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Sogni e segni di speranza – Omelia per la Messa Crismale (Cassino-Chiesa Concattedrale, 16 aprile 2025)

SOGNI E SEGNI DI SPERANZA

Omelia per la Messa Crismale
Cassino-Chiesa Concattedrale, 16 aprile 2025

 

 

Cari presbiteri, diaconi, seminaristi, religiosi, consacrati, fedeli laici,

la liturgia della Messa crismale nell’Anno Giubilare celebra il sacerdozio di Cristo, fondamento e compimento della speranza cristiana. Ci chiediamo: c’è ancora spazio per la speranza nel nostro mondo così turbolento, inquieto, contraddittorio? Quale speranza nelle nostre comunità cristiane, nelle famiglie, nelle e tra le Istituzioni civili? Di quale speranza siamo testimoni, e non solo bravi predicatori, noi preti? Quale speranza si respira in questa nostra assemblea liturgica?

 

L’àncora della speranza

Lasciamoci istruire dall’autore della Lettera agli Ebrei: Abbiamo un forte incoraggiamento ad afferrarci saldamente alla speranza che ci è proposta. In essa infatti abbiamo come un’àncora sicura e salda per la nostra vita: essa (la speranza) entra fino al di là del velo del santuario, dove Gesù è entrato come precursore per noi, divenuto sommo sacerdote per sempre secondo l’ordine di Melchìsedek” (Eb 6, 18-20). Gettare l’àncora significa assicurare stabilità, restare ancorati nel fluttuare del mare in tempesta. Scrive Papa Francesco:L’immagine dell’àncora è suggestiva per comprendere la stabilità e la sicurezza che, in mezzo alle acque agitate della vita, possediamo se ci affidiamo al Signore Gesù. Le tempeste non potranno mai avere la meglio, perché siamo ancorati alla speranza della grazia, capace di farci vivere in Cristo superando il peccato, la paura e la morte. Questa speranza, ben più grande delle soddisfazioni di ogni giorno e dei miglioramenti delle condizioni di vita, ci trasporta al di là delle prove e ci esorta a camminare senza perdere di vista la grandezza della meta alla quale siamo chiamati, il Cielo”.

 

Cari amici,

la predicazione di Gesù ci fa sognare. Nella sinagoga di Nazareth getta l’àncora dei segni messianici. Lui si getta per primo nella mischia dei nostri affanni, si sporca le mani con il fango delle nostre lordure e sozzerie morali, sociali, spirituali, sociali e familiari. Gesù promette segni messianici di tenerezza, di prossimità, di cura, di redenzione, di riscatto, di riconciliazione e di giustizia. Gesù inaugura un’azione carica di vita, capace di asciugare le lacrime e far tornare sul volto il sorriso. Annuncia una notizia nuova, che ridona dignità alla vita, significato nuovo alla povertà di cuore, fiducia operosa nelle storie intrise di tristezza e angoscia.

 

Sogni e segni di vita nuova

Gesù consegna agli apostoli il potere di compiere gli stessi segni di speranza. E’ evidente che la liturgia crismale chiede di transitare dai sogni della Sinagoga ai segni della Chiesa. Con la celebrazione crismale riconsegna all’Oggi della Chiesa la missione di ungere le ferite dell’umanità con l’olio del ramo d’ulivo della colomba di Noè nel diluvio dei tanti naufraghi disperati, la missione di ungere la carestia di affetti e di fraternità con il poco olio della vedova di Zarepta moltiplicato nell’orcio della nostra accoglienza; di ungere il buio fitto della disperazione con l’olio dell’attesa paziente nelle tante notti dell’assenza di Dio; ungere con l’olio prezioso di Maria di Betania, le ferite dell’odio, dei conflitti, della disumanità di ogni guerra. Dai sogni dobbiamo passare ai segni della fede, sei i quali i sogni si snaturano in illusioni. I sogni di speranza si nutrono dei segni della fede, i sacramenti, ai quali rimandano i tre Olii che questa sera presentiamo davanti all’altare. Sono segni di speranza che rigenerano la vita, aprendola al sogno dell’amicizia divina. L’Olio dei Catecumeni unge di speranza nella lotta contro lo spirito di Satana: “Se saremo fedeli al nostro Battesimo, diffonderemo la luce della speranza, il Battesimo è l’inizio della speranza, quella speranza di Dio e potremo trasmettere alle generazioni future ragioni di vita” (Papa Francesco, 2 agosto 2017). L’Olio del Crisma unge di speranza il culto spirituale di una vita pienamente consacrata e spesa secondo la volontà di Dio. L’Olio degli Infermi unge di speranza la malattia e ogni sofferenza, donando la grazia di ascoltare e accogliere su di sé il grido del peccato del mondo e di partecipare al dolore salvifico della Croce di Cristo.

