Da tempo immemorabile la città è fedele custode di tradizione e devozione in onore al santo portoghese.
Anche quest’anno, malgrado, ancora in piena pandemia, non si sia potuta svolgere la processione, gli arpinati si sono ritrovati in chiesa per pregare e partecipare alle celebrazioni liturgiche.
Come ormai da tradizione, i rintocchi delle campane fatte risuonare a mano da alcuni devoti campanari hanno aperto la “Tredicina’’, conclusa il 13 giugno dalle messe in programma e dalla solenne celebrazione eucaristica delle 11.00, presieduta quest’anno da dom Ugo Tagni, abate emerito dell’Abazia di Casamari.
A chiudere la celebrazione, un altro momento molto sentito dagli arpinati, l’accensione da parte del sindaco, l’avv. Renato Rea, della lampada votiva e la preghiera al Santo di benedizione sulla città di Arpino.
I racconti e gli scritti storici testimoniano l’origine della devozione di Arpino al santo portoghese. Nel lontano 1662, quando il regno di Napoli, di cui Arpino faceva parte, fu stato colpito da una grave carestia, un gruppo di frati francescani fece scolpire la statua di Sant’Antonio (tutt’ora custodita ad Arpino), perché peregrinasse in tutto il meridione e ne venisse invocata la protezione. Arrivati nel nostro paese, i francescani chiesero ospitalità presso il Convento di San Nicola (oggi Chiesa di Sant’Antonio), ma ogni volta che tentassero di rimettersi in cammino, un violento temporale si abbatteva sul paese: se ne attribuì la responsabilità al Santo, che avrebbe voluto forse far restare la sua statua in quella chiesa. Fu così che la Chiesa di San Nicola cambiò nome e devozione.
Da moltissimi anni la confraternita di Sant’Antonio si prende cura della chiesa e organizza tantissime attività durante l’anno, come, ad esempio la distribuzione del ‘’il pane di Sant’Antonio’’, il cui ricavato delle offerte viene devoluto ai più bisognosi.
Il link della pagina Facebook della parrocchia per rivedere la celebrazione: https://fb.watch/67p1KpeV9g/.
Gianna Reale
