DALLA CASA DI NAZARETH ALLA STANZA SUPERIORE1
Omelia per l’inizio del ministero di don Edmer Eronga
Alvito, 7 ottobre 2025
Saluto cordialmente tutte le Autorità civili e militari, un caro e fraterno saluto a tutti i sacerdoti concelebranti. A don Edmer e a don Alberto un particolare pensiero di gratitudine. L’avvicendamento pastorale non rappresenta una semplice successione, ma una crescita per tutti, perché apre la possibilità di nuove strade, nuovi orizzonti, nuovi sogni. Non bisogna mai smettere di sognare. La Parola di Dio oggi ci aiuta davvero a sognare, nella memoria della Vergine Maria del Rosario. La Parola traccia un itinerario molto ricco, un percorso che va dalla Casa di Nazareth al Cenacolo, la stanza al piano superiore di cui parlano gli Atti.
Abitare la propria umanità
L’evangelista indica il nome del villaggio, il nome dell’angelo inviato da Dio, il nome della regione, il nome della ragazza raggiunta nella sua casa, Maria. Si fa anche riferimento al suo legame con Giuseppe, sua promessa sposa. In tale contesto si svolge la vita ordinaria di questa giovane ragazza: si prende cura sa custodire le sue affabili relazioni, frequenta le amicizie del villaggio, attinge con le sue brocche l’acqua dalla fontana della piazza centrale, mentre conversa con amiche e conoscenti. E’ una bella ragazza, ama la sua femminilità, si prende cura dei suoi semplici ornamenti, senza sfarzo. Tutti stimano la leggiadria del suo comportamento discreto e affabile, riservato e rispettoso. Tutti sono in attesa del matrimonio con Giuseppe, stimato falegname del villaggio. Maria abita la sua casa, vive l’intimità del suo ambiente domestico e familiare. Si comprende subito come Maria sa abitare soprattutto la casa della sua umanità: con la disinvoltura con la quale si prende cura dei suoi rapporti e delle sue vicende familiari, Maria abita soprattutto la sua interiorità, sa prendersi cura della propria intimità. E’ donna raccolta, non incentrata su se stessa, bensì aperta alla presenza di Dio nella meditazione assidua della Torah. Emerge l’armonia con cui Maria abita la sua umanità, la sua femminilità, i suoi progetti, i sogni che animano i suoi pensieri. E’ una ragazza pienamente riuscita nella sua completezza, umanamente integrata. L’angelo la dichiara infatti “piena di grazia”, cioè segnata da una umanità singolare, di cui Maria ignorava ancora la sorgente di tanta straordinaria bellezza.
Chi è il prete? È prima di tutto un uomo, non un uomo perfetto, chiamato ad abitare la sua umanità. Un uomo che impara a conoscere e ad integrare la singolarità delle sue qualità e il limite delle sue fragilità. Parliamo di una personalità equilibrata, interiormente armonizzata, in pace con se stessa, consapevole delle sue responsabilità e orientata consapevolmente al compimento delle ragioni delle ragioni del suo essere al servizio degli altri, della sua missione.
Abitare la nostra umanità è abitare anche i nostri limiti, fare pace con i nostri difetti, riconoscerli e integrarli dentro una storia vocazionale che è dono di Dio, sua grazia, di cui siamo portatori non “pieni”.
Lasciarsi trovare da Dio
Maria è una creatura che si è lasciata trovare da Dio. Infatti, per l’Inviato non è difficile raggiungere il domicilio di Maria, il suo cuore. Maria è una donna che si lascia trovare da Dio. Le donne non andavano in sinagoga, ma pregavano la Torah in casa. La Parola di Dio era di casa, nella casa di Maria. Il suo cuore era affabile, era dimora della Parola. Questa donna che si lascia trovare perché è ben disposta e ben docile. verso quella volontà di Dio che lei da sempre ha cercato di riconoscere nella preghiera e nello studio della Torah, della legge. Questo aspetto molto bello per noi è piuttosto faticoso. Ricordiamo le origini della nostra storia, bella e drammatica allo stesso tempo. L’uomo fatto a immagine di Dio, posto nel giardino, è costretto a nascondersi a causa della sua caduta. Non si lascia trovare facilmente da Dio: “Adamo dove sei?” (Gen 3,9). Dio sorprende Maria senza fatica; Dio continua a sorprendere ciascuno di noi tra mille difficoltà, resistenze ambiguità, confusione. Dio non riesce a trovare l’uomo. Ma lasciarsi trovare da Dio è una cosa bellissima. Significa fare in modo che Dio possa trovare dimora lì dove noi siamo, così come siamo, perché Dio è alla ricerca di ogni dimora umana possibile per parlare al cuore di ognuno.