 

Cari amici,

ungere di speranza è la missione più bella. Il cristiano non è mai un profeta di sventura: “Il compito dei cristiani in questo mondo è quello di aprire spazi di salvezza, come cellule di rigenerazione capaci di restituire linfa a ciò che sembrava perduto per sempre. Quando il cielo è tutto nuvoloso, è una benedizione chi sa parlare del sole. Ecco, il vero cristiano è così: non lamentoso e arrabbiato, ma convinto, per la forza della risurrezione, che nessun male è infinito, nessuna notte è senza termine, nessun uomo è definitivamente sbagliato, nessun odio è invincibile dall’amore” (Papa Francesco, 4 ottobre 2017).

E noi preti, siamo segni di speranza?

Cari presbiteri, non c’è speranza senza Trascendenza. Siamo consacrati dallo Spirito per essere chiari indicatori dell’Invisibile! “È un po’ triste quando uno trova un prete senza speranza, mentre è bello trovarne uno che arriva alla fine della vita non con l’ottimismo ma con la speranza. Questo prete è attaccato a Gesù Cristo, e il popolo di Dio ha bisogno che noi preti diamo questo segno di speranza, viviamo questa speranza in Gesù che rifà tutto” (Papa Francesco, Discorso a Cagliari, 22 settembre 2013). Rivolgiamo con immenso affetto il nostro grato pensiero ai nostri presbiteri, che oggi rinnovano la loro adesione a Cristo, nel servizio generoso e incondizionato dei fratelli. Il Signore Gesù, Sommo Sacerdote, accreditato e meritevole di fiducia per la sua obbedienza al Padre, ci custodisca nella medesima obbedienza alla nostra vocazione e missione. Cari amici, unitevi alla preghiera del Vescovo per tutti i nostri presbiteri.

La preghiera del Vescovo per i presbiteri
Ispirata al pensiero di Papa Francesco

 

Caro fratello, non arrenderti alla notte,
abbiamo bisogno di preti che annunciano l’alba.
Il Signore ti doni di perdere l’ossessione per te stesso,
e ritrovare la sensibilità per il bene altrui.

Opera la pace e non ascoltare la voce
di chi semina zizzania, sparge odio, crea divisioni.
In qualunque tua azione, costruisci.
Lasciati cercare sempre e da chiunque,
e anticipa ciò che gli altri non osano chiedere.

Ama le persone ad un ad una.
Affianca il cammino di ognuno, indica la meta,
e ricalcola il percorso di chi ha sbagliato strada.
Attendi chi ritarda, cerca chi non ti cerca più,
sentiti responsabile della vita di ognuno.

Alimenta la luce che brilla nelle tenebre,
diffondi il profumo di Cristo e l’odore delle pecore.
Ricordati che non vivi per te stesso,
e non lavare i piedi solo il Giovedì santo.
La tua vita sia memoriale del Suo servizio, sempre.

Abbi il coraggio della verità,
riconosci le orme del Risorto, non ostinarti
a fare da solo. Non sei un eroe, ma un servo.
Coltiva ideali, sii mosso da grandi ispirazioni.
Sogna, non avere paura di sognare ad occhi aperti.

Se sbagli, rialzati. Nulla è più umano degli errori.
Offri rapimenti puri e onesti, nostalgie ultraterrene.
Non arrenderti mai al peccato, né alla mediocrità.
Non restare ingabbiato nei tuoi sbagli,
e non screditare gli altri per i loro errori.

Nell’amarezza impara dalla meraviglia,
coltiva lo stupore, spera con un cuore di bambino.
Annuncia la gioia della Pasqua perché la storia umana,
nonostante le oscurità e le delusioni, cammina
verso il Regno che viene. Sii felice, fratello caro.
Grazie.

 

 + Gerardo Antonazzo