Misericordia e Web

MISERICORDIA E WEB

DAL MESSAGGIO DI PAPA FRANCESCO

PER LA 50 ma GIORNATA MONDIALE DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI

La persona umana, per sua propria natura, è caratterizzata dalla dimensione della relazionalità. In Genesi 2, v.18 è detto” non è bene che l’uomo sia solo: gli voglio dare un aiuto che gli sia simile”. L’uomo da sempre si riconosce essere sociale, ma questa caratteristica fondamentale, ha bisogno di un sistema che la regoli, le dia una struttura. Tra queste, un ruolo determinante è proprio del processo comunicativo che, come ricorda Papa Francesco, “ ha il potere di creare ponti, di favorire l’incontro, arricchendo così la società”. Il compito della comunicazione, sia nella vita dei singoli, come in quella delle società, si sviluppa in un proprio contesto di riferimento: così ad esempio, lì dove si considera “l’altro” un nemico da cui difendermi, la comunicazione è condizionata dalla paura e dall’autodifesa. Nel caso dell’antropologia cristiana, per cui “l’altro” non è un nemico da cui guardarsi ma un fratello da accogliere, la comunicazione diventa occasione per aprirsi all’altro in quella modalità propria sperimentata in Gesù Cristo, anzi, chiamata ad avere quella “misura alta” che è Gesù Cristo (“amatevi come io vi ho amato”). In questo senso leggiamo il richiamo di Papa Francesco “siamo chiamati a comunicare da figli di Dio con tutti, senza esclusione”, chiamati cioè a comunicare in quella modalità “nuova” con cui Dio ha comunicato con noi. “Dio, che aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio”(Eb 1,1-2). Quel Figlio che ci ha fatto conoscere il “volto della misericordia del Padre”(M.V.1) ci ha insegnato, e ci rende capaci, di un modo nuovo di comunicare: animati dalla carità, dall’amore divino, capace di portare la forza di Dio.

In questo senso possiamo capire l’invito del Papa, nel messaggio per la 50 Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali: “parole e azioni siano tali da aiutarci ad uscire dai circoli viziosi delle condanne e delle vendette, che continuano ad intrappolare gli individui e le nazioni, e che conducono ad esprimersi con messaggi d’odio. La parola del cristiano, invece, si propone di far crescere la comunione e, anche quando deve condannare con fermezza il male, cerca di non spezzare mai la relazione e la comunicazione”. E’ questo l’invito a “riscoprire il potere della misericordia di sanare le relazioni lacerate e di riportare la pace e l’armonia fra le famiglie e le comunità”. Si tratta di trasmettere, dopo averne fatto esperienza, la forza risanatrice della misericordia, capace di guarire “vecchie ferite e risentimenti trascinati, che possono intrappolare le persone e impedire loro di comunicare e di riconciliarsi”.

Continua il Papa: “Alcuni pensano che una visione della società radicata nella misericordia sia ingiustificatamente idealistica o eccessivamente indulgente. Ma proviamo a ripensare  alle nostre prime esperienze di relazione in seno alla famiglia. I genitori ci hanno amato e apprezzato per quello che siamo più che per le nostre capacità e successi. … La casa paterna è il luogo dove sei sempre accolto. Vorrei incoraggiare a pensare alla società umana non come uno spazio in cui degli estranei competono o cercano di prevalere, ma piuttosto come una casa o una famiglia dove la porta è sempre aperta e si cerca di accogliersi a vicenda”.

Il Papa sottolinea il valore dell’ ”ascoltare”, che si traduce con accoglienza, condivisione, capacità di stare accanto liberi da presunzione di onnipotenza, e questo, più che frutto di una capacità umana, è dono di Dio da chiedere con umiltà ed insistenza.

In questo quadro sulla comunicazione, il Papa sottolinea il ruolo delle nuove forme di comunicazione, ormai divenute di uso diffuso e comune: le e-mail, gli sms, le reti sociali, le chat: anche questi modi di comunicare velocemente “possono essere forme di comunicazione pienamente umane”, ma tiene a precisare che “non è la tecnologia che determina se la comunicazione è autentica o meno, ma il cuore dell’uomo e la capacità di usare bene i mezzi di comunicazione a sua disposizione”.

Papa Francesco intende sfatare alcuni miti che opponevano falsamente il reale dal virtuale; lo squilibrio, dice il Papa, non è nei mezzi che l’uomo usa, ma nel modo in cui se ne serve (“è nel cuore dell’uomo” il cercare il bene o scegliere il male). Non è la tecnologia, afferma il Papa, che provoca il male, ma il modo in cui la usiamo. In questo occorre ridire l’importante compito degli educatori. “Le reti sociali sono capaci di favorire le relazioni e di promuovere il bene della società, ma possono anche condurre ad un’ulteriore polarizzazione e divisione tra le persone e i gruppi. L’ambiente digitale è una piazza, un luogo di incontro, dove si può accarezzare o ferire, avere una discussione proficua o un linciaggio morale”.

Le giovani generazioni, soprattutto, sono molto esperte nell’utilizzo dei mezzi digitali, ma è fondamentale riscoprire l’urgenza dell’accompagnamento per comprendere ciò che non si vede in superficie, come, ad esempio, le logiche economiche o politiche. “L’educazione digitale ha due facce: la prima è l’educazione al pensiero critico, la seconda è quella della responsabilità”. Se è importante scoprire la dimensione critica , in una realtà che per esigenza deve essere sintetica, non è meno importante la dimensione della responsabilità. Se un ragazzo compie un gesto di violenza, può essere aiutato a rendersi conto della portata del suo gesto; se la stessa violenza viene espressa con parole o immagini attraverso uno smartphone, o un computer, la conseguenza è diversa ma non meno grave, anche per la grossa platea di referenti e lettori, aumentando così a dismisura, la frustrazione nella parte offesa.

L’accesso alle reti digitali –aggiunge Papa Francesco – comporta una responsabilità per l’altro, che non vediamo ma è reale, ha la sua dignità che va rispettata. La rete può essere utilizzata per far crescere una società sana e aperta alla condivisione”. In questo senso è importante riscoprire una rete di agenti educativi, sia per i giovani, sia per tutti. Per questo i cristiani sono chiamati tutti ad attivarsi perché “la rete “sia una metafora: un insieme di nodi collegati tra loro in cui, anche i valori dei cristiani, possono essere trasmessi attraversi i nuovi media. “In un mondo diviso, frammentato, polarizzato – conclude il Papa – comunicare con misericordia significa contribuire alla buona, libera e solidale prossimità tra i figli di Dio e fratelli in umanità”.

www.pastoraledigitale.org

 

Categorie: Giubileo della misericordia,Tutte Le Notizie

Tags: ,,,