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XI Festival della Dottrina Sociale della Chiesa

Costruire la fiducia: la passione dell’incontro per tracciare sentieri di pace e fraternità

Si è svolto a Cassino, presso il Polo Folcara dell’Università, Aula “Salerno”, nei giorni 30 e 31 maggio l’undicesimo Festival della DSC, laboratorio di pensiero, esperienze e proposte in vista del Bene comune. Il primo giorno l’attenzione si è polarizzata su: “75 anni della Costituzione Italiana: il contributo delle culture alla costruzione della comunità politica”.

In apertura, ha introdotto i lavori l’avv. Francesco Rabotti, del Comitato S.A.L.E. organizzatore e ha dato la parola al Vescovo Gerardo Antonazzo che, nel suo saluto, ha osservato che se oggi si vuole aggiornare o cambiare la Costituzione, va fatto con lo stesso spirito di coloro che la scrissero e che è necessaria una profonda riflessione sul rapporto tra cultura laica e principi cristiani. Ha poi ringraziato il Comitato S.A.L.E., l’Università, la Banca Popolare del Cassinate, sottolineando l’opportunità di poter partecipare online grazie alla diretta streaming curata dalla Pastorale Digitale della Diocesi.

A moderare il dibattito è stato Claudio Gessi, secondo cui l’anniversario della Costituzione è una importante occasione per riflettere. Il primo intervento è stato del Prof. Giuseppe Sangiorgi, giornalista e scrittore, per il quale oggi è un dovere recuperare lo spirito costituente ed ha ricordato il vissuto storico dallo Statuto Albertino del 1848 confrontandolo con la Costituzione che un secolo dopo lo sostituì. Quasi un miracolo, per la prima volta fu il popolo a decidere l’ordinamento statale. La Costituzione fu redatta da un’Assemblea Costituente votata a suffragio universale e riconobbe da subito che “lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani”. Indubbiamente la cultura cattolica, con i suoi principi, ebbe peso nell’Assemblea Costituente.

Il Prof. Mario Patrono, docente emerito di Diritto pubblico all’Università La Sapienza di Roma, ha mostrato come l’Assemblea Costituente, di fronte al compito immane e necessario di scrivere la Costituzione, sia riuscita nell’intento con una serie di compromessi: quando i Costituenti la firmarono, avevano rinunciato a tante cose. Il Prof. Cesare Pinelli, docente di Diritto costituzionale all’Università La Sapienza di Roma, è partito da un confronto tra gli Italiani di allora e quelli di oggi: una differenza enorme. Dopo la guerra c’era una grande miseria ed un livello di istruzione bassissimo, la pratica del voto era sconosciuta ma c’era consapevolezza e voglia di partecipare. Oggi la realtà economica è ben diversa, l’Italia è la settima potenza mondiale ed il livello di istruzione è cresciuto moltissimo. Mentre al Giappone la costituzione la fecero gli Americani, gli Italiani se la son fatta da soli, finendo di scriverla nel 1947, un anno prima della Dichiarazione universale dei Diritti dell’Uomo. Il contributo maggiore che la parte cattolica portò fu il principio del personalismo. I Costituenti seppero guardare al futuro e indicarono formazioni sociali non rigidamente predeterminate, per cui fu semplice poi andare avanti, inserendo realtà nuove. Oggi, ha detto, si dovrebbe insegnare a scuola la Costituzione per dare ad essa la fiducia delle nuove generazioni.

Il Prof. Leonardo Bianchi, costituzionalista, nel suo interessante intervento ha osservato la attuale frammentazione sociale dovuta alla prevalenza di logiche individualistiche. Sembra un paradosso: oggi, pur con un alto grado di istruzione, c’è una crisi nell’esercizio del diritto di voto. Bisogna porsi il problema. I Costituenti provenivano da una cultura forgiata dai CLN e da una cultura cattolica che mise in atto una serie di iniziative, il Codice di Camaldoli, la prima Settimana Sociale dei cattolici a Firenze dedicata alla Costituzione e alla Costituente, la forte posizione di La Pira, che guardava ad uno Stato in funzione della persona, avversando le dottrine statolatre. Si è chiesto poi cosa serve oggi per costruire fiducia. Bisogna partire da una ricognizione analitica di quello che non ha funzionato (ad es. il crollo dell’etica pubblica riguardo alle prerogative parlamentari) per trovare un nuovo equilibrio tra democrazia partecipativa e rappresentativa.

