Omelia per il Rito di Ammissione e per il ministero dell’Accolitato

Solo per Amore

Omelia per il Rito di Ammissione

e per il ministero dell’Accolitato

Cassino-Chiesa Concattedrale, 5 agosto 2018

Siamo stati invitati dalla sapienza liturgica della Chiesa con l’orazione della Colletta a chiedere al Signore di mostrare ancora una volta la sua benevolenza nell’assistere “il tuo popolo che ti riconosce suo pastore e guida”.  E’ vero, ed è bello per noi, popolo guidato da Dio verso il compimento della speranza: la vita eterna. La Parola e il Pane sono nutrimento, viatico, lungo il cammino. Riconosciamo la prossimità di Dio, pastore guida, attraverso i tanti segni del suo amore paterno, non ultimi i diversi carismi e ministeri che Lui, attraverso lo Spirito santo, suscita nella sua Chiesa.

Oggi rendiamo grazie al Signore per il carissimo Luca che inizia il suo cammino con il Rito di Ammissione fra i candidati all’ordine del diaconato permanente. Tale Rito traduce in preghiera e celebra nella liturgia un elemento fondativo e fondamentale nel processo del discernimento vocazionale, cioè il riconoscimento ufficiale da parte della Chiesa della chiamata del Signore al ministero diaconale. Inoltre, con il conferimento del ministero dell’Accolitato preghiamo anche per il carissimo Francesco Paolo, al quale viene consegnato il dono santo del Pane e del Vino consacrati dallo Spirito nel Corpo e nel Sangue del Signore risorto.

Nella Parola di questa domenica troviamo dei riferimenti che illuminano alquanto sia il ministero dell’accolitato sia l’ammissione al diaconato permanente. La storia personale di Mosè nell’Antico Testamento è sintetizzata in un’unica espressione, sintesi di tutto ciò che Mosè è stato chiamato a svolgere per il popolo di Israele: “servo del Signore”.  Da questo, derivano le diverse altre categorie, quali quella di profeta, di sacerdote, di pastore, secondo le varie fonti redazionali del libro del Pentateuco. Caro Luca, tu sei oggi entri con tutta la tua persona, la tua vita, la tua storia, e direi anche con la tua famiglia, dentro questa vortice del servizio.  Tu sei stato già chiamato ad uno stato di vita esemplare, quello matrimoniale: sono vicini a te oggi soprattutto la tua sposa e i tuoi cinque figli. Da sposo e da padre stai già esercitando, per chiamata di Dio, il sublime servizio dell’amore. L’amore cristiano, fedele e aperto alla fecondità, è una testimonianza alta, profetica, straordinaria, nel contesto culturale segnato dal provvisorio, dal disimpegno, dal declino della responsabilità. La tua vita testimonia anche il servizio dell’amore familiare che si svolge prevalentemente nel gravoso compito educativo. Tale compito è generativo, come ci ricordava san Giovanni Paolo II nella bellissima Lettera alle famiglie, perché dopo aver  donato la vita fisica si continua a generare attraverso il processo educativo della prole. Quel Signore che ti ha chiamato ad amare nel sacramento del matrimonio ti chiama a potenziare, ad estendere, e ad accrescere il tuo servire nel segno del dono della tua vita, oltre i confini della tua famiglia. Caro Luca, chiedi allora al Signore questa dilatazione del cuore sull’esempio e nella forza di Cristo Gesù, il quale “pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo” (Fil 2,6-7).

La “gloria” del servizio passa attraverso l’umiltà, e la vera umiltà è autenticata dalle umiliazioni. Questo significa amare anche nel ministero diaconale. E da ciò impariamo a non cercare la gloria degli uomini ma la gloria di Dio.

Caro Francesco, nel vangelo odierno Gesù affronta alla folla, alla quale ha già dato da mangiare. E’ una folla che, come spesso accade anche oggi,  non capisce quel dono del pane come “segno” per la fede in “Colui che il Padre ha mandato” come pane del Cielo.  Con il Rito dell’Accolitato questo pane oggi viene a te consegnato, perché nelle tue mani e a partire dal tuo cuore possa essere dispensato quale pane della vita. Brevemente intendo richiamare quattro dimensioni di questo pane eucaristico. Esso è: sacramento pasquale, sacramento della carità, sacramento dell’unità, sacramento della guarigione.

– Nella tua vita orientata al diaconato permanente celibatario la celebrazione eucaristica, sacramento della Pasqua, dovrà restare fulcro, inizio e  compimento della tua giornata. Se la tua vita  non parte dalla Messa il tuo ministero di accolito si ridurrà a un servizio “burocratico” di distribuzione del sacramento di Cristo risorto. Dall’Eucarestia imparerai a vivere nella logica della Pasqua di morte e di vita. Con la tua vita e con le parole lo insegnerai anche ai fedeli, soprattutto agli infermi.

– Dall’eucarestia, sacramento dell’unità, dovrai imparare a tessere legami di fraternità, facitore di relazioni, di amicizie spirituali, di accoglienza, di riconciliazione, di pace. Collaborando con i presbiteri, dovrai favorire, con il dono del pane eucaristico e con il dono della tua vita, l’edificazione della comunità come un solo corpo. Sarai facilitatore della comunione, per  promuovere l’unità a tutti i costi. Papa Francesco nell’Esortazione apostolica “Evangelii gaudium” richiama quattro “principi relazionati a tensioni bipolari proprie di ogni realtà sociale”, tra cui “l’unità prevale sul conflitto” (n.226).  L’unità oltre il conflitto, sempre.

– L’eucarestia è il sacramento della carità. In quella eucarestia che tu distribuisci c’è il mistero della vita di Cristo donata sulla croce nel segno del sacrificio, c’è il mistero del sangue sparso per amore.  Questo impegna te in prima persona a diventare segno di carità, di sacrificio, di disponibilità, di dono, soprattutto verso le persone più fragili.

– L’eucarestia è sacramento della guarigione. Forse è la dimensione rimasta maggiormente in penombra nella catechesi ordinaria. Penso ai tanti ammalati ai quali porterai l’Eucaristia, penso anche ai detenuti, alle case di cura, ai tanti che vivono nelle forme più diverse di fragilità, di precarietà, non solo fisica, ma anche psicologica, morale, esistenziale. L’eucarestia è medicina spirituale che guarisce, pacifica,  riconcilia, ricompone le disperazioni: “Così impariamo che l’eucaristia non è un premio per i buoni, ma è la forza per i deboli, per i peccatori, è il viatico che ci aiuta ad andare a camminare” (Papa Francesco). Per tutto questo, caro Francesco, impara a nutrire la tua fede nell’eucarestia in particolare dalla celebrazione della Messa e dalla preghiera silenziosa e adorante davanti al tabernacolo.

                                                                                                                            + Gerardo Antonazzo

Categorie: Diocesi,Documenti e Omelie

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