Sulle Vie e le Terre di Santa Scolastica

Lunedì 21 Maggio 2018, nel corso della mattinata avviene un incontro molto particolare. Sotto lo sguardo imperioso della bella Abbazia di Montecassino, ci troviamo in località Piumarola, ai piedi della statua di Santa Scolastica, posata nel Febbraio scorso alla presenza del Vescovo della nostra diocesi, è iniziato il piccolo, ma intenso, percorso storico di un gruppo di studentesse dell’Università degli studi di Cassino e del Lazio meridionale, a conclusione della didattica di Storia della Cultura Benedettina. Organizzatori dell’incontro, il professor Filippo Carcione, dell’Università Cassinate, ed il dott. Antonio Pittiglio, presidente del consiglio comunale di Villa Santa Lucia, al quale va riconosciuto il merito di una grande sensibilità culturale.

La prima tappa è proprio sotto la nuovissima statua di Santa Scolastica, all’ingresso della piccola comunità. Subito si respira un’aria particolare, densa di contenuti, ma con cuore leggero. Prima il dott. Pittiglio e poi il professor Carcione ci descrivono la statua che si presenta con una particolarità: sembra muoversi e nello stesso momento invita chi la osserva, a seguirla. Immagine questa che, con le parole del nostro caro professore, si fa immagine di una Chiesa Cattolica rinnovata, che va incontro e che guarda al fine escatologico del peregrinare sulla terra. Rivolta al Padre ed allo Sposo. Ma non è solo il simbolo escatologico. La statua presenta una donna che stringe al petto la regola monastica, ad indicarci così anche il modello per raggiungere tale felice premio, una vita attiva, contemplativa, ordinata e con carattere spirituale. Presenta anche un particolare volto, che valorizza i lineamenti femminili, come a dire: recuperiamo il “volto femminile della chiesa”, volto fatto di amore materno, che in questo mese, Maggio, acquista ancora più valore. Presentando una suggestione particolare, mese mariano ed incontro di cultura, il nostro, che vuole riportare alla memoria un passato di monachesimo al femminile, che per sette secoli circa, fino al tredicesimo secolo, ha operato in sintonia con il più noto monachesimo al maschile.

Foto di rito e ci incamminiamo verso il centro della piccola frazione, verso il sito dove sorgeva l’antico monastero. Ora non ci sono che piccoli resti, quasi inglobati dalle costruzioni private. Ma ancora resistono simboli evidenti di un passato monastico, e di stampo benedettino. Infatti proprio dove sorgeva il monastero, all’ingresso, ci sono due leoni di pietra ancora ben conservati, alla destra e alla sinistra dove anticamente sorgeva l’arco di ingresso. Simbolo di territorio sotto la giurisdizione benedettina. Entriamo nello spiazzo, che chiaramente era l’antico chiostro centrale, e gli unici altri due elementi che rimandano alla memoria monastica del luogo sono il pozzo al centro, che ancora mantiene la sua antica fattezza, anche se in evidente cambiamento a causa dell’usura, e le case private che sono state costruite tutt’intorno o inglobando a sé i resti delle mura e costruzioni antiche, o al loro posto. Delimitando così, quasi perfettamente, l’antico perimetro. E con un po’ di immaginazione, e l’aiuto del dott. Pittiglio e le foto che ci ha procurato per essere visionate e da lui commentate, e con la magistrale descrizione storica del prof. Carcione, le studentesse, che nel tempo hanno mostrato una sempre maggiore curiosità per la storia di questo piccolo posto della Valle dei Santi, hanno potuto conoscere e sperimentare una particolare lezione di Cultura Benedettina, lezione sul campo, per così dire, e con viva partecipazione.

Dopo tante domande di curiosità storica e cultuale, e l’aver espresso una certa malinconia nel vedere che luoghi così importanti per la nostra storia e tradizione, sono stati lasciati a loro stessi e poco valorizzati nel secondo dopoguerra, ci incamminiamo verso la terza tappa della mattinata.

Costeggiando l’esterno del perimetro dello spiazzo, ci incamminiamo verso la chiesa del monastero, che essendo femminile, era situata necessariamente fuori le mura. Ma aveva un passaggio di comunicazione, per permettere alle monache di accedere alla chiesa per le funzioni, senza passare dall’esterno. I resti sono evidenti, è una antica chiesa, si scorge anche resti di un affresco sul muro al lato desto. Non vi è più il tetto, ma solo colonne e tre pareti spesse, ricordo di una forza che ancora aleggia tra i resti. Anche qui dispiace vedere che tanto poco è rimasto in piedi.

Lasciato il sito dell’antico monastero ci dirigiamo a circa cinque chilometri da Piumarola, in località Pittoni, sul confine tra Villa Santa Lucia e Cassino. Qui sorge la Chiesa del Colloquio, ristrutturata intorno al 1961, così dice l’inscrizione in latino sulla trave di marmo alla testa della porta di ingresso.

Questa piccola chiesetta ai piedi di Montecassino è un simbolo importantissimo per la storia del nostro territorio, qui sorgeva una casa dove solevano incontrarsi San Benedetto e Santa Scolastica, una volta l’anno. I due fratelli erano rispettivamente Abate e Badessa dei monasteri da loro ispirati.

