Se un pomeriggio sul tema Gender mi fossi sentito negli anni ’30    

Domenica pomeriggio del 4 Ottobre 2015, pungolato da mia moglie, decido di andare al convegno organizzato dalla Pastorale Familiare della Diocesi di Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo sul tema “la sfida del gender”.

Il relatore è l’’Avv. Gianfranco Amato, presidente dell’’associazione “Giuristi per la Vita”. Mi siedo conscio di sentire temi già grossomodo a me noti e ancor più a mia moglie, guarda caso avvocato. Ma al posto della “solita” arringa ecco la prima bordata: la teoria Gender, a detta di alcune sigle LGBT (Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender), non esiste e non esiste nemmeno tale parola in italiano dove invece si esprime con il temine identità di genere ovvero (Wikipedia riporta): ““…l’essere uomo o donna, identità correlate a modelli di relazione, ruoli, aspettative, vincoli ed opportunità diverse. In questa accezione il termine “genere” si distingue da sesso, che rimanda alla natura biologica del maschile e del femminile e quindi alla dimensione corporea”.” Fino a qui sono ancora tranquillo nella mia consapevolezza di saper di cosa si parla e dell’’essere quindi anche su questo tema abbastanza uomo nel mio tempo.

Quindi quando il relatore subito esclude dal tavolo del dibattere i diritti per gli omosessuali e la legittimità della formazione anti ghettizzazione dei gay o delle lesbiche, penso rassicurato che l’’essere non omofobico almeno non è in discussione ed il mio lato tollerante ne gioisce.

Casomai mi rendo conto di non aver letto o notato gli articoli di attualità, da giornali a vasta diffusione, che parlano della famosa attrice/cantante Miley Cyrus che a volte si sente ragazzo a volte ragazza o la storia di Shiloh, 8 anni, figlia di Angelina Joly e Brad Pitt, che si veste da ragazzo e si vuole far chiamare John… e penso… vabbè sono stranezze delle persone famose, non è il mondo di massa, non è il “reale”.

Poi la notizia che i magazzini Selfridges in Inghilterra hanno aperto più piani per l’abbigliamento Agender (“A” privativa) dove da un po’’ possono rifornirsi anche gli studenti dei college inglesi che di recente hanno rimosso ogni canone maschile/femminile per l’’abbigliamento permettendo qualunque mix di genere d’’abito… lo interpreto come una moda del momento, un po’’ come gli stivali lucidi e pantaloni alla zuava di inizio secolo.

Ma nel proseguo del seminario si iniziano ad illustrare articoli su bambini gender fluid (genere fluido) ovvero bambini che non decidono il loro genere, in quanto possono fluire a seconda del momento da un genere all’’altro. Si tratta di immagini ed articoli riportati dalle principali testate giornalistiche americane e dal quotidiano italiano a maggiore diffusione, che con tanto di articoli di approfondimento psicologico giustificano, incoraggiano questa “moderna” posizione fluida.

Un pensiero in quel momento mi naviga in mente: tra l’’infinità di navi che solcano le due sponde dell’’oceano è “naturale” che qualcuna sia nel mezzo in balia dei venti e non approdi per un po’’ né ad una riva né all’’altra, ma prima o poi troverà l’’approdo consono, quale che sia delle due rive.  Ma poi inizio a sentirmi un po’’ “nel passato” quando questa condizione del non avere sponda è indicata nella stampa e dagli psicologi non come transitoria, ma come definitiva, permanentemente fluida o per dirlo in modo più ammiccante: non più maschio, non più femmina ma genere “flexy”.

Poi si cita che nel mondo così “cool” del “flexy” anche lo specchio digitale delle relazioni, Facebook, non poteva non aggiornarsi e permettere così negli Stati Uniti di scegliere non tra i soliti due generi ma tra ben 57 (inclusi Agender, Two-spirit, etc…).

Sorrido con amarezza pensando a come, nella volontà di permettere una qualunque libera navigazione, dando mappe non riportanti alcun continente o più di 57 approdi, quanti giovani naviganti in più possano restare a fluire senza approdo non per volontà ma per indotta non chiarezza?

E non a caso si parla di naviganti inesperti in quanto il comune di Trieste porterà in quaranta scuole dell’infanzia, ed è già stato provato in un asilo, “il gioco del rispetto” per spiegare ai bambini un punto di vista alternativo sui generi, arrivando a far esplorare ai bimbi i corpi dei loro compagni, e facendo loro scambiare i vestiti. Ciò in linea con il documento “strategia nazionale LGBT” emesso dal Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri nel 2013.

