Sacra Rappresentazione della Natività

Si è svolta a Cassino presso la Rocca Janula l’edizione 2017 del Presepe Vivente

Venerdì 29 dicembre, un giorno dopo rispetto al programma a causa delle avverse condizioni atmosferiche, la Rocca Janula di Cassino, un tempo struttura di difesa dell’abbazia e della città con mura possenti e torri di guardia, da due anni restituita da un lungo restauro alla città e adibita ad eventi culturali, ha fatto da magnifico sfondo alla Rappresentazione del Presepe Vivente dalle ore 14.00 alle 20.00 o almeno fino a che la temperatura e la nebbia lo hanno permesso.

Tutto questo grazie al Comune di Cassino – Sindaco, Amministrazione e Assessore alla Cultura – e alla Parrocchia di S. Pietro Apostolo, con le Associazioni “Largo a Don Bosco”, Banda Musicale Don Bosco (alcuni componenti della quale hanno suonato benissimo come “Banda di Betlemme”!), Filodrammatica Don Bosco e grazie all’Associazione “I Corvi di Giano”. Una rete, insomma, una quantità di persone che si sono adoperate perché la manifestazione, che da molti anni viene realizzata, si svolgesse nel migliore dei modi.

Tutto è stato organizzato, con i suggestivi scenari, naturali e non, offerti dalla Rocca Janula, come un teatro itinerante, in cui a muoversi e spostarsi era lo spettatore che, entrando “a Betlemme”, come un cartello avvisava, aveva modo di considerare il quadro di insieme e avvicinarsi ad osservare le varie singole scene che si susseguivano e che via via lo introducevano in quel mondo lontano di duemila e più anni fa, cominciando dal censimento della popolazione indetto da Cesare Augusto, visitando poi la Sinagoga, con le tavole della legge ed i Rabbini, la Scuola ebraica, con i bambini intenti ad apprendere dalle labbra del Maestro Rabbino: il tutto ricostruito attraverso ricerche e approfondimenti esposti anche in tabelle scritte. Si passava poi attraverso il mercato di Betlemme, dove era possibile trovare un po’ di tutto: frutta e verdura, stoffe, utensili per la casa, ceste e dolci fatti da mani artigiane, formaggi, spezie… Interessante e verosimile, anche “gustabile” guardando e assaggiando… Dal momento che a quel tempo gli Ebrei erano sotto la dominazione dei Romani, c’erano una tipica casa romana ed una ebraica, una locanda ed una postazione romana guardata da soldati. Tutto questo per prepararsi a giungere al cuore della Sacra Rappresentazione: la Natività, motivo primo e culminante di attrazione.

Il percorso era aiutato da un foglietto-guida opportunamente predisposto, non tanto per guidare fisicamente i visitatori, che anche da soli avrebbero saputo muoversi, quanto dal punto di vista spirituale. Infatti la spiegazione inizia da “Non c’era posto per loro“, dal fatto che Gesù nasce in povertà, non tanto per l’indigenza della sua famiglia, ma “lontano dal villaggio… dall’affetto dei familiari e amici… dalla comodità della casa paterna, anche se povera; nasce tra stranieri che non si curano di lui e non gli offrono che una mangiatoia dove nascere”. E indica in questo “il grande mistero dell’incarnazione di Dio“. Poi il foglietto suggerisce la riflessione che non doveva essere facile riconoscere Gesù per i suoi contemporanei, come “non è mai facile per nessuno, nemmeno oggi“. “Il segno che Dio offre, quando viene accolto umilmente, segna il punto di partenza del cammino di fede verso Colui che si rivela“. E il foglietto indica “come decifrare il segno e accogliere Gesù”, sull’esempio dei pastori che, aperti alla rivelazione del mistero, accolgono con semplicità Gesù, credono in Lui e ne divengono testimoni, ma anche di coloro che udirono stupiti i loro racconti. Ma soprattutto con l’esempio di Maria, la Vergine dell’ascolto, capace di cogliere la Parola di Dio nella quotidianità della sua vita. Perciò conclude: Solo chi ha l’ansia di ricerca dei pastori e il cuore contemplativo di Maria sarà capace di decifrare i segni della presenza e degli interventi di Dio nella vita e di accogliere Gesù nella casa della propria esistenza.

Un provvidenziale sole, per quanto pallido, dopo giorni di pioggia, vento e freddo, ha regalato non solo un gradito tepore, ma anche chiaroscuri formidabili, colori preziosi e, man mano che passavano le ore, il trascolorare del cielo dalla luce alla penombra della sera con effetti davvero suggestivi. Da una parte si poteva guardare dall’alto Cassino, dall’altra si era dominati dalla sagoma maestosa dell’Abbazia di Montecassino: due scenari storici e stupendi, opposti e complementari.

Un grande merito certamente va riconosciuto a tutti gli organizzatori, in primis alla Filodrammatica Don Bosco che ne è l’anima, che si sono impegnati con grande passione, e a tutti coloro che in qualche modo hanno contribuito alla riuscita della annuale manifestazione, che assume un valore non solo artistico e storico, ma ancor più sociale, educativo e spirituale.

Adriana Letta

Foto di Aurora Capuano

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