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Il messaggio della speranza – Intervento del vescovo Gerardo Antonazzo al Corso di formazione per giornalisti (Cassino-Palazzo badiale, 30 maggio 2025)

IL MESSAGGIO DELLA SPERANZA

Intervento del vescovo Gerardo
30 maggio 2025

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Saluti e ringraziamenti

Il “Messaggio della speranza” mi porta a pensare immediatamente alla prima benedizione Urbi et Orbi di Papa Leone XIV l’8 maggio 2025.

Parafrasando le sue parole, potremmo dire:

“Questa è la speranza (pace) del Cristo Risorto, una speranza (pace) disarmata e una speranza (pace) disarmante, umile e perseverante. Proviene da Dio, Dio che ci ama tutti incondizionatamente”.

In particolare, l’ultima espressione con il suo avverbio, apre al grande Messaggio della speranza, e questo afferisce anche ai processi comunicativi di ogni forma e genere. Dire “speranza” significa non negare a nessuno la possibilità di sentirsi amato da Dio incondizionatamente. L’avverbio significa:

  • Un amore che Dio non misura secondo i nostri meriti
  • qualunque sia la condizione in cui uno si trova: culturale, sociale, spirituale, economica, e anche giudiziaria….

Negare la speranza è negare la possibilità di continuare a sentirsi amato comunque nella sua dignità umana che, per quanto a volte abbrutita da azioni efferate, non può mai essere considerata soppressa.

Mi riferisco, a tal proposito, alle diverse situazioni nelle quali, invece, la nostra comunicazione crea il “mostro”!. E questo viene fatto con la scaltrezza perversa di voler condizionare e trascinare l’opinione pubblica in una bolgia di linciaggio mediatico.

Vale la pena ricordare come Papa Francesco invitandoci a sviluppare segni di speranza nella Bolla di Indizione del Giubileo 2025 scrive:

“Nell’Anno giubilare saremo chiamati ad essere segni tangibili di speranza per tanti fratelli e sorelle che vivono in condizioni di disagio. Penso ai detenuti che, privi della libertà, sperimentano ogni giorno, oltre alla durezza della reclusione, il vuoto affettivo, le restrizioni imposte e, in non pochi casi, la mancanza di rispetto.

Papa Leone XIV durante l’incontro con i Rappresentanti dei Media convenuti a Roma per il Conclave, il 12.05.2025 diceva:

Nel “Discorso della montagna” Gesù ha proclamato: «Beati gli operatori di pace» (Mt 5,9). Si tratta di una Beatitudine che ci sfida tutti e che vi riguarda da vicino, chiamando ciascuno all’impegno di portare avanti una comunicazione diversa, che

  • non ricerca il consenso a tutti i costi,
  • non si riveste di parole aggressive,
  • non sposa il modello della competizione,
  • non separa mai la ricerca della verità dall’amore con cui umilmente dobbiamo cercarla.

A mettere a fuoco la responsabilità degli operatori di settore è padre Giulio Albanese, che guida l’Ufficio diocesano per le Comunicazioni Sociali: «L’infor­mazione è la prima forma di solidarie­tà», ha scandito. Da questo presuppo­sto discende il rischio, molto concreto nell’oggi, che sia la comunicazione isti­tuzionale sia certa cattiva informazione non aderiscano ai principi di verità. «Il tema della mobilità umana e quello dei femminicidi non possono essere assolu­tamente strumentalizzati dalla politica per ottenere il consenso», spiega ai me­dia vaticani il comboniano. «Il compito dei politici non è solo servire la res publica — aggiunge — ma educare le coscienze. E trovo disdicevole, per non dire peno­so, avere giornalisti che spesso sono mercenari della parola, questo non è giornalismo». Anche i giornalisti devo­no fare il proprio esame di coscienza, aveva detto in conferenza, hanno biso­gno di conversione, guardando al Giu­bileo.

Nel suo Discorso Papa Leone sottolinea come la pace, e quindi la speranza, comincia da ognuno di noi:

  • dal modo in cui guardiamo gli altri, ascoltiamo gli altri, parliamo degli altri;
  • e, in questo senso, il modo in cui comunichiamo è di fondamentale importanza: dobbiamo dire “no” alla guerra delle parole e delle immagini,
  • dobbiamo respingere il paradigma della guerra.

Nel medesimo discorso è il Papa stesso che parafrasa il suo primo saluto, dichiarando:

“Una comunicazione disarmata e disarmante ci permette di condividere uno sguardo diverso sul mondo e di agire in modo coerente con la nostra dignità umana”.

E conclude: “Voi siete in prima linea nel narrare i conflitti e le speranze di pace”.

Papa Francesco in occasione del conferimento del premio “E’ Giornalismo”, sabato 26 agosto 2023 dei quattro peccati del giornalismo (quindi della comunicazione):

  • il rischio che la società dell’informazione si trasformi nella società della disinformazione.
  • la calunnia (a volte si usa questo);
  • la diffamazione, che è diversa dalla calunnia ma distrugge;
  • e il quarto è la coprofilia, cioè l’amore per lo scandalo, per le sporcizie, lo scandalo vende.

Auguro buon lavoro a tutti, con l’auspicio che come operatori della comunicazione possiate svolgere la missione di operatori di speranza.

Puoi leggere e scaricare il messaggio in PDF