Intervista a Maria Grazia Molle

1.       Raccontaci di te.. come ti chiami, quanti anni hai, dove vivi, che lavoro fai, i tuoi hobby

Mi chiamo Maria Grazia Molle, ho 44 anni, vivo ad Arce, sono insegnante e mi interesso di arte ed educazione.

2.       Qual è il tuo ruolo in diocesi

Il mio ruolo in diocesi è di Capo Gruppo del Gruppo scout AGESCI Cassino 3.

3.       Da quanti anni rivesti questo incarico

Ricopro questo ruolo da tre anni.

4.       Quali le difficoltà più grandi che hai incontrato durante questo periodo e come le hai superate?

Durante questo periodo il gruppo ha visto ridursi drasticamente ed improvvisamente il numero dei suoi capi educatori, per abbandoni e per problemi di salute, chi è rimasto ha continuato il suo servizio non senza difficoltà. Ora, fortunatamente, la situazione è molto migliorata, abbiamo superato la crisi “tenendo duro” fiduciosi nel futuro.

5.       Cosa pensi dell’unione delle diocesi, cosa hai provato al momento dell’annuncio

L’unione delle diocesi mi ha colto di sorpresa anche se sapevo che Papa Francesco voleva ridurre il numero delle diocesi italiane. Penso che questa unione sia una grande opportunità per entrambe le diocesi.

6.       Che prospettive si aprono oggi alla luce dell’unità pastorale

L’unione significa incontro ed incontrare l’altro necessita, prima di tutto una riflessione su se stessi. Penso che, entrambe le diocesi, troveranno grande giovamento da un analisi su se stesse. Da questa analisi , se sapranno discernere le loro migliori realtà ed abbandonare le  proprie abitudini negative, nascerà una diocesi migliore.

7.       Quali possono esserne i pregi e i difetti, punti di forza e di debolezza, inizia ora un cammino di scoperta, di conoscenza, la bellezza di incontrare nuovi volti…

Vedo un punto di debolezza nella vastità del territorio diocesano, che va dal confine della Campania ad alcuni paesi dell’Abruzzo. Non sarà facile collegare realtà tanto distanti, bisognerà progettare un vero e proprio tessuto connettivo diocesano.  Il punto di forza sarà certamente il nuovo inizio, l’arricchimento dato dall’incontro con l’altro.

8.       Le trasformazioni in seno alla famiglia stanno prendendo sempre più piede nella nostra società moderna. Cosa pensi di questi cambiamenti, alla luce delle decisioni del Sinodo straordinario sulla famiglia da poco concluso?

La trasformazione della famiglia ha inciso specialmente su quelli che vengono definiti “l’anello debole” della catena, cioè, i figli. Come associazione educativa giovanile ci troviamo spesso ad operare con bambini e ragazzi “fragili” ed a confrontarci con genitori che trovano difficoltà nel riconoscere e ricoprire il proprio ruolo. Il Sinodo sulla Famiglia ha analizzato con coraggio la mutata realtà della famiglia e, secondo me, è riuscito anche a fornire indicazioni precise alla chiesa per affrontare i problemi della famiglia, tuttavia, questo “buon seme” deve trovare una terra fertile, deve, cioè, incontrare sacerdoti capaci di accoglierlo e farlo fruttificare. Un buon sacerdote fa una buona comunità parrocchiale nel cui interno può trovare aiuto ogni famiglia in difficoltà.

9.       Come vedi, aldilà della paura del diverso, la possibilità di vedere in futuro la pacifica convivenza di religioni ed etnie differenti? Una sorta di melting pot (un “crogiuolo di razze”) in cui può perdersi l’identità cristiana?

Io non vedo nella società mista un pericolo per l’identità culturale e religiosa dei cristiani.  La paura del diverso  che potrebbe “annullare” o sopraffare  la tua cultura o la tua religione deriva sempre dalla non conoscenza delle proprie radici. Se la chiesa ritornerà al suo faticoso ruolo di “maestra” e ad insegnare in maniera incisiva al suo popolo la fede cristiana, non avrà da temere alcuna perdita di identità.

10.   Si può pensare ad una interazione giovanile che consideri la difficile situazione lavorativa e si metta in moto un accordo attraverso fondi con chi uscito dall’università con una laurea non sappia dove è come lavorare? Parliamo anche di immigrati e delle connessioni lavorative con l’estero.. ci possono essere possibilità?

Ci possono essere delle grandi possibilità, la Chiesa ha sempre saputo operare nella zona di disagio che lo Stato non riusciva ad affrontare e attualmente lo Stato fatica moltissimo a far incontrare realmente la domanda con l’offerta di lavoro. Tuttavia, bisogna essere molto prudenti nel strutturare un’operazione del genere in modo che essa non venga mai a degenerarsi.

11.   La diocesi ora conta ancora più fabbriche e aziende, è auspicabile una pastorale del lavoro?

Sicuramente.

12.   A Cassino la Caritas sta seguendo la difficile situazione del carcere e la riappropriazione dell’identità umana dei carcerati, come amplificare questo servizio?

Purtroppo non conosco a fondo questo progetto. Forse la sua maggiore divulgazione potrebbe essere la mossa vincente per dare più risalto a questo servizio.

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