Testimonianza di una Suora diocesana della drammatica guerra in Congo [23 febbraio 2018 Giornata di preghiera voluta da Papa Francesco]

23 febbraio, Giornata di preghiera per Congo e Sud Sudan

Appuntamento voluto da Papa Francesco

Annunciata da Papa Francesco durante la preghiera dell’Angelus di domenica 4 febbraio, la Giornata di preghiera per il Congo e il Sud Sudan si celebra esattamente tre mesi dopo la veglia presieduta dallo stesso Bergoglio il 23 novembre scorso a San Pietro per quelle terre ferite da anni di guerre.

Riportiamo di seguito la testimonianza di una nostra suora diocesana missionaria in Congo.

«La storia malorosa del Congo purtroppo non è cominciata oggi. Penso che la pace legata all’indipendenza di questo paese, proclamata quel giovedì 30 giugno 1960, si era già consumata dopo tre giorni di festeggiamenti, quel lunedì 4 luglio con i primi ammutinamenti, le ingerenze internazionali, le differenti secessioni e lotte piene di colpi bassi per il potere, storia di sopraffazione di un popolo fino ad oggi.
Nell’unico discorso del presidente degli ultimi 5anni, il 26 gennaio 2018, si espresso rivendicando la divisioni del poteri, citando: “date a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio.”
Il realtà ben l’aveva capito l’arcivescovo di Leopoldville mons. Scalais il 1 settembre 1960 che ribadisce la funzione della Chiesa, affermando: con Cristo, (la Chiesa) condanna tutto ciò che porta all’odio e alla violenza: essa vuole così tenere fede alla missione che Dio le ha affidato e lavorare per la “felicità del popolo congolese”; essa, ripeto con tutte le mie forze, non ha e non può avere altro scopo”.
  
La Chiesa persegue la pace, ce lo ripete il papa Francesco, il cardinale Mossengwo e il comitato cattolico laico che organizza le marce: che nessuno ceda alla tentazione della violenza, eppure scende in campo come voce forte per difendere questo popolo maltrattato e ridotto in condizioni di povertà e miseria materiale, culturale, spirituale cosi grandi da non essere più vivibili.
Per superare una crisi politica, che vedeva una fortissima tensione fra la maggioranza con la pretesa di elevarsi al potere, (dopo molteplici tentativi di cambiare la costituzione da due mandati successivi a tre per la presidenza) e forte di mezzi militari da una parte, e un’opposizione, dall’altra, decimata da scomparse di uomini e con l unica forza di una massa disperata, tanto pericolosa a volte perché cieca, la Chiesa e le conferenza episcopale del Congo hanno potuto mediare e ottenere un accordo tra le due parti il 31 dicembre del 2016, quello che viene chiamato comunemente L’accordo di san Silvestro. Quest’ultimo accordava appunto l’interim al presidente per un anno (il cui mandato terminava il 19 dicembre 2016), con il compito di organizzare le elezioni, l’impegno di liberare i prigionieri politici e la promessa di non presentarsi per il terzo mandato.

Allo scadere dell’anno, quando nessun punto dell’accordo era stato rispettato, il comitato cattolico laico ha deciso di organizzare delle marce pacifiche, manifestazioni di rivendicazione per il rispetto dell’accordo. Due marce sono state realizzate, una il 31 dicembre, l’altra il 21 gennaio e grande violenza è stata dispiegata dal governo contro cittadini inermi muniti di corone, palme e bibbie. Il 31 dicembre le chiese non hanno potuto aprire le porte, circondate da militari (anche stranieri, mercenari) vestiti da poliziotti, come fossero dei locali; in molte parrocchie le messe non sono state celebrate perché l’ingresso dei fedeli in chiesa era stato impedito, fino ad arrivare al tiro di lacrimogeni nelle chiese, o a bloccare l’uscita dei fedeli, chiusi dentro appunto. Purtroppo ci sono stati dei morti, le cifre variano in un paese in cui si oscura la verità, (al punto di recuperare e nascondere i cadaveri), e la scena di una folla in ginocchio in preghiera, con corone in mano, dietro il loro parroco, davanti a militari con le armi spiegate è l’emblema dell’ingiustizia, della legge del più forte, della sopraffazione perpetrata ai danni di un popolo schiacciato.

Il cardinale ha alzato la voce, dicendo di rifiutare la legge della forza e perseguire piuttosto la forza della legge: “cosa vogliamo veramente? Il potere per il potere o il potere per lo sviluppo e il progresso del popolo (…)?”. 
La situazione resta esplosiva, questo articolo è volutamente senza nomi perché la censura è molto forte e perché molti stranieri, anche autorità sono stati invitati a lasciare il paese. Con tristezza non posso partecipare alle marce, la prossima prevista, in seguito a un cambiamento di programma, per il 25 febbraio, volutamente programmata dopo il venerdì di preghiera per la pace organizzato da Papa Francesco, in modo particolare per le popolazioni della Repubblica Democratica del Congo e del Sud Sudan. 
Siamo in momento molto delicato della storia di questo paese, ma la Chiesa cattolica, che ha ricevuto l’appoggio di quella protestante e di altre confessioni religiose, è determinata ad andare avanti, contro chi ha fatto di questa bellissima e ricchissima terra, la sua fattoria personale, aggiustandosi le leggi o abolendole a proprio piacimento, passando, si racconta, le giornate a giocare alla playstation o a fare rally, mentre il suo popolo letteralmente muore di fame».
  

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