Francesco Saverio Maria Bianchi: il Santo di Arpino

Il 2  dicembre 1743 nasce ad Arpino, San francesco Saverio Maria Bianchi

Francesco trascorre l’adolescenza con una madre dedita ai malati poveri e senza assistenza, aveva trasformato una parte della sua casa in un piccolo ospedale, con 16 letti. Francesco crebbe in una casa con un’atmosfera ricca di carità, e fu così che questa lezione appresa dalla madre lo seguì per tutta la vita.

Vinte le iniziali resistenze da parte dei genitori, finalmente, nel 1762, riuscì ad entrare nell’Ordine dei Barnabiti, che erano presenti ad Arpino, professando i voti nel 1763 nel Noviziato di Zagarolo. In seguito insegnò matematica e filosofia nel collegio dove aveva terminato gli studi, nel 1778 insegnò nell’ Università di Napoli e divenne socio della Reale Accademia di Scienze e Accademia di Scienze e Lettere. Naturalmente per qualche tempo insegnò anche nella sua Arpino.

Nel 1779 si adunava a Milano il Capitolo generale dell’Ordine dei Barnabiti, e Francesco, insieme al Superiore di San Carlo alle Mortelle, era delegato a rappresentare i confratelli della provincia napoletana.

Prima di mettersi in viaggio, fece visita a Suor Maria Francesca delle Cinque Piaghe, sua figlia spirituale, che tra i tanti consigli gli disse di portare con sé un diario da scrivere giornalmente. Partì da Napoli il 25 Marzo e passando per Montecassino, Roma, Siena, Firenze, Bologna, Modena, Piacenza e Lodi, giunse a Milano il 23 Aprile.Naturalmente il suo animo d’artista, membro anche dell’Accademia Napoletana, ne fu rinvigorito. A Milano lo aveva preceduto la fama di santità e dottrina, quindi i più illustri pensatori del tempo si strinsero intorno a quel ”religioso trentacinquenne”.

Nel capitolo fu nominato Segretario e il nuovo Superiore Generale, lo volle compagno nella sua Sacra visita ai collegi della Lombardia, Piemonte, Liguria e Romagna. Il suo viaggio quindi continuò attraverso Torino, Genova, Pavia, Mantova, Venezia, Chioggia, Ferrara e Bologna. Potete immaginare come tornò arricchito spiritualmente e culturalmente a Napoli dopo sette mesi.

Il suo pensiero di Suor Maria Francesca, lo accompagnò durante tutti i sette mesi di viaggio. L’amicizia tra queste due grandi anime dal 1777 (Francesco aveva 34 anni e la Santa 62), resterà sempre viva per 14 anni. Alcune volte, la Santa, che aveva doti profetiche, dichiarava a Francesco quello che gli sarebbe capitato, come quella volta che posandogli la mano sulle ginocchia gli disse «Oh, quanto dovranno soffrire queste gambe!».

Oltre che di Suor Maria Francesca, Francesco fu Padre Spirituale di molte persone, nobili, come Carlo Emanuele IV e di sua moglie, e del popolo, il quale non lo lasciava mai solo, sempre in cerca di una parola di conforto.

Il Santo ebbe il dono della profezia e delle visioni, che molte volte raccontava ai suoi discepoli, e ne gemeva fino all’agonia. Nel 1800 iniziò per lui un periodo Mistico molto intenso, in un giorno di Pentecoste lo trovarono in estasi davanti al SS. Sacramento.

Verso la metà di Luglio del 1805 apparve molto sofferente ed in molti lo sentivano dire frasi come il flagello è vicino. Un mattino, un forte terremoto distrusse buona parte dei territori del Regno, ma a Napoli, anche se ci furono molti crolli, si ebbero solo 3 morti, qualcuno disse che a Portanova c’era un Santo che pregava”, e lui parlava di tutte le sciagure successe in tutto il Regno come se fosse stato sul posto, ma non le aveva viste realmente.

Francesco ebbe a che fare anche con il Vesuvio, dopo l’eruzione predetta da Suor Maria Francesca nel 1794, non si era più risvegliato. Si ridestò nel 1804, sembrava che si fosse di nuovo placato, quando ecco che alcuni segni fecero capire che da lì a poco si sarebbe fatto risentire. Francesco in quel periodo era a Torre del Greco per un ritiro spirituale, e mentre pregava, sentì in casa tutti che si agitavano, il vulcano si era risvegliato e la lava stava arrivando a Torre, Francesco uscì dalla sua camera con la calma di chi è padrone della situazione, ordinò di mettere un’immagine di Suor Maria Francesca sul letto e poi salì con tutti che lo seguivano, su di una terrazza che guardava verso la lingua di lava. 

 

Il suo infaticabile cuore lo trascinò fino all’ultimo negli ospedali per incontrare gli ammalati che non potevano andare da lui. questa sua carità, memore della madre che lo faceva fin da quando era bambino, gli fece attribuire la nomea di apostolo di Napoli. Purtroppo visse 13 anni quasi immobilizzato a causa di una malattia che gli causava continue piaghe alle gambe, ma anche nei periodi più oscuri non poteva fare a meno di dire Messa. Il 3 Luglio 1811, quando non ce la faceva più ad allontanarsi dalla sua stanza, gli arrivò da Roma il permesso di celebrare li. Disse: ”quando sentirete che non celebro più, dite che sono morto”.

Il 29 di Gennaio del 1815, disse al suo confessore, che Suor Maria Francesca era venuta a trovarlo e si era seduta accanto a lui per fargli pregustare le gioie della dipartita, per lui era questo il segnale che di li a poco sarebbe salito in cielo.

Il mattino del 31 gennaio 1815, quando il silenzio profondo fu interrotto dal pianto e dalle preghiere di chi era vicino a lui, l’apostolo di Napoli era tornato al Padre!

 

Fu beatificato da Papa Leone XIII il 22 gennaio 1893 e canonizzato da Papa Pio XII il 21 ottobre 1951.

Anche da morto San Francesco è tornato nella sua Arpino per ben due volte, l’ultima nel 2001.

Fu portato in trionfo per le vie del paese, e di quei giorni riporto le foto, che Edmondo Zuffranieri ha conservato con tanta devozione, foto scattate da Antonio Merolle, Ugo Rea, e altre persone, di cui non si conosce neanche il nome. Alcune poi sono state date per gentile concessione dei Padri Barnabiti di Napoli, scattate nei momenti cruciali, come la sua Canonizzazione in Vaticano.

Le foto più recenti, sono di 

Articolo Gianna Reale

Foto Piero Albery e Gianna Reale

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 Francesco Saverio Maria Bianchi Arpino

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