Il mio lato razionale da ingegnere mi porta a filtrare ciò che non è provato, ma l’’Avv. Amato è puntuale e mostra documenti ufficiali, la sovrastruttura delle considerazioni in merito è ben distinta, proietta documenti governativi reperibili in rete. Web, rete, strumenti non disponibili quando i rapporti della precisa burocrazia tedesca, nel chiuso dei classificatori cartacei, riportavano in modo asettico le non condivisibili azioni del regime. Azioni, ricerche, pubblicazioni strutture del governo tedesco che per il comune cittadino tedesco degli anni trenta, mentre perpetrate, non erano note (o lo erano in maniera mitigata) e quindi non potevano esistere, salvo poi, post caduta del regime, diventare documentata realtà. La mia posizione in merito al tema del convegno, seppur nei risultati simile, mi sembra anche più scomoda di quella del cittadino degli anni ’30 perché seduta sul crogiolo delle informazioni disponibili in rete nel tempo della comunicazione.

Ed in linea con i dettami gender è anche il libro “nei panni di Zaff” dove la principessa commenta la presenza o meno della sua parte anatomica che la caratterizza come maschio… e non mi meraviglio se il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro ha inserito questo testo tra i 49 titoli proibiti e ritirati dalle scuole della Laguna… ed idealmente la vecchia battaglia propagandistica dei cinegiornali degli anni anteguerra risuona nell’’auditurium del seminario.

Così mi sento vicino a quel genitore che si è mosso contro l’’asilo di Trieste ciò in linea questa volta con l’’art. 26 comma 3 della “Dichiarazione universale dei diritti dell’’uomo”, che così testualmente recita: “I genitori hanno diritto di priorità nella scelta di istruzione da impartire ai loro figli.” Dichiarazione non a caso redatta nel ’48, post seconda guerra mondiale, momento in cui ci si rese conto che l’’utilizzo fatto della scuola negli anni trenta per l’indottrinamento alla visione politico sociale del nazional socialismo doveva trovare nel futuro un blocco. La sentinella fu individuata nella possibilità dei genitori di non permettere la formazione dei propri figli non consona ai propri principi.

Ma la formazione non è l’’unico “fronte”, poi c’’è l’’avanguardia che rende l’’impensabile improbabile per iniziare a rompere il muro della irrealtà. In merito nel seminario si cita il caso di una ragazza americana, ma dovrei usare il termine persona, che sentendosi pienamente gender fluid si è fatta asportare il seno e l’’utero. In pratica la libertà intesa come scavalcare ogni lascito naturale e genetico verso una definizione totalmente autonoma del proprio essere. Una antitesi totale al “Mens sana in corpore sano”, una scissione, come quello dell’’atomo, fra essere fisico e spirituale, una manipolazione della vita che, come detto da Papa Bergoglio nel libro intervista ““Papa Francesco: questa economia uccide”, può essere una bomba atomica per le fondamenta della società e della famiglia quale primo nucleo aggregativo. Di nuovo mi sento alle soglie della seconda guerra mondiale quando dai laboratori le applicazioni rivoluzionarie della fisica nucleare avrebbero portato, non senza passare per Hiroshima, a capacità scientifiche molto più invasive e distorsive della natura.

Infatti, passa anche dai laboratori la risposta a molti dei desideri del nuovo evolvere fluido umano. In uno di questi è nato il farmaco Gonapeptyl, che può essere anche usato per ritardare la pubertà, fornito come terapia dal servizio sanitario nazionale inglese a coloro che non vogliono fluire nel loro sesso naturale ma vogliono attendere e continuare a vivere nel fisico il diverso genere da loro desiderato.

E subito a seguire mi sembrano stranamente condivisibili le parole del sito “Civiltà Islamica” che indica la diversità fra uomo e donna dettata da Dio e tuona contro chi tale separazione vuole offuscare… ed il mio lato tollerante gioisce meno, anzi quasi si vergogna della strana convergenza… quasi come nella seconda guerra mondiale quando non coerenti alleati ad est ed ad ovest si incontravano opposti contro un comune avversario totalitario, avversario che oggi Papa Francesco attualizza e chiama la “dittatura del pensiero unico”.

E così nella serata di quella Domenica mi sono sentito più volte come un tedesco cattolico negli anni trenta a cui sta sfuggendo l’’evolversi della politica intorno a lui e che poco informato, anche su come la scuola forgia le future generazioni, non può che meritare il domani non consono ai propri valori che la storia gli ha riservato.

Infine tornato nel mio tempo mi sono alzato dalle poltrone dell’’auditorium più conscio che ogni persona può essere sentinella del futuro della società in cui si trova grazie alla luce dell’’informazione e della conoscenza di ciò che lo circonda… e convinto che nelle due ore del seminario quella mia piccola luce si è forse un po’’ intensificata…

– Alberto Pagnani

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