Comunicare la Misericordia

Comunicare la Misericordia

Atina, 24 gennaio 2016

Buona sera a tutti. Ringrazio di avermi dato la possibilità di intervenire stasera in questo evento diocesano, e ultradiocesano (il web non ha limiti!), che si presenta straordinariamente ricco e intenso. Sì, perché non si tratta solamente di premiare i migliori presepi del Concorso, bellissimi in verità (e non me ne vogliano i ragazzi che fremono nell’attesa dei premi), perché stasera è una serata importante per diversi aspetti. Ne metterò in luce tre.

  1. Oggi è 24 gennaio, San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti e degli operatori delle comunicazioni sociali, comprendendo carta stampata, radio-tv, web, social… E poiché questo concorso l’ha inventato e organizzato la Pastorale Digitale della nostra Diocesi, si capisce che c’è da festeggiare, anche perché ormai tutti sono contemporaneamente destinatari e autori di messaggi e comunicazioni di ogni genere.

Ma perché mai questo Santo è patrono dei giornalisti, se è vissuto tanto tempo fa, a cavallo tra due secoli, il Cinquecento e il Seicento, quando i giornali nemmeno esistevano? Bene, a conoscerlo si resta stupiti della sua “modernità” e attualità. Siccome erano gli anni difficili della Riforma protestante e Controriforma cattolica, c’erano molte questioni teologiche complesse messe in discussione dai protestanti, c’era un dibattito duro e rigido e rigoroso che faceva soffrire e creava confusione tra i fedeli, egli, che diventò vescovo a soli 32 anni, a Ginevra, per evitare che tanti si volgessero alle nuove teorie protestanti del Calvinismo che lì era molto diffuso, si inventò un sistema tutto suo per la sua attività pastorale: faceva stampare dei foglietti settimanali, che distribuiva casa per casa e affiggeva sugli alberi, sui muri. Una sorta di attività pubblicitaria ante litteram. Unita alla sua grande capacità di scrittura, questa sua attività ha fatto sì che quando si è dovuto scegliere un patrono per i giornalisti, si è pensato a lui (nel 1923), prototipo di quanti diffondono la verità cristiana servendosi dei mezzi di comunicazione sociale.

Poi era bravo nel dialogo con gli altri, un modello di mediazione e di riconciliazione (ricoprì incarichi in missioni diplomatiche a livello europeo). Nell’amicizia con le persone era attento, era una ottima guida spirituale, tanto che è considerato il padre della spiritualità moderna.

In tempi di dure controversie e contrapposizioni, di rigore netto, egli sperimentava sempre più, al di là del necessario confronto teologico, l’efficacia della relazione personale e della carità: è quella ricerca di “comunione” che ispira anche la nostra Pastorale Digitale secondo lo slogan datoci dal Vescovo Gerardo: Mettere in comunione più che in rete”.

Egli si preoccupava molto dei laici, e cercava di sviluppare una predicazione e un modello di vita cristiana alla portata anche delle persone comuni, immerse nelle difficoltà della vita quotidiana. I suoi insegnamenti erano pervasi di comprensione e di dolcezza.

In lui, osservava Papa Benedetto XVI , “si manifestava l’ideale di un’umanità riconciliata”. San Francesco di Sales invitava a “fare tutto per amore, niente per forza – amar più l’obbedienza che temere la disobbedienza. Vi lascio lo spirito di libertà, […] quello che esclude la violenza, l’ansia e lo scrupolo”.

Se sbaglio, voglio sbagliare piuttosto per troppa bontà che per troppo rigore”: preferì portare avanti la sua battaglia per l’ortodossia con il metodo della carità, illuminando le coscienze con gli scritti, per i quali ha avuto il titolo di dottore della Chiesa.

Al suo nome si sono ispirate parecchie congregazioni, tra le quali la più celebre è indubbiamente la Famiglia Salesiana fondata da San Giovanni Bosco, che rivolge la sua attenzione soprattutto all’educazione dei giovani, con un’attenzione tutta particolare a quelli delle classi meno abbienti.

Così concludeva Benedetto XVI una catechesi a lui dedicata, il 2 marzo 2011: “San Francesco di Sales è un testimone esemplare dell’umanesimo cristiano (v. Firenze Convegno ecclesiale di novembre); con il suo stile familiare, con parabole che hanno talora il colpo d’ala della poesia, ricorda che l’uomo porta iscritta nel profondo di sé la nostalgia di Dio e che solo in Lui trova la vera gioia e la sua realizzazione più piena”.