Ad attenderci c’è il custode della Chiesetta, che sotto l’invito del dott. Pittiglio ha gentilmente provveduto a farci visitare il sito Benedettino.

La Chiesa del Colloquio è importante per un fatto straordinario, è anche il luogo della memoria dell’ultimo incontro tra i due Santi. I due fratelli si incontravano una volta all’anno in una casa a metà strada tra i due monasteri, divenuta poi oggetto di culto per molto tempo.

Gregorio Magno racconta, nel secondo Libro dei Dialoghi, che nell’ultimo di questi incontri, avvenuto il 6 febbraio 547, poco prima della sua morte, Scolastica chiese al fratello di protrarre il colloquio spirituale fino al mattino seguente, ma Benedetto si oppose per non infrangere la Regola. Allora Scolastica implorò il Signore di non far partire il fratello e scoppiò in un pianto dirotto: subito dopo scoppiò un inaspettato e violento temporale che costrinse Benedetto, che vi riconobbe un miracolo, a rimanere con lei conversando tutta la notte. Gregorio conclude la narrazione dell’episodio affermando: «Poté di più, colei che più amò».

Ancora Gregorio narra che Benedetto ebbe notizia della morte della sorella, avvenuta tre giorni dopo il loro ultimo incontro, “da un segno divino”: vide l’anima della sorella salire in Cielo sotto forma di una bianca colomba.

Questa memoria nel tempo si è trasformata in tradizione, ed ogni anno una processione, con alla testa la statua della nostra Santa, parte dalla chiesa di Piumarola e percorre simbolicamente l’ultimo cammino di Santa Scolastica, proprio fino alla Chiesetta del Colloquio, come ci ricorda il dott. Pittiglio.

La chiesetta è umile e semplice, quasi a ricordare visivamente la spiritualità monastica di cui si fa portatrice di memoria, e c’è un solo elemento di chiara bellezza, anche questo a far emergere il fine di tale spiritualità, l’escatologia Cristiana. Ed è il mosaico che decora tutta l’abside. Una bellissima immagine che raffigura la Madonna, con Gesù sul grembo, sotto le vestigia del Carmine, al centro, e San Benedetto e Santa Santa Scolastica sui lati. Davvero una bella opera, apprezzata tantissimo dalle studentesse, che ancora mostrano vivace curiosità e interesse verso la storia e i luoghi che stanno scoprendo pian piano, in una giornata di didattica alternativa. Toccare con mano ciò che apprendiamo con la mente ed il racconto, sembra essere questa mattina il modo migliore per fare esperienza “viva” di culto e cultura.

Lasciata la chiesetta del colloquio ci dirigiamo verso l’ultima tappa della mattina, nella piccola piazzetta della località Pittoni, poco distante.

La piccola piazza è molto accogliente, ai piedi del piccolo centro storico, e ad accoglierci ancora una volta è una statua di Santa scolastica, inaugurata nel 2014, sotto la spinta della forte devozione che in qui luoghi i cittadini nutrono per lei. Di marmo, bianca e semplice. Una semplicità che fa emergere ancora una volta le note fondamentali della sua esistenza terrena, tutta rivolta alla Regola e al fine della vita cristiana. Ancora una volta il libro della Regola e la colomba, che dalla sua mano protesa in avanti sembra catturata nell’attimo di prendere il volo, a determinare il carattere dell’opera. Un ultimo momento di confronto. Il professor Carcione ed il dott. Pittiglio ci aiutano a localizzarci storicamente e spazialmente in questo piccolo territorio, ma grande dal punto di vista della memoria storica. Siamo sulla via Francigena, parte di un fascio di vie, dette anche vie romee, che dall’Europa Occidentale, in particolare dalla Francia, conducevano a Roma e di qui proseguivano verso la Puglia, ove vi erano i porti d’imbarco per la Terrasanta, meta dei pellegrini. E sembra inevitabile che questo fascio di vie passassero all’ombra del simbolo più grande di una Europa Cristiana. La prima Abbazia del Patrono d’Europa.

Ed è proprio un simbolo questo che abbiamo di fronte, come a dire che l’umanità europea affonda le sue radici nella cristianità, e ancora oggi se ne può vivere l’essenza, in piccoli movimenti devozionali, come quello di una piccola contrada che mette al centro di una piazza un simbolo della sua fede, come augurio e modello di socialità.

Con questi pensieri e i dovuti e sinceri ringraziamenti ci congediamo da questa bella mattina passata a ripercorrere i movimenti di una Santa che ha sicuramente segnato il nostro territorio tutto, ma soprattutto quello della piccola frazione di Piumarola, che ha una storia millenaria, come testimonia una Epigrafe datata tra il 67 ed il 75 d.C., conservata al Museo Capitolino di Roma, conosciuta come “Fasti di Piumarola”.

Ci salutiamo percependo visivamente la bontà della iniziativa voluta dal professor Carcione, osservando nei volti delle studentesse del corso Magistrale in Pedagogia un evidente sorriso e gradito riconoscimento, per quanto fatto vivere loro, in poche ore di passeggiate.

Rosario Gabriele Giorgio

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