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Canneto apre il mese mariano: cammino, fede e il ‘sì’ della speranza

Iniziato giovedì scorso il mese mariano
Centinaia i pellegrini giunti al Santuario per la Messa del vescovo Antonazzo

 

Il primo maggio segna l’avvio del mese mariano. A Canneto, presso la Basilica-Santuario incastonata tra le montagne del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, la tradizione si rinnova con un significato ancor più profondo, perché quest’anno ricorre il primo anniversario della proclamazione ufficiale della Vergine Bruna di Canneto come patrona diocesana, rafforzando il legame tra fede popolare e identità spirituale.

Fedeli e devoti, provenienti da tutta la diocesi e dalle vicine regioni di Abruzzo, Molise e Campania, si mettono in cammino verso il santuario. Non si tratta solo di una tradizione radicata, ma di un autentico gesto di fede, carico di significato. Il pellegrinaggio a Canneto è già esso stesso messaggio: per raggiungere il santuario, bisogna mettersi in movimento, uscire da se stessi, abbandonare la propria zona di comfort – spirituale, antropologica, esistenziale – e aprirsi alla grazia, all’imprevedibile.

Lo ha ricordato con forza il vescovo diocesano Gerardo Antonazzo durante la Celebrazione eucaristica presieduta nel giorno dell’apertura: “Maria è modello dell’obbedienza a Dio, pronuncia il grande ‘sì’ della speranza che non delude”. Un sì che, come ha spiegato, non è un singolo atto isolato, ma un processo, un itinerario interiore di fiduciosa obbedienza che attraversa l’intera esistenza, anche nei momenti più oscuri. “Maria – ha aggiunto citando Papa Francesco – ha attraversato più di una notte nel suo cammino di madre. Non protesta, non si dispera, ma ascolta. E tra speranza e ascolto c’è sempre un legame profondo”.

Il cammino verso Canneto, dunque, non coinvolge solo i singoli individui, ma le comunità: compagnie di fedeli, gruppi parrocchiali, antiche confraternite che si muovono unite nella consapevolezza di appartenere a un’unica grande famiglia spirituale e scoprono di poter crescere come tale, ancorati a Maria, custode della “fiaccola della speranza”. Alcune delle compagnie hanno una storia secolare: è il caso della compagnia di Aquino, che quest’anno celebra il 149° anniversario dalla sua fondazione. Per la prima volta, quest’anno, per tutto il mese di maggio, esse giungeranno, nel giorno prefissato, al santuario per la celebrazione e condividere momenti di preghiera e riflessione nella forma del pellegrinaggio giubilare, cogliendo così la possibilità che l’Anno Santo offre anche per prepararsi alle celebrazioni di agosto.

Dopo il lungo inverno, l’apertura del mese mariano coincide con la ripresa a pieno regime del santuario, che non ha mai visto chiusure, ma ha esteso anche ad altri mesi (come quello di novembre) o in altri periodi dell’anno le proposte di preghiera e spiritualità. Da giovedì scorso il Santuario è tornato ad accogliere un flusso sempre crescente, anche nei mesi successivi, di pellegrini, fino alle grandi celebrazioni di agosto, culminanti il giorno 22 con la festa di Maria Regina dell’Universo. Quest’anno, inoltre, il santuario vivrà anche un tempo giubilare, che aggiunge ulteriore significato al cammino di fede intrapreso da tanti.

Il legame tra i fedeli e il Santuario non si esaurirà con il primo maggio, né si concentrerà solo nei giorni delle celebrazioni estive, dal 18 al 22 agosto. Per la prima volta, il Santuario di Canneto vivrà l’intero mese di maggio con la partecipazione quotidiana delle Compagnie di pellegrini. L’iniziativa, voluta dal rettore don Antonio Molle, prevede celebrazioni liturgiche ogni giorno, dal lunedì al sabato, alle ore 17 con Rosario e Messa. “Un’occasione – scrive don Antonio – per offrire testimonianza con la propria presenza e preghiera”. Un vero pellegrinaggio diffuso, che rinnova il legame tra i fedeli e il Santuario anche al di fuori delle celebrazioni estive.

Nel cuore dell’omelia, Antonazzo ha offerto una riflessione sulla speranza come pazienza e vigilanza. Ha ricordato che “la speranza si lascia plasmare dall’attesa, per non perdere mai di vista la presenza del Signore”, anche quando essa sembra offuscata. Citando il teologo Dietrich Bonhoeffer, il vescovo ha ricordato: “Dio non colma il nostro vuoto, ma lo mantiene, perché solo nel vuoto l’io muore a se stesso e si apre a Dio”.

Maria, ha concluso, è madre, mediatrice ed esempio di speranza. Il suo legame con la Chiesa non è solo simbolico, ma strutturale: “Ella è tipo e modello di ciò che la Chiesa è e deve diventare, nella fase peregrinante e in quella gloriosa”. Una figura che continua ad accompagnare ogni credente lungo i sentieri, spesso faticosi, della vita e della fede.

Andrea Pantone