Servire per amare: madre Elvira Petrozzi e la Comunità cenacolo

Servire per amare: madre Elvira Petrozzi e la Comunità cenacolo

di

Lucio Meglio

 

Ogni giorno di più sono felice di esistere, di essere nata, e ancora più contenta perché il Signore mi ha messo nella condizione di non potermi più preoccupare di me” [Madre Elvira].

Se nel passato sono molti gli esempi di santità missionaria che la nostra Diocesi ha donato alla chiesa ed al mondo, oggi questi modelli sono ancora vivi nelle opere di religiose e religiosi che lontano dalle loro terre di origine perseguitano a vivere il Vangelo sulla strada della carità e dell’amore fraterno, come nel caso di suor Elvira Petrozzi.

Rita Agnese Petrozzi, conosciuta da tutti come madre Elvira, è nata a Sora (Fr) il 21 gennaio del 1937. “Figlia di gente povera”, come ama definirsi, durante la seconda guerra mondiale, insieme alla sua famiglia, emigra da Sora ad Alessandria, dove vive i disagi e la miseria del dopoguerra.

 

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Così, nelle sue parole, il ricordo della giovinezza: «riguardando la mia storia oggi, alla luce dell’incontro con Dio, benedico di essere nata in una famiglia numerosa e povera, immigrata dal sud durante la guerra del 1940-45. Ringrazio di essere “figlia di gente povera” e di aver vissuto con i miei genitori e i miei fratelli una vita fatta di tanti disagi e sacrifici. Ho vissuto poi la “povertà” della dipendenza dall’alcool di mio padre e quindi la fatica di mia madre di dover lavorare lunghe giornate fuori casa per mantenerci: faceva l’infermiera e tutto il “peso” della famiglia era su di lei, ma comunque l’ha sempre portato con forza e dignità. Alla sera quando rientrava sfinita dal lavoro, con tanti problemi da affrontare ogni giorno, noi figli la sentivamo canticchiare con serenità e fiducia: ci ha insegnato che la vita vale comunque e sempre più di ogni problema, più di ogni difficoltà, più di ogni sofferenza!».

A diciannove anni la chiamata religiosa con l’ingresso nell’Istituto delle Suore di Carità di Borgaro Torinese. Qui Rita Agnese diventa suor Elvira. Intorno alla metà degli anni Settanta, nel suo continuo lavorare con le nuove generazioni, sente nascere dentro di lei come “una forte spinta interiore” a dedicarsi con maggior cura ai giovani: «ero una suora felice, innamorata del Signore e della vita, ma ad un certo punto è iniziato in me qualcosa non deciso da me, “come un fuoco” che mi orientava sempre più verso i giovani. Li vedevo delusi, smarriti, persi, e dinanzi all’Eucaristia mi sembrava di “percepire” il loro grido di dolore. Mi rendevo conto che erano abbandonati ed emarginati da questa società consumistica. Mi accorgevo che nelle famiglie non c’era più dialogo né comunicazione, che mancava la fiducia tra i coniugi e tra genitori e figli: i giovani erano lasciati soli, e io li vedevo tristi per le strade. Nella preghiera mi pareva di percepire il loro grido di dolore. I giovani andavano da una parte e noi dall’altra, e soffrivo. Sentivo in me una spinta che non potevo più sopprimere, che cresceva sempre più. Non era un’idea, non sapevo neppure io cosa stava succedendo in me, ma sentivo di dover dare ai giovani qualcosa che Dio aveva messo in me per loro». È così che dopo una lunga, paziente e fiduciosa attesa, il 16 luglio del 1983, a Saluzzo (Cn), nasce su volontà di madre Elvira la Comunità Cenacolo, che non è solo un’opera sociale o assistenziale, ma è soprattutto una “famiglia” fondata sulla fede, dove l’uomo ferito può incontrare un amore che lo accoglie gratuitamente, lo aiuta a guarire le ferite, lo sostiene e lo guida per ritrovare la Via della Verità, un amore esigente che lo educa alla bellezza della Vita vera.

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«Ricordo bene quel giorno: era il 16 luglio 1983, festa della Madonna del Carmine, e avevo ricevuto le chiavi per entrare nella casa e incominciare. Quando ho visto quel cancello ho tirato un grande sospiro di gioia; mi ricordo che le viscere hanno danzato! È esplosa improvvisa una pienezza di vita dentro di me: era la gioia conquistata tra la lunga attesa ed il momento in cui il desiderio si stava realizzando. Vedendo in che stato era la casa coloro che mi avevano accompagnato si misero le mani nei capelli: era diroccata, senza porte, senza finestre, il tetto tutto da riparare, non c’erano letti, tavoli, sedie, pentole, non avevo un soldo… nulla! Io guardavo i loro volti smarriti ma “vedevo” già tutto quello che doveva succedere, “vedevo” la casa già così com’è oggi: ricostruita, bella e piena di giovani! È stupefacente come il Signore mi ha sostenuta, consolata e confortata! Io pensavo a una grande casa per farci stare almeno cinquanta “disperati”, ma dopo poco tempo le stanze erano già stracolme, con mio immenso stupore, e con la lotta dentro di me per decidere cosa fare». Con il passare degli anni la “famiglia”, o fraternità, è cresciuta sempre più. Oggi la Comunità cenacolo è presente in quattro continenti: Europa (Italia, Portogallo, Spagna, Francia, Regno Unito, Irlanda, Austria, Slovenia, Croazia, Slovacchia, Polonia, Bosnia Erzegovina); Africa (Liberia); America Latina (Brasile, Messico, Perù, Argentina) e Nord America (Florida, Alabama). Nel nostro paese sono ventuno le fraternità fondate da madre Elvira, e si trovano in Piemonte, Lombardia, Veneto, Marche e Puglia. Dopo anni di servizio e di missione, il 30 maggio 1998, nella significativa solennità di Pentecoste, l’allora Vescovo della Diocesi di Saluzzo Mons. Diego Bona riconosceva la Comunità Cenacolo come Associazione Privata di Fedeli, erigendola successivamente, il 2 giugno 2001, in Associazione Pubblica di Fedeli. L’8 dicembre 2005, l’attuale Vescovo di Saluzzo, Mons. Giuseppe Guerrini, confermava definitivamente l’approvazione diocesana come Associazione Pubblica di Fedeli. Infine il 16 luglio 2009, festa della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo, XXVI° anniversario di fondazione della Comunità, il Pontificio Consiglio per i Laici ha emesso il Decreto con il quale riconosce la Comunità Cenacolo come Associazione Privata Internazionale di Fedeli, approvandone lo Statuto per un periodo “ad experimentum” di cinque anni. La consegna del Decreto è avvenuta per mano di Sua Em.za il Cardinale Stanisław Ryłko, Presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, il giorno 16 ottobre 2009. Un ulteriore frutto dell’opera di madre Elvira è la famiglia religiosa delle Suore Missionarie della Risurrezione, nata all’interno del carisma e del servizio apostolico della Comunità Cenacolo.

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Alle porte del Giubileo della Misericordia l’operato odierno di madre Elvira sia d’esempio affinché la vocazione di noi tutti sia quella di raccontare la misericordia di Dio Padre: “impariamo ad essere misericordiosi con tutti” [Papa Francesco].

www.comunitacenacolo.it

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