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Il clero giovane ad Avellino per l’esperienza di formazione permanente

Accolti dal vescovo Arturo Aiello,  i 13 chierici hanno vissuto, il 28 e 29 novembre, due giorni di fraternità e spiritualità, insieme col vescovo Gerardo Antonazzo

 

Avellino è stata, il 28 e 29 novembre scorsi, la destinazione dell’ultima esperienza annuale di spiritualità e fraternità vissuta dal clero giovane della Diocesi.

L’obiettivo di perseguire una prospettiva integrale che coniughi l’aspetto spirituale a quello umano, la cura e la crescita nella condivisione delle relazioni fraterne alle esigenze culturali intrinseche dell’evangelizzazione, si concretizza in una formazione permanente al sacerdozio che ormai da un anno si  svolge attraverso brevi soggiorni fuori porta, durante i quali, interrotti momentaneamente gli impegni pastorali o accademici, emerge l’opportunità di acquistare nuove energie al ministero sacerdotale, per essere rafforzati nella motivazione al presbiterato attraverso nuove e più lucide consapevolezze circa le sue potenzialità e le fragilità.
Nel primo giorno, il gruppo composto da 12 sacerdoti e un diacono transeunte, insieme col vescovo Gerardo Antonazzo, è stato accolto dalla cordiale e generosa ospitalità del vescovo della Chiesa avellinese Arturo Aiello. Prima sosta è stata allo Specus martyrum, il luogo della più antica attestazione di professione cristiana di Avellino, nata dalla predicazione e persecuzione di Ippolisto e, dopo di lui, dalla presenza dello sparuto gruppo di battezzati sui quali si abbatté la furia omicida del governatore imperiale. Dalle sepolture di quei martiri, dalla testimonianza di quella primordiale comunità cristiana, sorse la nuova comunità, la cui vita trovò da allora sempre riferimento ai cristiani avellinesi della prima ora. Seconda sosta è stato un intimo colloquio col vescovo Aiello nella struttura del Centro giovani della Diocesi: con cuore di padre il Vescovo, membro della Congregazione del clero, ha messo i preti giovani, senza imbarazzi e inutili ritrosie, di fronte alla pericolosità dell’inautenticità, al rischio di una vita nascosta condotta parallelamente e al riparo dalla vita pubblica, ed ha indicato come antidoto alla doppiezza della vita sacerdotale la saldezza delle relazioni autentiche, in cui si sia davvero se stessi, anche nell’errore.
Il secondo giorno di permanenza ad Avellino è iniziato con l’incontro con don Vitaliano Della Sala, il direttore della Caritas diocesana: uno spaccato delle attività e degli interventi assistenziali dell’ente ha aperto il dibattito sulla necessità di una progettualità continuata, in collaborazione con le istituzioni cittadine e le organizzazioni del Terzo Settore, sull’insostituibile presenza ecclesiale per l’annuncio del Vangelo. È seguita poi la visita al Santuario di Montevergine, all’Abbazia fondata da San Guglielmo. Qui dinanzi all’icona della Madre di Cristo il Vescovo e i preti hanno celebrato la Messa. Commentando la liturgia corrente, il Vescovo ha nell’omelia invitato a fare in modo che la “visita sia visione”, cioè che la vera scienza di Dio (la teologia) coincida con quella mistica che solo la religiosità popolare riesce a vivere nella semplicità e nell’immediatezza del proprio sentire. Un altro santuario, quello di San Gerardo Maiella a Materdomini, è stato raggiunto nel pomeriggio dai sacerdoti. Padre Sabatino Majorano ha dato loro il benvenuto nella casa di san Gerardo, di cui ha illustrato la personalità e l’esempio di santità: dall’orfananza alla fuga dal paese natio, al suo ministero a favore dei poveri campani, alla tisi fino al pregiudizio dei chierici. Fratello laico, intriso di scienza teologica anche se sprovvisto della debita cultura, con senso di profondo rispetto nei riguardi dei sacerdoti, il Santo soleva esortarli alla fedeltà agli impegni del presbiterato e all’accoglienza del peccatore. Questi ed altri stralci delle affermazioni di san Gerardo sono stati condivisione dal redentorista, sulla volontà di Dio e la sua bellezza, sul progetto di amore per ognuno. Il religioso ha congedato il clero giovane con tre suggerimenti: 1) ascoltare con misericordia realtà e persone facendone emergere germi di speranza; 2) curare poi la fragilità con la medicina della verità; 3) riconoscere la presenza di Dio, rintracciare valori positivi anche nelle situazioni di peccato, accogliere con attenzione gli appelli del prossimo.

Il rientro Sora e Cassino ha concluso l’esperienza di fraternità e condivisione.

Andrea Pantone