Centro di ascolto: Pastorale di Primo Annuncio

La Scuola di Evangelizzazione per i Missionari Laici “Annunciare la misericordia di Dio, per un nuovo umanesimo”, si è spostata, per la seconda serata, a Cassino nella chiesa parrocchiale di S. Bartolomeo. Dopo il momento della preghiera iniziale, il via ai lavori l’ha dato Don Giuseppe Basile, dell’Ufficio diocesano per l’evangelizzazione e la catechesi, alla presenza del vescovo Mons. Gerardo Antonazzo, che ha brevemente introdotto l’argomento ricordando che la missionarietà non è più da considerare un fatto straordinario, ma deve invece diventare un fatto ordinario, nei ritmi e negli operatori. Quella parrocchia o comunità cristiana, ha affermato, che non accoglie tale svolta e non vive questo stile missionario è destinata a chiudere, a morire. In questa prospettiva di missionarietà con la partecipazione attiva dei laici come missionari si deve dunque imparare a muoversi.
La parola è passata al biblista, il prof. Andrea Numini, che ha svolto la sua relazione su “L’annuncio della Chiesa”. Ha inizialmente ripreso i fili del discorso della sera precedente, in cui aveva parlato dei principi che muovono il missionario laico e gli danno il coraggio di essere evangelizzatore; lo aveva fatto rivisitando vari modelli di vocazione nell’Antico Testamento, dove c’è l’iniziativa divina di una chiamata, a cui risponde l’uomo con un’obiezione perché si sente inadeguato, ma Dio compie in lui un’azione purificatrice e gli assicura la sua vicinanza: di qui nasce il profeta-testimone che con coraggio annuncia.
Stavolta il giovane relatore ha voluto dare alcuni importanti “suggerimenti tecnici” per portare la Parola di Dio agli uomini nel loro ambiente di vita. Così, con l’aiuto di efficaci slide, ha spiegato come preparare e far funzionare un Centro di ascolto. Deve essere un luogo “strategico” di aggregazione e di presenza di Dio, che dovrà diventare un punto di riferimento non occasionale dove incontrarsi e parlare di Dio. Perciò è importante la scelta e la preparazione del luogo, fisico e umano, il che richiede, a monte, una vera preparazione con il parroco e i membri della chiesa, per fare azione ecclesiale, non di un singolo. Un Centro in cui “si ascolti”: il missionario, che parla a nome della Chiesa e non suo personale; la gente che partecipa e la Parola. L’ascolto va ben preparato e guidato. Per “ascoltare” occorre stabilire un clima favorevole, in cui sia data centralità alla Parola, la spiegazione iniziale sia ben centrata e gli interventi mirati.
Importante è chi guida l’incontro: deve essere credente, non un “fissato”, possessore di un blocco monolitico di credenze, ma un ri-cercatore di Dio; praticante, legato alla Chiesa, consapevole di portare il suo annuncio, non il proprio personale, non protagonista; sensibile alla Parola di Dio, di cui abbia fatto esperienza con la Chiesa; con un carisma profetico, che è la capacità di ascolto (della Parola e delle persone). Deve essere puntuale, accogliente verso tutti, saper guidare i vari momenti, del saluto, della lettura, dell’ascolto, del silenzio, della risonanza; deve fare interventi pertinenti al testo e riportare in linea chi se ne allontana, evitando sterili polemiche. Insomma, faccia parlare il Signore attraverso la sua Parola.
Non potevano certo mancare interventi e domande dal numeroso pubblico, che hanno favorito un interessante approfondimento e una chiarificazione di quanto detto.
A tirare le conclusioni è stato il Vescovo Gerardo, che ha ribadito che questa Scuola di Evangelizzazione è una proposta formativa che ripeteremo ogni anno. A noi sfugge la possibilità di calcolare i risultati, ha chiarito, non è che dopo i Centri di ascolto possiamo contare le conversioni, ma importante è l’humus che si forma a contatto con la Parola di Dio che, d’altronde, mai è seminata inutilmente. Siamo, ha ricordato, seminatori, non mietitori!
Il Centro di ascolto, ha aggiunto, non significa “delocalizzare” in altro luogo le stesse cose che facciamo in chiesa con le stesse persone. No! Il Centro di ascolto è un’altra cosa: non è Pastorale della conservazione, ma del Primo Annuncio. Perché sia Pastorale di Primo Annuncio, deve riguardare i credenti non praticanti. Ciò significa che la “Comunità eucaristica” deve diventare annunciatrice per la “Comunità dei battezzati”. Il Centro di ascolto è la prima iniziativa di Pastorale di Primo Annuncio. Il missionario deve ascoltare la gente, deve introdurre, sapendo bene di che cosa vuole parlare (secondo un piano ben studiato e preparato) e deve fare in modo che sia la gente a chiederglielo. Non deve dare affermazioni preconfezionate che non rispondono agli interrogativi reali delle persone. Deve, con rispetto, accompagnare e condurre il discorso e le domande, affinché sia il Vangelo ad offrire le risposte.
Con questa Scuola di Evangelizzazione, ha dichiarato Mons. Antonazzo, entriamo ormai nel vivo del nuovo anno pastorale, che vedrà iniziative straordinarie dentro ad un cammino ordinario.
Una cosa è chiara: siamo in stato di missione permanente.
Adriana Letta

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