio nella Cattedrale di Sora, un intenso incontro di preghiera e di lode, seguendo le indicazioni del rapporto della Commissione luterano-cattolica “Dal conflitto alla comunione”, secondo cui il modo per commemorare ecumenicamente l’evento della Riforma è fare una “Celebrazione di Cristo”.

La preghiera è stata guidata dal Vescovo Gerardo Antonazzo, dal Pastore della Comunità Evangelica Battista di Isola del Liri Rev. Vittorio De Palo, e dal Rev. Padre Vasile Carp dell’Eparchia Ortodossa Romena d’Italia. Ad accompagnare la preghiera di riconciliazione è stato il Coro “Annibale Messore” di S. Ambrogio sul Garigliano, diretto da M. Grazia Messore con all’organo Carmelo Messore.

Dopo i riti di ingresso e la preghiera di riconciliazione sono seguite le invocazioni, lette a turno da alcuni seminaristi dell’anno propedeutico, intervallate da canti. Poi  ha preso il via la celebrazione della Parola con la lettura di alcuni brani: la seconda Lettera di S. Paolo ai Corinzi (5, 14-20), il Salmo 18 (26-33), il Vangelo di Luca (15, 11-24). A commento, il Rev. Pastore Vittorio De Palo ha osservato la persistente tensione tra il “Già” dell’opera di Dio e il “Non ancora” della nostra risposta. La riconciliazione più importante, ha affermato, è quella con Dio, che ha riconciliato in Cristo tutti con sé, le riconciliazioni tra noi seguono di conseguenza. Siamo “costretti” ad amarci, secondo il paradosso di Paolo, perché tutti fratelli e sorelle che Dio ama.

E’ stata poi la volta del Vescovo Gerardo il quale, ringraziati gli ospiti, ha detto che il nostro è un piccolo ma significativo segno di comunione. Indietro non si può tornare e ognuno di noi, facendo la sua parte, dia un piccolo contributo. Condividendo la centralità di Cristo, sappiamo che la riconciliazione è già compiuta e questo ci grava di responsabilità, perché ogni divisione è una ferita alla nostra comunione in Cristo. Ci prepariamo insieme alle altre chiese a celebrare il 500° anniversario della Riforma. Forse in passato ci si è attardati troppo a discutere sulla dottrina. Oggi camminiamo insieme e attraverso la preghiera impariamo a riconoscere l’opera di Cristo.

Il Vescovo ha parlato di Ecumenismo da sviluppare attraverso la preghiera, il dialogo (che apre una finestra importante sulla reciproca conoscenza), il martirio (come accade in tante parti del mondo), la testimonianza, la carità (con iniziative come i corridoi umanitari formati da diverse confessioni cristiane insieme). Dobbiamo costruire, ha detto, ponti, alleanze, prossimità, solidarietà nel segno dell’Ecumenismo, tenendo sempre presente il proposito della Chiesa “L’amore di Cristo ci spinge“.

Momenti particolarmente significativi sono stati la recita comune del Credo niceno-costantinopolitano, le preghiere per l’unità dei cristiani, e il gesto dello scambio della pace,  poi la benedizione finale ha segnato la conclusione di questa prima parte dell’incontro.

Mentre il Coro prendeva posto sui gradini ai piedi dell’altare, è stato presentato il Te Deum scritto dal poeta Gabriele Pescosolido e tradotto in latino da Luigi Gulia. Il Preside Gulia lo ha illustrato, rivelando con stupore incredulo e costernazione che il M° Gianni Venditti, a cui si deve la musica composta per questo speciale Te Deum, era improvvisamente scomparso nel pomeriggio, stroncato da un infarto, ma sicuramente era presente in cattedrale in quel momento.

Il libretto con testo a fronte è stato distribuito a tutti i presenti e l’Autore ha letto in italiano il testo poetico, che si apre così: “Noi ti lodiamo, Dio sotto il tiro incrociato dei cecchini”. Infine il Coro “Annibale Messore” ha cantato in gregoriano la versione latina ed è stato un momento altissimo di lode a Dio, “Te Deum laudamus”, di bellezza musicale, di spiritualità. “Armonia soave che si eleva al cielo, aria solenne di religiosa riverenza, andamento grave e imponente che accompagna il respiro dell’animo che, grato, riconosce e riconsegna a Dio il bene ricevuto“. Così del Te Deum come canto di ringraziamento a Dio, dice in apertura il Vescovo Antonazzo nella sua presentazione.

Ma, aggiunge, “la poesia di Pescosolido riscrive le note, aggiorna la melodia dell’animo e sorprende, ma non rattrista”. Infatti il canto di ringraziamento per eccellenza, “l’antico canto cristiano da sempre elevato a Dio nel culto del tempio, è destinato ad ospitare il lamento della Storia, il suo grido di dolore, l’urlo per l’inaudita violenza… Pescosolido coniuga il Te Deum del Tempio, profumato di sacro, con quello della storia, macchiato di sangue… E’ il Te Deum della vita e della pace”. Un testo che scuote e commuove e si chiude con un “di noi abbi pietà. / Tutto il creato soccorri questa notte dallo sconforto /  dalle oscurità proteggi questo nuovo giorno”.

Adriana Letta

Foto Rosalba Rosati

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