In pienezza nella vita cristiana con l’abito nuziale

Domenica 15 ottobre, nella Parrocchia di S. Giovanni Battista in S. Angelo in Theodice, 34 ragazzi che hanno compiuto il percorso di preparazione, hanno ricevuto il Sacramento della Confermazione dal Vescovo diocesano Mons. Gerardo Antonazzo.

Schierati nei primi banchi avendo accanto ognuno il proprio padrino o madrina, i ragazzi hanno seguito con attenzione e partecipazione tutti i momenti del rito; dietro al loro gruppo i genitori e i fedeli, di lato il Coro parrocchiale ad animare la liturgia. Sull’altare, accanto al Vescovo, il Parroco Don Nello Crescenzi ed il viceparroco, Don Lorenzo Vallone.

Rivolgendosi direttamente ai cresimandi, il Vescovo Gerardo nel commentare le letture proclamate, si è riferito soprattutto alla pagina del Vangelo di Matteo (Mt 22,1-14), quella del re che invita alle nozze del figlio, situazione simile a quella dei ragazzi, i cui parenti e amici sono stati invitati a al pranzo a festeggiare. “Immaginate – ha detto loro – se aveste invitato un po’ di amici a pranzo e nessuno degli invitati avesse accettato l’invito. La festa assumerebbe un volto diverso, molto meno di festa e un po’ più di dispiacere”. Sarebbe come i primi invitati della parabola evangelica, che “non solo rifiutarono, ma reagirono male perché presero gli ambasciatori che avevano portato l’invito, li insultarono e li uccisero”.

“Questa Parola di Dio – ha proseguito – deve ferire la nostra vita, ferirla per guarirla” ed ha poi chiesto: Sentiamo davvero presente l’amore di Dio nella nostra vita? Siamo convinti che questa verità, che non è una verità in senso dottrinale ma una verità in senso reale, è ciò che accade nella Messa? Dio ci poteva amare più di così? Noi però, come gli invitati della parabola, non ce ne preoccupiamo, abbiamo altro da fare, altro di cui occuparci. Provate a dire ad una persona “Ti voglio bene”, “Ti amo”, “Darei la mia vita per te”: se vi sentite dire dall’altro: “Non me ne importa nulla!”, il cuore resta ferito da questo rifiuto. Cari ragazzi, voi siete convinti dell’amore di Cristo? Sapete di che si tratta? Forse la nostra formazione cristiana paga ancora il prezzo di tanta teoria, se la nostra catechesi rimane nell’astrazione, nella teoria come se questo amore non lo avessimo mai sperimentato, ma non perché non c’è, ma perché non lo riconosciamo.

La Cresima è lo Spirito che prende casa dentro il nostro cuore come amore di Cristo, lo Spirito che dona Gesù risorto, il frutto più bello della Pasqua, dell’amore che noi chiamiamo Spirito Santo. Noi viviamo di questo dono, di questo amore. Se non viviamo dell’amore di Dio, la nostra vita a che serve? per andare dove? per raggiungere che cosa? “Nulla”.

Nel secondo dramma di questa pagina del Vangelo, ha proseguito il Vescovo, il padrone fa invitare altre persone, i più sfortunati, quelli che oggi chiamiamo lo scarto della società, che Papa Francesco ci invita a dire “i privilegiati di Dio”, i poveri, i miserabili, i peccatori; essi entrano, accettano l’invito. Tra gli invitati che accettano, uno entra senza abito nuziale, che gli studiosi pensano si riferisca alla veste bianca del Battesimo.

“Allora la questione per voi che oggi fate la Cresima è molto seria ragazzi; ma sentiamola tutti questa responsabilità. Si può immaginare di vivere da cristiano senza dare attuazione, senza vivere secondo la fede del nostro Battesimo? Voi ragazzi siete sicuri di essere entrati in Chiesa con la veste del Battesimo? Perché non si entra nell’aula del banchetto delle nozze dell’amore di Dio, nella Cresima senza ripartire dalla veste candida del Battesimo che ci è stata consegnata. Non so se i vostri genitori a casa conservano la vestina del vostro Battesimo, provate a cercarla, perché dice tutto il significato di essere diventati figli di Dio…, se ritrovate anche la candela, conservatele perché sono i simboli che ci ricordano luce e vita della grazia del Battesimo e, tra poco, la cosa più importante, voi ragazzi sarete invitati, col rito della Cresima, a rinnovare le promesse del vostro Battesimo”.

Allora – ha concluso – con l’abito nuziale si entra nella vita cristiana vivendo sempre più in pienezza. Pienezza significa Continuità, Coerenza e Concretezza: le tre C. Continuità, cioè non ad intermittenza; Coerenza, cioè vivo secondo i bisogni degli altri e nella grazia di Dio, vivo di Dio, sono discepolo di Gesù Cristo; Concretezza significa che devo fare una scelta, prendere delle decisioni, cioè orientare la mia vita in modo tale che, partendo dalla grazia del Battesimo, possa crescere nella fedeltà, nell’amore di Dio che è sempre una festa di nozze. Privarsi di questa festa per noi credenti sarebbe disastroso perché rifiutare Dio significherebbe volere male a se stessi.

Un’omelia particolarmente intensa, chiara ed incisiva, seguita poi dalla crismazione, dalla Eucaristia, che ai neocresimati è stata data sotto le due specie del pane e del vino, fino alla Benedizione finale. E l’emozione e la concentrazione hanno ceduto il posto alla festa, alle foto, ai ringraziamenti, ai saluti e agli abbracci.

Adriana Letta

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