Cari amici, carissimo don Edmer, il cuore docile si lascia trovare da Dio. Non siamo noi a cercare Lui per primi: “Non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi” (1Gv 4,10). Sant’Agostino lo riconosce e lo ricorda con estrema gratitudine: “Tu non mi cercheresti se non mi avessi già trovato» (S. Agostino, Le confessioni, Libro IX, 21,15). Don Edmer, lasciati trovare da Dio e da quanti sono alla ricerca di Dio, dalla sua Parola, dalla sua continua chiamata, dalla missione che Lui oggi ti affida, dal suo perdono perché tu viva da Lui ‘misericordiato’ ed usare misericordia verso tutti. Dilata gli spazi interiori del tuo cuore, radicandoti nell’intimità con Dio, familiarizzando con i suoi voleri e desideri, con la sua volontà e con le sue attese su di te e sulla comunità che oggi ti affida come porzione del suo gregge per il quale si è donato e sacrificato come Agnello immolato.
Annunciazione e discernimento
Cosa diventa questo incontro tra il Signore e l’umanità singolare di Maria? Cosa significano queste parole di annunciazione? C’è un dialogo molto intenso e molto stringente tra Dio e Maria. Sii tratta di un vero processo di discernimento: le parole dell’angelo si intrecciano con le domande di Maria. E’ tempo prezioso di discernimento. Che cosa diventa allora questo dialogo, questo incontro? Processo di discernimento nel quale Maria cerca di comprendere sempre di più il senso della parola con cui Dio si sta avvicinando in una maniera sorprendente alla sua storia umana. Caro Don Edmer, il nostro ministero non si ripete ma cresce e si sviluppa grazie ad un processo permanente di discernimento grazie al quale riconoscere le attese di Dio, a volte le più impensabili. Nell’ordinarietà Dio ci sorprende. Il Signore interviene, si rende presente e in qualche modo continua a sorprenderci. Nel discernimento spirituale e pastorale coglia l’Oggi di Dio. Dio è l’eterno presente. Vive dentro la nostra storia quotidiana e ci sorprende con quello che rivela in questo processo di discernimento, per comprendere ciò che il Signore vuole dirci ogni giorno. Questa nuova missione parla di un nuovo processo di discernimento. E’ Lui la tua “annunciazione” qui ad Alvito.
Stanza al piano superiore
Il Cenacolo al piano superiore dove sono riuniti gli apostoli con Maria richiede una nuova “collocazione” nella vita ecclesiale: esige di porsi su un livello nuovo, su un livello diverso, su un livello più alto. Perché chi cammina in questo processo di discernimento cresce, matura. La stanza posta al piano superiore dove Maria e gli apostoli cono concordi e unanimi nella preghiera è paradigma della Chiesa. Caro don Edmer, il compito e la responsabilità pastorale consiste nel “fare Chiesa”, fare Cenacolo, formare alla comunione dei fratelli e delle sorelle con la potenza dello Spirito, animati dalla maternità della Vergine Maria. Guidare la comunità è educare alla concordia, far amare e gustare la verità e la bellezza del Noi. La stanza al piano superiore impegna tutti a passare dai bassifondi dell’Io all’elevatezza della comunione fraterna. Il prete non è il solista, non è l’uomo solitario, non è l’eroe solitario, non è il navigatore solitario, è un compagno di strada che sostiene il cammino della comunione.
Invochiamo per te don Edmer, per le tue comunità e per le nostre famiglie una speciale intercessione della Beata Vergine Maria del Rosario, presenza indispensabile nel Cenacolo della Chiesa di cui è madre, modello e immagine: Sub tuum presidium confugimus, Sancta Dei Genitrix.
+ Gerardo Antonazzo
[1] Testo da registrazione, non rivisto.
