Le formazioni regionali del Progetto Policoro

Le formazioni regionali del Progetto Policoro: dal ruolo dell’animatore Senior alla chiamata di Luigi Sturzo

Continuano le giornate di formazione regionale del Progetto Policoro. A Paliano, sabato 23 febbraio, si sono dati appuntamento tutti gli animatori del Lazio insieme al coordinamento regionale, i formatori, alcuni tutor diocesani e anche coloro che hanno già terminato il loro servizio nel Progetto, significativamente definiti animatori Senior. A quest’ultimi, in particolare, è stata dedicata la giornata, in cui si è cercato di rispondere, attraverso la metodologia d’animazione del World Cafè, a queste domande: “Come immagini una presenza dell’Animatore di Comunità Senior nel Progetto Policoro e nelle diocesi? Quali ricchezze potrebbe apportare?”. Il Progetto Policoro, come spiegato nelle precedenti note divulgative, è articolato in tre anni, il primo riservato alla formazione e i successivi al servizio d’animazione in diocesi, a cui si aggiungono ulteriori e regolari momenti formativi, molto intensi e sicuramente di alta qualità. Al termine del percorso, l’animatore uscente acquisisce quindi un patrimonio di conoscenze ed esperienze, oltre a una spiccata mentalità generativa, che sarebbe davvero un peccato dilapidare, come un investimento a perdere. Ecco che allora sono in studio, sia da parte del coordinamento regionale che nazionale, possibilità e motivi per mettere a frutto i talenti di ogni animatore, soprattutto dopo la fine del canonico percorso triennale dentro il Progetto Policoro. La formazione regionale del 23 febbraio a Paliano è stato quindi il primo e fruttuoso passo in questa direzione, in cui dal confronto e dalle riflessioni individuali sono stati già tracciati possibili percorsi futuri. Giovani capaci e appassionati sono infatti la ricchezza dei territori e ogni impegno educativo deve porsi l’obiettivo di valorizzarli, pena una loro dipartita o una chiusura interiore che sa di fallimento generale.

I momenti di formazione sono proseguiti il 2 marzo con il convegno “Essere ‘liberi e forti’. Quale politica a cento anni dall’Appello di don Luigi Sturzo?”, tenutosi nella sala convegni della cappella della stazione Termini di Roma e promosso dalla Conferenza episcopale del Lazio. «A tutti gli uomini liberi e forti, che sentono alto il dovere di cooperare ai fini superiori della Patria, senza pregiudizi né preconcetti, facciamo appello perché uniti insieme propugnano nella loro interezza gli ideali di giustizia e libertà. Tutti i cittadini ‘liberi e forti’ sono chiamati a vivere attivamente tanto nella società civile quanto nella politica, con principi etici, morali e di onestà»: un appello di cento anni fa, ma che risuona oggi più attuale che mai. Don Luigi Sturzo, uomo politico italiano, sacerdote, convinto assertore della necessità di coerenza per i credenti tra vita religiosa e impegno politico, attento analista dei rapporti tra Chiesa e Stato, fondò il Partito popolare italiano nel 1919. Antifascista, fu sempre fedele all’idea che le libertà sociali e la democrazia costituiscono un binomio inscindibile a patto che non vengano schiacciate dagli eccessi dello statalismo. Al convegno diretto e moderato da Claudio Gessi, direttore della Pastorale Sociale e del Lavoro laziale e coordinatore del Progetto Policoro regionale, sono intervenuti: Giuseppe Sangiorgi, già segretario generale dell’Istituto Sturzo, Padre Francesco Occhetta, gesuita e giornalista del La Civiltà Cattolica e il cardinale Angelo De Donatis, presidente della Conferenza Episcopale Laziale e vicario della diocesi di Roma. Proprio il cardinale Angelo De Donatis ha descritto l’Italia di oggi come un enorme cantiere, dove vanno necessariamente aperti processi di comunicazione e dialogo proprio come fece don Sturzo cento anni fa. Ha poi sottolineato l’urgenza del richiamo alla moralità della politica, un tema cruciale nell’opera di don Sturzo. Il giornalista e storico Giuseppe Sangiorgi ha invece ricordando come l’intento di don Luigi Sturzo sia stato quello di far sì che i cattolici non si chiudessero in sé stessi, ma ricercassero attivamente il bene comune nella collaborazione con tutte le componenti sociali. Particolarmente toccante è stata poi la testimonianza scritta inviata al convegno da Maria Romana De Gasperi, figlia di Alcide, la quale ha ricordato che fu proprio don Sturzo a volere che il padre sedesse alla presidenza del primo Congresso del Partito Popolare Italiano, nel giugno del 1919, così come fu proprio Alcide De Gasperi a prendere il testimone di don Luigi Sturzo come segretario del Partito e a ribadire, nel 1925, i valori cristiani della politica di fronte alle violenze fasciste, riaffermando i diritti naturali della persona. È stato un evento importante e dal grande impatto formativo, un breve ma intenso viaggio nella storia, tanto attuale in questi tempi di crisi profonda delle istituzioni. Molto ha infatti ancora da dire Sturzo sul percorso da seguire per riedificare il nostro Paese, indicando un percorso caratterizzato dal dialogo e avendo sempre come riferimento il bene comune e la solidarietà in una società di liberi e forti.

 Adc diocesani 

Aurora Capuano e Riccardo Evangelista

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