La mattina del 31 l’assessore comunale Monica Capitanio ha porto il saluto a nome dell’Amministrazione comunale, convinta dell’importanza di costruire la fiducia attraverso sentieri di pace e di fraternità, lei che ha alle spalle anni di attività con gli Scout. A moderare gli interventi è stata l’avv. Alessia Russo, presidente ODIF (Osservatorio Diritto di famiglia) di Cassino, che  con passione ha affermato che dovremo essere lievito di pace e fraternità e ha introdotto il tema: Fragilità: debolezza o forza? Istituzioni e leadership della Protezione. Mons. Vito Serritella, officiale Dicastero vaticano per i testi legislativi, ha parlato di fragilità in senso spirituale e politico. Secondo Papa Francesco è il nostro tesoro più prezioso, ci rende teneri e comprensivi ed è catartica, ci toglie la maschera. Lo scopo di conoscerla è l’etica della cura; non c’è pace senza la cura della fragilità, ma essere fragili non significa essere deboli. E ha portato vari esempi dalla Sacra Scrittura.

È stata poi la volta della dott.ssa Maria Cristina Tubaro, presidente della Consulta comunale per i diritti delle persone con disabilità, la quale ha invocato un cambio di prospettiva nel considerare la disabilità: è una condizione, ma non identifica il disabile; non riguarda solo “gli altri”, può capitare a chiunque all’improvviso, in forma temporanea o permanente, e cambiare totalmente la vita. Tutti sperimentiamo condizioni di fragilità. Spesso le famiglie non accettano la disabilità del figlio e vivono con rabbia, hanno difficoltà a reperire informazioni per ottenere aiuti, le associazioni che si occupano di disabilità non riescono a fare rete tra loro. La Consulta sta cercando di mettere in rete tutto, in un sito che possa diventare un Portale di orientamento, intende aprire un Centro di Ascolto per le famiglie e mettere a sistema le risorse. C’è ancora molto da lavorare per rendere più agevole la vita di chi vive con una disabilità: far accettare la disabilità come situazione ordinaria, portare avanti battaglie giuste, fare un lavoro concreto di piccoli passi con maggior sensibilità nelle istituzioni. L’unica strada possibile è creare sinergie tra persone, associazioni, istituzioni.

Il Prof. Salvatore M. Pisacane, della LUISS – Alumno percorsi Assisi, ha ringraziato Rabotti e il prof. Di Santo per averlo invitato a questa “oasi di fraternità”, affermando che l’ateneo cassinate è una forma plastica e tangibile, una leadership di Protezione. Ha annunciato che il prossimo 16 giugno ci sarà a Roma in piazza S. Pietro il primo Meeting mondiale della fraternità umana e ci sarà la prima Carta della Fraternità. Che l’io torni a rifiorire nel noi e la fraternità torni ad essere declinata nelle politiche. Concludendo l’intensa mattinata, Rabotti si è detto commosso per la spiritualità presente nelle parole ascoltate. Siamo tutti esposti alla fragilità, la risposta è nella fraternità. Occorre recuperare un sistema educativo e aiutare la politica a cambiare, con una cittadinanza attiva e ripartire dalla formazione spirituale delle persone.

Nel pomeriggio ultima sessione, i lavori sono ripresi, moderati da M. Cristina Tubaro, sul tema: “Il Cantiere del Bene Comune. La Dottrina Sociale della Chiesa per una Politica migliore”. Il primo intervento è stato del vescovo diocesano Gerardo Antonazzo, il quale si è soffermato sul concetto di Bene comune, dicendo che la politica ha molto da fare al riguardo e il Bene comune ha tanto da dare alla politica. Per San Tommaso d’Aquino il Bene comune, fondamentale, riguarda ogni uomo e tutto l’uomo, quindi tutti e ciascuno, un bene che non deve mai togliere all’individuo il raggiungimento della sua perfezione integrale. Quindi è un bene pubblico, per la felicità di tutti e di ciascuno. I beni pubblici sono beni comuni, come il lavoro, la famiglia, l’amicizia, la sicurezza, l’ambiente… È animata dalla condivisione dei beni pubblici la logica del noi, non la ricerca della propria felicità o di interessi privati. Per chi amministra è dunque molto importante. La Chiesa, avendo tanto imparato, ha molto da insegnare riguardo ai beni comuni.