 

  1. Da anni ormai, il 24 gennaio, memoria di S. Francesco di Sales, viene reso noto il Messaggio del Papa per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, che si svolge nella domenica dell’Ascensione, che precede la Pentecoste (momento di grande comunicazione, grazie allo Spirito Santo!), quest’anno l’8 maggio, e – trovandoci nell’Anno Santo straordinario della Misericordia – sarà sul tema: “Comunicazione e misericordia: un incontro fecondo”. Come vedete è il tema a cui ci siamo ispirati per questa nostra serata.

Quest’anno sarà la 50ª Giornata, è incredibile: sono 50 anni che la Chiesa riflette sulle comunicazioni sociali perché ne intuisce le potenzialità di bene ma al tempo stesso i pericoli e cerca di indirizzarci ad un uso proficuo di questi mezzi che, all’inizio, erano stampa, radio, tv e cinema. Pensiamo quanto c’è di più oggi! Ebbene, oggi, 2016, Papa Francesco ci avverte: attenzione noi dobbiamo promuovere una “cultura dell’incontro” e questa deve fondarsi non sulla competizione o contrapposizione, né sulla menzogna o sull’inganno, ma sulla misericordia! Dobbiamo, cioè, essere animati da una profonda dimensione di accoglienza, di disponibilità, di comprensione, di perdono.

Nella Bolla di Indizione dell’Anno Giubilare, al numero 12, il Papa afferma che “La Chiesa ha la missione di annunciare la misericordia di Dio, cuore pulsante del Vangelo, che per mezzo suo deve raggiungere il cuore e la mente di ogni persona” e, allo stesso numero, il Papa aggiunge: “Il suo linguaggio e i suoi gesti devono trasmettere misericordia per penetrare nel cuore delle persone e provocarle a ritrovare la strada per ritornare al Padre”.
Dunque, la Chiesa deve annunciare e quindi avere una buona comunicazione. Una buona comunicazione può aprire al dialogo, alla comprensione reciproca e alla riconciliazione, permette che fioriscano incontri umani fecondi.

Allora i gesti, le parole, le immagini che usiamo con i mezzi di comunicazione non debbono avere il taglio del giudizio e, peggio ancora, della condanna, né scivolare sull’insignificanza, esse hanno il potere di superare le incomprensioni, guarire le memorie, costruire la pace e l’armonia.

Al cuore della comunicazione non deve esserci solo uno scambio di informazioni né solo una evoluta e sempre nuova tecnologia, ma una ricerca di relazione umana tra persone. Tra persone pari, perché oggi è proprio la tecnologia che – democraticamente – mette tutti sullo stesso gradino, non più uno che parla e molti che ascoltano, ma tutti che scambiano tra loro “incontrandosi”.

Ricordiamolo, la comunicazione non la fanno i mezzi tecnologici, la facciamo noi persone ed è fatta di incontro umano, di relazione interpersonale. Questa relazione sarà come noi l’avremo intessuta, devastante o costruttiva. Dipende da ognuno di noi!

3. Nella nostra Diocesi, già qualche mese prima della fusione e a maggior ragione dopo, grazie alla lungimiranza del nostro vescovo Gerardo e alla passione dei fondatori (sono le stesse persone che hanno inventato questo concorso che ci riunisce qui oggi) si è dato grande spazio e sviluppo alla comunicazione online. Il nostro sito è ricco e dinamico e le visualizzazioni arrivano a cifre da capogiro. Ma in fondo noi della Pastorale Digitale non abbiamo inventato niente, stiamo solo mettendo in pratica quello che gli ultimi Papi ci stanno raccomandando: di usare i media attuali e di usarli bene, per essere abitanti e testimoni digitali e noi vogliamo appunto allargare la comunione tra noi e quanti si accostano al web e non si tratta di contatti “virtuali” sganciati dalla realtà, ma di vere relazioni umane reali e complete, calde di simpatia, di collaborazione, di solidarietà e di passione. I nostri vogliono essere gesti, parole, immagini che trasmettono amore per Dio, per la vita, per gli altri. Ed è una cosa, vi assicuro, bellissima!

Di tutto questo è frutto il libro “Pastorale Digitale 2.0” di Riccardo Petricca, fresco di stampa, di cui oggi faremo omaggio ai rappresentanti della stampa e delle comunicazioni sociali, oltre che ai vincitori del concorso. Per questo ringraziamo tantissimo l’autore, perché si è messo in gioco, perché ha raccontato la sua e la nostra storia, perché ci ha regalato questo primo frutto concreto di quasi due anni di Pastorale Digitale. Grazie.

Adriana Letta

Categorie: Diocesi,Documenti

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