Dopo la celebrazione, è stato commemorato Charles, lo studente del Ghana morto in un incidente
La mattina del 10 aprile ha visto il Vescovo Gerardo Antonazzo entrare nella sede della Folcara dell’Università di Cassino per la celebrazione giubilare pre-pasquale. Nella piccola cappella sono convenuti numerosi studenti e docenti tanto da riempirla completamente. Il Vescovo ha presieduto la celebrazione, coadiuvato da Don Benedetto Minchella, cappellano dell’Università, e l’ha improntata sullo slogan voluto da Papa Francesco per il Giubileo 2025: “Peregrinantes in Spem”, spiegando che la speranza è il “principio” che muove il cammino dell’umano. “L’importante è imparare a sperare. Il lavoro della speranza non è rinunciatario perché di per sé desidera aver successo invece che fallire”. Nell’omelia, seguita molto attentamente dal folto uditorio, Antonazzo ha portato a modello la figura biblica di Abramo: all’inizio era sì un ricco possidente, ma deluso e senza speranza, non avendo avuto figli ed essendo ormai anziano. Ma Dio, chiamandolo e promettendogli una discendenza numerosa come le stelle del cielo e come i granelli della sabbia, usa con lui una pedagogia particolare, che lo conduce a fidarsi e a sperare. Abramo diventa così modello della speranza: credette nella speranza contro ogni speranza, anche quando fu messo alla prova, e diventò “padre di tutte le nazioni”. Dunque la speranza è un evento salvifico per ogni persona umana, nella sua integrità. Non soltanto salvezza; anche salute e santità per quanti sono raggiunti dall’amore di Dio, per mezzo dello Spirito. “Mentre i greci cercano una speranza senza paura e i giudei una speranza che realizzi le promesse, Gesù Cristo morto e risorto è la nostra speranza”. Ognuno ha tante speranze, sono le speranze quotidiane, in genere effimere anche se giuste, forse è meglio chiamarle desideri o aspettative, perché si aspetta a breve la loro realizzazione, e poi si ha ancora speranza di qualcos’altro. La speranza è piuttosto un cammino della vita verso un futuro che va oltre. È il desiderio congenito che abbiamo dentro, di ritornare a Chi ci ha dato la vita, tornare a Dio: questa è la speranza che non delude. «Spes non confundit», come dice S. Paolo ai Romani. Questo è il titolo del Giubileo 2025 indetto da Papa Francesco. Vivere questo Giubileo è un momento forte per nutrire e irrobustire la speranza, insostituibile compagna che fa intravedere la meta: l’incontro con il Signore Gesù. Al termine della celebrazione, tutti i presenti hanno letto la Preghiera di Papa Francesco per il Giubileo.
Non solo una preghiera condivisa è stata elevata per il giovane studente ghanese, Charles Baffour, morto in un incidente, ma subito dopo la Messa, ci si è spostati nell’ampia Aula Salerno per la sua commemorazione ufficiale: accanto all’ingresso e al tavolo dei relatori troneggiava una foto di Charles il giorno della sua laurea triennale: sorrideva felice guardando in alto, pensando a sua madre in cielo. Charles era uno studente modello, un amico generoso, amico di tutti, onesto e simpatico, studioso e lavoratore. L’aula si è riempita fino all’inverosimile di studenti, docenti, persone che hanno a che fare con l’università, perché la morte immatura del giovane, così inaspettata e incredibile, ha scosso tutta la città. Per primo, con grandissima commozione, ha parlato il Rettore Prof. Marco Dell’Isola, che con pause dovute alla voce che si spezzava, ha tracciato un suo profilo e interpretato il dolore di tutta la comunità accademica per questa perdita. La docente prof.ssa Eleonora Sanfelice ha testimoniato, commossa, la bravura e l’impegno di Charles, brillantissimo in analisi matematica e materie affini, dichiarando di aver proposto al Consiglio di assegnargli la “Laurea alla memoria”, più che meritata, perché il ragazzo, oltre ad essere studioso e cordiale con tutti, era anche un lavoratore assiduo e responsabile e quella sera tornava proprio dal lavoro. Gli applausi più convinti hanno sottolineato e approvato questa proposta. Altri interventi hanno ribadito il dolore per una perdita tanto grave. Una sua amica ha dato la sua testimonianza, poi un amico, con un discorso forte in cui tra l’altro ha detto: “Prima dicevamo: siamo neri, bianchi, gialli, rossi, ma siamo tutti italiani, ma oggi diciamo: siamo bianchi, neri, rossi, gialli ma oggi siamo tutti ghanesi”, e questo l’ha detto in italiano, mentre il resto del discorso in inglese. Poi si è riusciti a stabilire il collegamento con la famiglia di Charles: il fratello maggiore Nana piangendo ha ricordato di aver portato lui a Cassino Charles, che era contentissimo ed aveva il grande desiderio, per come si trovava bene in questa università, di diventare Professore all’Università del “Sol per noctem”. Poi la sorella Matilda, che ha detto che per lei il fratello era una compagnia allegra, quando lo sentiva per telefono le piaceva scherzare con lui ed ora, sentendo le testimonianze fatte in aula, aveva scoperto un lato nuovo di Charles, che non conosceva! Il padre Richard non è riuscito a parlare, piangeva. L’emozione e la comunanza di sentimenti di questo lungo momento di commemorazione sono state fortissime per tutti, si sentiva vera la frase del prof. Nesticò: la nostra università aperta e solidale come nessun’altra…
Infine l’avviso e l’appuntamento: in serata ci sarebbe stata una grande Fiaccolata silenziosa in memoria di Charles, che partendo dalla piazza della stazione arriverà in piazza Diamare dove si concluderà con alcuni interventi. In memoria e in onore di un ragazzo bravo e buono.
Adriana Letta