Weekend di spiritualità per coppie e famiglie

Esercizi spirituali in tempo di Quaresima

Nella maestosità del Pontificio Collegio Leoniano ad Anagni, sabato 30 e domenica 31 marzo, si è svolto il weekend di spiritualità per coppie e famiglie promosso dall’Ufficio Diocesano per la Pastorale della Famiglia della Diocesi di Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo.
La due giorni ha avuto come sigillo un passo del Vangelo di Luca 13,8, che recita: “… finché gli avrò zappato attorno”, a indicare il continuo e faticoso lavoro di zappettare la vigna dell’amore delle coppie e famiglie della Chiesa di Dio. L’Evangelista Luca, invero, è stato il filo conduttore di questa profonda esperienza personale e di coppia. Si è trattato di una serie di esercizi spirituali che, nel tempo della Quaresima che stiamo vivendo, hanno costituito un’occasione unica di ascolto, confronto e dialogo, per ricaricare il “serbatoio emozionale” dei partecipanti.
All’inizio di questo cammino c’è stata la sapiente riflessione del Direttore Diocesano della Pastorale Familiare, don Giovanni De Ciantis, dal titolo: “Lascia il fico per un altro anno!” (Lc 13,1-9). I presenti sono stati condotti lungo un percorso di approfondimento che è maturato dalla pagina dell’Evangelista Luca. Si è riflettuto sul fatto che – a volte o, purtroppo, spesso – si rompono gli ingranaggi all’interno delle nostre relazioni, sfociando in conflitti, dove ognuno rimane sulle proprie posizioni, vale a dire non si mette più nei panni dell’altro (la cosiddetta “empatia”). Assistiamo al triste spettacolo di coppie/famiglie esauste, spente, nelle quali si viene a perdere il sangue (che nutre la carne), ossia la vita di coppia. Il termine “peccato” in greco si traduce con “amartía” e si riferisce all’attività dell’arciere che, con il suo arco, non centra il bersaglio. Cristo ha dato il suo sangue sulla croce, sposando ognuno di noi. Egli è un datore di amore. Le coppie/famiglie, invece, perdono il senso, l’obiettivo per cui stanno insieme. C’è bisogno, quindi, di una “conversione” nel senso (anche stavolta) greco del termine di “metànoia”. Cosa vedono gli occhi della coppia? Don Giovanni ha rimarcato l’importanza di tenere aperta la preghiera, del pregare insieme. E ancora: il letto, il “talamo”, come giaciglio, luogo sacro per eccellenza della coppia. Esso rappresenta il centro della famiglia unita. Molteplici spunti di riflessione intorno alla figura dell’albero di fico e ai suoi frutti (il pensiero va alla coppia costituita da Adamo ed Eva che, volendo sostituirsi a Dio, hanno commesso il peccato delle origini e, scoprendosi nudi, hanno utilizzato le foglie di fico per coprirsi, a causa della vergogna che provavano), per mostrare l’importanza dello zappare e concimare l’albero della vita delle coppie/famiglie. In ultima analisi, riprendendo il Vangelo di Marco 12,28 sul primo comandamento, è vitale ritrovare il brio all’interno della coppia. Ciò è possibile attraverso due ingredienti: l’ascolto e l’intimità. Citando la canzone di Marco Mengoni, “Hola (I Say)” con Tom Walker, don Giovanni ha esortato a non costruire muri ma ponti.
Come da programma, la giornata è proseguita con l’Adorazione Eucaristica e un momento di riflessione personale e di coppia. A seguire, Vespri e Benedizione finale. In serata, dopo la cena, c’è stato uno spazio di fraternità e condivisione.
Il giorno seguente è stata la volta della riflessione di Sua Eccellenza Mons. Gerardo Antonazzo, intitolata: “Questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita” (Lc 15,1-3.11-32). Il Vescovo Gerardo ha presentato la parabola del giorno come quella del bravo educatore. È una parabola “aperta”, che lascia l’ultima parola al lettore. Questo comporta non poche difficoltà nell’interpretazione del testo, ma tale polisemia rappresenta proprio la sua ricchezza. I figli possono cambiare. Il principio è accettare tale cambiamento. Succede che l’istinto di possesso si camuffi in una forma d’amore e occorre, allora, tagliare il cordone ombelicale che tiene legati i figli alle loro famiglie di origine. È il coraggio di farli crescere. Nell’analisi della figura del figlio che va via, emerge il ruolo della paternità come amore permanente, stabile, che dura. Nella logica della crescita significa ammettere la possibilità che i figli sbaglino e che, ancora come Adamo ed Eva, vogliano diventare adulti prima del tempo. Questo aspetto diventa più rilevante se si considera che il padre nella parabola (ma, con lui, tutti i padri) sapeva a cosa il figlio sarebbe andato incontro. Ecco, quindi, l’invito “ritorna in te stesso” di Sant’Agostino: il figlio ritorna a casa e il padre, che non ha cambiato il suo amore, da bravo educatore fa il primo passo e gli si butta al collo.
Educare, conclude il Vescovo Gerardo, è proprio questo: lasciare andare per amore, ammettere le critiche, continuare ad amare.
Dopo la Lectio divina si è cercato il “deserto”, un tempo di qualità fatto di silenzio e ascolto, prima con sé stessi e poi in coppia. In seguito, le coppie, assieme a quelle nuove che hanno intrapreso questo percorso, hanno condiviso i frutti del weekend spirituale in un clima di comunione e fratellanza. Infine, la Santa Messa presieduta da don Giovanni, durante la quale anche i bambini hanno partecipato offrendo i loro lavoretti a tema realizzati sotto la guida degli scout. Al termine del pranzo, ci sono stati i saluti finali e un arrivederci al prossimo weekend spirituale estivo.
Rocco Iacovella e Antonella Carcione
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