Intervista ad Andrea Orlandi

Raccontaci di te.. come ti chiami, quanti anni hai, dove vivi, che lavoro fai, i tuoi hobby

Ciao a tutti sono Andrea Orlandi, ho 21 anni e vivo ad Atina. Studio lingue (inglese e francese) e tra poco dovrei laurearmi alla triennale. Per quanto riguarda il mio tempo libero, lo trascorro scrivendo, cantando e cucinando. La cucina è una passione che mi è stata tramandata da mia madre.

Qual è il tuo ruolo in diocesi, da quanti anni rivesti questo incarico

Da più o meno due anni faccio parte dell’equipe di Pastorale Giovanile di quella che era la Diocesi di Montecassino.

Raccontaci della tua esperienza di incontro con Dio

Fin da piccolo sono stato educato dalla mia famiglia a partecipare alla vita attiva della mia Parrocchia, a 6 anni ho iniziato ad andare al Catechismo. Nella mia parrocchia i bambini già a 6 anni vengono accompagnati dai Catechisti ad incontrare e conoscere Gesù. Dopo la mia Prima Comunione ho iniziato ad essere Ministrante e qualche anno dopo la Cresima, ho preso il mandato per essere Catechista. Ma non si finisce mai di conoscere Dio e le sue meraviglie, non si è mai formati abbastanza per insegnarlo agli altri, per questo ogni volta che c’è un occasione per maturare queste conoscenze, sono pronto con grande entusiasmo a partecipare.

Quali sono le difficoltà più grandi che hai incontrato durante questo periodo e come le hai superate?

In questo percorso ho trovato spesso difficoltà, incomprensioni, ma attraverso la fede e la forza delle persone che mi vogliono bene, sono riuscito ad andare avanti; ma è stato soprattutto attraverso l’aiuto del Signore, mio rifugio e mio conforto, che sono riuscito a scalare queste montagne, ad attraversare il deserto e maturare.

Che prospettive si aprono oggi alla luce dell’unità pastorale?

Da poco siamo diventati una grande famiglia ed è sempre bello avere più fratelli con cui condividere le proprie esperienze: esperienze che contribuiranno a farci crescere e maturare non solo nella fede. Di certo faremo nuove conoscenze, nuove esperienze.

Alla luce della tragedia di Parigi, come vedi, la possibilità di vedere in futuro la pacifica convivenza di religioni ed etnie differenti? Una sorta di melting pot (un “crogiuolo di razze”) in cui può perdersi l’identità cristiana?

Per quanto riguarda la tragedia di Parigi penso che i giornalisti hanno sbagliato a fare una vignetta sul dio di una religione, ma anche i terroristi hanno sbagliato a compiere determinate azioni. Arrivare ad uccidere per l’offesa fatta ad un dio penso che sia davvero troppo: nessun dio vuole che ci siano guerre. Il mondo è formato da persone ognuna diversa dall’altra, con diverse tradizioni, diverse credenze, diversi orientamenti, ed è proprio bello perché siamo tutti diversi. Dobbiamo essere maturi abbastanza da convivere con gli altri, da accettare gli altri. A tutti noi spetta creare un mondo migliore, dove c’è la tolleranza di religione, di etnie, di orientamento sessuale; siamo tutti chiamati ad amare il prossimo come noi stessi.

L’identità cristiana non può mai perdersi, fin quando ci sarà la Chiesa, il Vangelo, anche un singolo individuo che crede in Dio, essa esisterà.

Le trasformazioni in seno alla famiglia stanno prendendo sempre più piede nella nostra società moderna. Cosa pensi di questi cambiamenti, quali le possibilità che potrebbero aprirsi con il convegno CEI di Novembre: ‘In Gesù Cristo il nuovo Umanesimo’?

L’argomento è molto delicato e non mi sento abbastanza preparato per affrontare questo tema ma posso dire che la famiglia è davvero importante per il presente e il futuro. Posso solo ripetere le parole di Papa Francesco alla Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli: “…le famiglie sono alla base dell’opera evangelizzatrice, con la loro missione educativa e con la partecipazione attiva alla vita delle comunità parrocchiali. Vi incoraggio a promuovere la pastorale familiare, affinché le famiglie, accompagnate e formate, possano dare sempre meglio il loro apporto alla vita della Chiesa e della società.”

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