Domenica di Albis o della “Divina Misericordia”

Domenica di Albis o della “Divina Misericordia”

Di P. Luca M. Genovese

La domenica “In Albis” o della “Divina Misericordia” è la seconda domenica dopo la festa di Pasqua. Celebra  la gioia immensa della Risurrezione anche coinvolgendo i fedeli più refrattari come l’Apostolo Tommaso che non volle inizialmente credere all’annuncio degli altri discepoli.

Gesù usa misericordia con chi è disposto a credere ma ancora non ci riesce. Si realizza qui il detto profetico: Come un pastore egli fa pascolare il gregge e con il suo braccio lo raduna; porta gli agnellini sul seno e conduce pian piano le pecore madri (Is 40, 11).

Il Signore sa che non tutti possono credere subito e allo stesso modo. Usa dunque gradualità attendendo il momento propizio perché tutti possano emettere l’atto di fede e così giungere alla salvezza.

Tommaso era piuttosto scettico sull’ultimo operato di Gesù. Già nel Vangelo di Giovanni si era espresso in maniera maldestra: Signore, non sappiamo dove vai e come possiamo conoscere la via? (Gv 14, 5). Ma Gesù aveva risposto: Io sono la via.

Tommaso voleva tutto e subito secondo le sue idee. Non pensava certo al cammino purificatore della croce quando, in seguito alla decisione di Gesù di andare a Gerusalemme, dice: Andiamo a morire con lui (Gv 11, 16). C’ è una punta di sfiducia nel suo atteggiamento che si manifesta pienamente nel giorno della Risurrezione quando i discepoli gli comunicano che il Maestro è vivo: Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo.

La sfiducia qui è somma. E’ logico che un morto non può risuscitare portando per giunta il segno dei chiodi nei piedi e nelle mani. La sua espressione sembra non possibilista ma orientata dal più severo sarcasmo nei confronti degli altri discepoli: “Forse avete le visioni?” – Sta dicendo – “O volete prendermi in giro? Mostratemi queste le piaghe aperte sul corpo di Gesù vivo e allora crederò”.

Pensava di aver sistemato per sempre la questione forse rifugiandosi in una fede gnostica, razionalista: sì credo in Gesù ma non nella sua risurrezione…credo che ha fatto tante cose belle, ma ora è morto … credo che era giusto ma come tutti non è andato oltre la barriera della morte e nessuno mi può convincere del contrario.

E’ la fede di tanti oggi che non si innalza verso una dimensione soprannaturale. La fede può servire per stare bene quel poco di tempo che siamo quaggiù ma poi basta, tutto passa e tutto finisce, anche la vita di Gesù. Essa non rimane per sempre.

Sembra così che Gesù sia un Rabbino qualsiasi, non certo “Il Signore” come lo chiamavano già gli altri discepoli: Abbiamo visto il Signore!

Per Tommaso ci vuole un surplus di misericordia. Forse è davvero più analitico e più intelligente degli altri ma questo lo ha indebolito nella fede: ha messo la sua ragione al disopra della fede…

Gesù gli fa una grande carità. Appare solo per lui e nel modo come lui aveva richiesto: con le piaghe aperte delle mani, dei piedi e del costato cosicché non abbia più dubbi che era proprio lui, il Maestro e soprattutto “il Signore”.

Tommaso allora è pronto. Per quell’atto estremo di misericordia riesce a fare una bellissima professione di fede che rimarrà sempre valida nella Chiesa: Mio Signore e mio Dio!

Da allora cambia veramente la vita di Tommaso. Ora crede e nessuno riuscirà a strappargli la fede che ha così faticosamente conquistata con l’aiuto divino.

Dopo poco tempo un altro grande Rabbino della scuola di Gamaliele, un uomo chiamato Saulo di Tarso, farà un’esperienza analoga. Dopo la convinta adesione all’uccisione di Stefano e l’aperta persecuzione dei cristiani, la misericordia di Gesù lo investirà sulla via di Damasco per proporgli l’unica verità che esiste nella fede: Io sono Gesù che tu perseguiti (At 9, 5). Ci vogliono le maniere forti con gli spiriti forti che poi fortemente diverranno tenaci sostenitori del Signore, fino alla morte.

Gesù però predilige la bontà immediata e pronta dei suoi seguaci che senza prove lo riconoscono come Signore: Beati quelli che pur non avendo visto crederanno.

Così fu la Vergine Maria che senza vedere il frutto del suo grembo credette alle parole dell’Angelo che glielo annunciava e credette senza indugio fino alla croce le parole che aveva udite nel giorno dell’Annunciazione: Sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo. Il Signore Dio gli darà il trono di Davide, suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe. Il suo regno non avrà fine (Lc 1, 32-33). Per questa fede che nessuno di noi ha visto ancora realizzata Maria credette e fu Beata sin da subito davanti a Dio: Assunta in Cielo, Madre di Dio e della Chiesa e di ogni uomo di buona volontà che si accinge o cerca in tutti i modi di fare la volontà di Dio.

Maria è la fede assoluta ed immediata nel Signore pur senza vederlo. Tommaso è la fede di riflesso mediante l’evidenza dei fatti. Maria è la fede del Cuore, Tommaso quella della mente.

Affidiamoci alla Vergine per giungere con più amore al Signore.

 

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