Non Siamo Soli

 

 

“Non siamo soli” è la canzone tratta dall’album del 2016 di Giovanni Caccamo. Una canzone scritta a Gerusalemme, terra ricca di storia e di spiritualità. Pure in situazioni in cui fisicamente ci si trova soli, esiste una relazione che non è quella terrena orizzontale, ma esiste una relazione verticale che è quella spirituale. Di fatto, anche quando siamo soli, alzando lo sguardo, ci rendiamo conto che… non siamo soli!

«E’ una canzone che ho scritto a Gerusalemme. Ero andato lì per un concerto di beneficenza. Dopo aver cantato, ho visitato una casa d’ accoglienza per anziani e un orfanotrofio per bambini malformati. Mi sono chiesto come in queste situazioni di sofferenza e solitudine sia possibile trovare un senso alla propria vita. Poi ho alzato gli occhi e ho visto un cielo così azzurro che sembrava avvolgermi: è come se avessi percepito delle mani tese verso di me. E ho capito che non siamo mai soli. Basta sforzarsi di trasformare l’ orizzontalità che ci spinge a guardare solo ciò che abbiamo di fronte in verticalità: uno sguardo rivolto verso l’ interiorità”.
Giovanni Caccamo

Sono note di speranza, “slanci” che ricordano all’uomo che il cielo esiste, è “popolato”, e l’uomo è l’unico essere vivente che può guardarlo, osservarlo, dialogarci.. e anche ricevere una risposta che spezza la propria solitudine.

Scrive Papa Francesco nel Giubileo dei ragazzi:

“La vostra felicità non è una “app” che si scarica sul telefonino: nemmeno la versione più aggiornata potrà aiutarvi a diventare liberi e grandi nell’amore. La libertà è un’altra cosa. Perché l’amore è il dono libero di chi ha il cuore aperto; l’amore è una responsabilità, ma una responsabilità bella, che dura tutta la vita; è l’impegno quotidiano di chi sa realizzare grandi sogni! Ah, guai ai giovani che non sanno sognare, che non osano sognare! Se un giovane, alla vostra età, non è capace di sognare, già se n’è andato in pensione, non serve. L’amore si nutre di fiducia, di rispetto, di perdono. L’amore non si realizza perché ne parliamo, ma quando lo viviamo: non è una dolce poesia da studiare a memoria, ma una scelta di vita da mettere in pratica!”

È l’atteggiamento di chi comprende di non essere solo e di muovere slanci d’amore verso l’Amato. Chi è chiamato non riesce a trattenere lo sguardo… deve andare oltre, oltre il cielo! Uno sguardo proiettato verso l’alto appartiene a chi si sente un cercatore di Dio e che brama dentro di sé l’abbraccio tra Dio e se stesso, tra Padre e figlio, tra cielo e terra. È il viaggio di quell’anima che brama avvicinarsi al suo Creatore. Attraverso questo movimento d’amore si delinea un lavoro personale, che muove anche il cuore, per incontrare Dio e non essere immobilizzati su se stessi, ma avere il cuore e la mente protesi verso l’orizzonte di Colui che sempre ci accoglie e risponde alle nostre necessità.
È proprio vero che Gesù è vicino a tutti! C’entra e centra sempre la vita dell’uomo. Questa certezza rende felici e pieni di coraggio. Il coraggio di essere, di continuare a stare con Gesù; il coraggio di portare l’annuncio del Vangelo in tutto il mondo; il coraggio di testimoniare che tenere viva la presenza di Gesù in se stessi significa allontanare la solitudine e fare spazio… non essere soli. Io sono con voi fino alla fine del mondo (Mt 28,20), quindi la sua presenza è certa, Gesù c’è, ha dichiarato a ciascuno il suo immenso amore, un amore straordinario e folle. È proprio Lui che, non lasciando solo nessuno, può colmare ogni fragilità, peccato, dubbio… è una presenza sicura e forte.

Contributo a cura dell’Ufficio nazionale per la Pastorale delle Vocazioni – CEI

 

Angela Taglialatela

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