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Giornata della memoria 2025

La Giornata della Memoria dell’IIS Carducci di Cassino

Chi salva una vita salva il mondo intero”: questa antica frase dal Talmud Babilonese, tradotta anche in greco, latino, ebraico e inglese, accoglieva, la mattina del 27 gennaio, chiunque salisse i gradini del Liceo Classico dell’IIS Carducci a Cassino. Una grande frase, importante come la giornata che si celebrava, la Giornata della Memoria, istituita in Italia per non dimenticare la Shoah, lo sterminio del popolo ebraico, con le leggi razziali, le deportazioni, la persecuzione di ebrei di qualunque nazionalità, che il regime di Hitler mise in atto per sterminare la “razza ebraica”. Giornata per ricordare anche coloro che con coraggio e a costo della propria vita si schierarono dall’altra parte, per salvare vite umane.

Docenti e studenti del Liceo Carducci, sia Classico che Artistico, si sono impegnati per organizzare la “loro” Giornata della memoria. Entrando nell’atrio dell’Istituto, si era subito attratti da una serie di installazioni curate dai ragazzi: l’albero di Natale era diventato l’Albero della Memoria, infatti non vi erano appesi ornamenti natalizi, ma gialle stelle di David: se sotto il regime nazista servivano a qualificare gli ebrei per perseguitarli, ora portavano parole dei ragazzi: Pace, Libertà, Ricordo, Perdono, Amore, Dignità, Genocidio… scritte i greco, latino, inglese; o frasi pensate e scritte da classi intere, come: “La Shoah è l’orrore di un mondo che ha dimenticato l’Amore”. Sulla sommità dell’albero troneggiava una stella più grande, con la parola “Speranza”.

Cartelloni e citazioni riempivano le pareti; al centro, la frase di Primo Levi: “Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche le nostre”. Accanto, su un grande schermo veniva riprodotto un documentario, fatto dagli studenti con interviste, testimonianze, immagini riguardanti i 27 gennaio vissuti dal 2000, quando fu istituita dalla Repubblica Italiana la Giornata della Memoria, fissata in tale data perché fu proprio il 27gennaio 1945 che le truppe sovietiche dell’Armata Rossa abbatterono i cancelli di Auschwitz, scoprendo la terribile realtà dei Campi di concentramento.

L’inizio della commemorazione è stato segnato dal suono della campanella, che segnalava per tutti gli alunni, anche quelli che erano in classe, un minuto di silenzio e raccoglimento, che è stato vissuto con grande compostezza e rispetto. Poi è stato il prof. don Aniello Crescenzi a dare inizio alla cerimonia illustrando il lavoro dei ragazzi ed i valori su cui si erano maggiormente soffermati. Il prof. Luca Consales ha sottolineato l’importanza del valore “Umanità”, che non va mai dimenticata, ma anzi deve essere tenuta sempre al primo posto con volontà vigile e attenta. È stata poi la volta dei ragazzi che hanno letto quanto avevano preparato, cominciando da una benedizione in ebraico. Hanno affrontato vari temi, anche quello riguardante il famoso dipinto di Raffaello detto la “Madonna Sistina” perché commissionato come pala d’altare da Papa Giulio II nel 1512 per la chiesa del monastero benedettino di San Sisto a Piacenza. Il celebre dipinto ebbe poi una storia lunga e avventurosa rischiando di sparire per sempre; ceduto dai monaci ad Augusto III di Sassonia fu esposto a Dresda per quasi due secoli. Durante la guerra i nazisti nascosero in luoghi segreti molte opere d’arte dei musei tedeschi. Quando l’Armata Rossa entrò nella città nel 1945 c’erano solo macerie e distruzione. Tra i soldati sovietici c’è Leonid Rabinovich, un giovane artista ebreo ucraino, e negli sguardi spaventati di tante donne in fuga dalla città distrutta il giovane rivide lo sguardo della Madonna col bambino in braccio dipinta da Raffaello impresso nella sua memoria. Si mise alla ricerca del quadro e alla fine riuscì a ritrovarlo. La Madonna Sistina rimase nascosta nel Museo Puskin di Mosca e solo dopo la morte di Stalin, nel 1956, in seguito all’instaurazione del Patto di Varsavia, l’opera venne restituita a Dresda. In ultimo, una ragazza ha letto la toccante poesia “C’è un paio di scarpette rosse”, di un bambino di tre anni e mezzo, morto nel campo di concentramento.

Parole di apprezzamento sentito sono venute dalla Dirigente scolastica prof.ssa Licia Pietroluongo, soddisfatta di come i ragazzi si sono impegnati ed hanno saputo comprendere le situazioni di 80 anni fa e quella attuale, di certo non abbastanza rassicurante. Infine, a portare il saluto della Amministrazione cittadina è stato l’assessore Pierluigi Pontone, che nel suo toccante intervento ha ricordato con affetto e rimpianto un suo caro zio rimasto gravemente ferito da bambino dall’esplosione di un residuato bellico, a dimostrazione di quante morti, quanti danni e sofferenze derivano dalla guerra, da ogni guerra e come sia preziosa la vita umana, perciò da rispettare e proteggere sempre.

Adriana Letta