Il prof. Leonardo Bianchi ha ribadito che i principi della Dottrina Sociale della Chiesa si sono trasferiti nei lavori dell’Assemblea Costituente e che il Bene comune non è così facile da declinare in scelte politiche sul territorio, portando un po’ di esempi. Lo spirito costituente può riedificare la nostra società, iniziando dai Comuni.

Visto che l’incontro era dedicato a Sindaci, Assessori, Consiglieri e Amministratori, il Presidente del Consiglio Provinciale Gianluca Quadrini, è intervenuto e, dopo aver porto i saluti del Presidente Luca Di Stefano, ha auspicato che di incontri di questo tipo ce ne siano tanti. La politica, ha sostenuto, deve servire da vicino le persone, i Comuni sono enti di prossimità e bisogna puntare sui giovani. Bisogna capire cosa non va, attraverso momenti di ascolto, stando vicino ai cittadini e coinvolgendo le famiglie. Occorre anche riappropriarsi dei valori cristiani e sensibilizzare la gente su questi temi.

Il Prof. Gennaro Curcio, segretario generale Istituto Internazionale Maritain, ha apprezzato il tema “Costruire la fiducia”, perché oggi la mancanza di fiducia genera impoverimento. Non dobbiamo scoraggiarci, dalla fragilità si può ritrovare la forza, ridare fiducia. Maritain poneva queste riflessioni soprattutto al significato di persona. La libertà non accompagnata da responsabilità porta all’individualismo, annullamento del valore fondamentale della persona. Dobbiamo vivere diritti e doveri in senso pieno, il bene comune come bonum honestum, significato profondo di persona, secondo S. Tommaso ripreso da Maritain: è questa la base del bene per le persone. Queste cose belle vanno testimoniate fuori con coraggio, come fecero La Pira, De Gasperi, Olivetti. Bisogna costruire nell’unità, eliminando gli individualismi per arrivare alla felicità e trasformare la società.

Infine è intervenuto il Dott. Stefano Bani, presidente Forum Cultura Pace e Vita, il quale, tramite slide, ha illustrato l’interessante strumento giuridico dei Patti di collaborazione formando reti di reti tra soggetti anche molto diversi e che possono servire moltissimo per azioni di cura, integrazione, accoglienza, bellezza per un bene comune, basati sul concetto di sussidiarietà orizzontale. Il progetto così messo a punto è ormai rodato e funziona bene, nel rispetto e nell’ottica di una ecologia integrale e integrata, ispirandosi ai principi della Laudato Si’ e della DSC, e mette in pratica l’amore, la speranza, la creatività e il desiderio di lasciare questa “casa comune” migliore di come l’abbiamo trovata.

Una carrellata di interventi di grande spessore, oltremodo ricchi di spunti e suggestioni che hanno alimentato il dialogo tra gli intervenuti. La chiusura dei lavori è stata in bellezza, grazie a “Bellezza e Salvazione. Un itinerario nella Divina Commedia”, interpretato dall’autrice e attrice Marta Scelli. Partendo dall’inferno dantesco, in particolare dal 34° Canto, dalla mancanza assoluta di bellezza, la bravissima studiosa di Dante, risalendo fuori dall’inferno nel Purgatorio e infine nel Paradiso terrestre, ha affascinato l’uditorio con la sua performance spiegando e recitando versi fino a trasfondere nei presenti l’idea vera di bellezza di Dante, facendoli vibrare ed emozionare. Davvero uno spettacolo raro e stupendo.

Adriana Letta

Le tre sessioni dell’XI Festival DSC sono visibili su: https://www.diocesisora.it/diocesi/web-tv/