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Omelia dell’incontro dei “Ministri Straordinari della comunione” 2019

Ecco l’Agnello di Dio

Conferimento e Rinnovo del Mandato
ai ministri straordinari della comunione

Cassino-Concattedrale, 13 gennaio 2019

Nella festa del Battesimo del Signore, la liturgia ci fa ripartire dal nostro battesimo per il quale siamo stati immersi nella Pasqua di Cristo, Unto del Padre per la salvezza dei popoli, e consacrati anche noi dal suo Spirito come suoi figli, per testimoniare il suo amore con la nostra dignità regale, sacerdotale e profetica, ed edificare il Corpo di Cristo che è la Chiesa.  La mia meditazione si lascia provocare in modo particolare dal vangelo nel capitolo in cui la redazione lucana inizia a narrare la vita pubblica di Gesù, e la cui scena centrale è occupata da Giovanni Battista e l’Uomo di Nazareth: il Precursore al servizio del Messia. L’itinerario spirituale del Battista traccia le coordinate fondamentali e irrinunciabili  del vostro ministero straordinario della comunione; è mio desiderio aiutarvi a prenderne conoscenza, e ad apprenderne il fedele esercizio.

Il punto cruciale nel ministero di Giovanni Battista è la sua dichiarazione d’amore: “L’amico dello sposo, che è presente e l’ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo. Ora questa mia gioia è piena” (Gv 3,29). Anche il vostro ministero è motivato dalla carità, di cui la stessa eucarestia è sorgente. La consapevolezza che “l’amore del Cristo ci possiede” (2Cor 5,14) ci mette in guardia dal  cadere nella trappola, sempre insidiosa, di esercitare il ministero perché posseduti dall’amor proprio. “Viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco” (Lc 3,16). Il servo non viene per scalzare (“slegare i lacci”) Colui per il quale è inviato come banditore e, pur potendo, non cavalca l’onda del successo per oscurare la presenza del Messia, ma dichiara apertamente che “Lui deve crescere; io, invece, diminuire” (Gv 3,30). Giovanni Battista è l’icona più bella di ogni forma di ministero animato dall’amore.

Di conseguenza, il nostro servizio non può mai diventare motivo di vanto, non motivo di orgoglio e di prestigio, non motivo di preminenza e di privilegio, ma solo segno dell’amore di Cristo che ci  possiede, e ci spinge al servizio dei più deboli e dei più fragili perché anziani o ammalati con il dono del suo corpo eucaristico. Considerato in questa prospettiva, il vostro ministero è un’azione eminente di evangelizzazione della famiglia nel momento in cui venite benevolmente accolti in casa dai rispettivi coniugi, o familiari o parenti. Vi chiedo di considerare, assumere e svolgere volentieri la vostra missione a favore di una discreta e delicata pastorale familiare, perché la stagione della prova, del dolore, del limite, della sofferenza non di rado spalanca le porte all’evangelizzazione dell’intera famiglia, adulti e giovani, cioè di quanti sono vicini al proprio congiunto ferito dalla debolezza. Fermatevi, se possibile, per spendere parole sagge sul significato della vita, delle relazioni, della solidarietà familiare, soprattutto della fede nella stagione della sofferenza e della Croce.

L’itinerario spirituale di Giovanni Battista parte da lontano, perché sin dal grembo della madre inizia la sua gioiosa, direi danzante testimonianza a favore di Cristo. Lo dichiara Elisabetta a Maria: “Appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo” (Lc 1,44). Anche il vostro ministero deve trasfondere tale accoglienza gioiosa del Signore nella vostra vita; una gioia incondizionata, esultante, radicale, radicata, anzi oserei dire viscerale perché collocata sacramentalmente nel grembo del battesimo, nelle viscere materne della Chiesa simboleggiate dalla vasca del fonte.

Il Battista ci chiede di curare la nostra adeguata preparazione per lo svolgimento del nostro ministero, con la meditazione della Parola e la solitudine del deserto: “La parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto” (Lc 3,2). Il deserto evoca una condizione spirituali di silenzio, raccoglimento e meditazione della Parola, necessaria per un perseverante discernimento dello Spirito Santo sulla mia continua conversione e sulla qualità della mia vita cristiana. L’accoglienza interiore della Parola deve sempre accompagnare e nutrire l’esercizio del ministero, soprattutto accogliendo l’annuncio liturgico della Parola domenicale. Saremo così ben disposti al dono della comunione eucaristica con le stesse parole di Giovanni verso Gesù: “Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!” (Gv 1,29).

Il cammino spirituale del Battista ci consegna la cura del dubbio e della confusione interiore. Dopo aver reso in ogni modo e in ogni luogo una chiara e inequivocabile testimonianza al Messia, ciononostante lui stesso è assalito dal dubbio riguardo all’identità del Signore: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro? Gesù rispose loro: Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete” (Mt 11,3-4). Abbiamo sempre bisogno di confermare la nostra fede; per tale ragione invito ciascuno a  fare riferimento ad una guida spirituale, sia per il sacramento della riconciliazione sia per il discernimento sulla coerenza della propria testimonianza.

Infine, per dirla proprio tutta, non possiamo non considerare anche il martirio del Battista, sigillo finale e definitivo di un’offerta totale di sé al Signore. Per noi non sarà il martirio di sangue, ma ben venga il martirio del tempo da dedicare, della discrezione da osservare, della perseveranza tenace, della volontà umile, della dedizione sincera, della gratuità, consapevoli di aver ricevuto da Dio e dalla Chiesa ogni grazia gratuitamente (cfr. Mt 10,8).

+ Gerardo Antonazzo