Gregge e pastore, uniti insieme, nella gioia e nella prova

Il Vescovo Gerardo visita e sostiene la comunità di S. Pietro Ap. nel momento di “deserto” che attraversa

Con delicatezza e premura pastorale il Vescovo, mons. Gerardo Antonazzo, ha fatto visita alla Parrocchia di S. Pietro Apostolo in Cassino, avendo percepito e compreso lo stato d’animo della comunità, che è in pena per il suo amato Parroco, assente per le non buone condizioni di salute, bisognoso di tempo e di cure per recuperare le forze. Così, nella Prima Domenica di Quaresima, si è recato a celebrare la Messa delle ore 11.00 “per condividere nella preghiera eucaristica un momento fraterno di Chiesa, gregge e pastore, uniti insieme, nella gioia come nella prova“. Fin dall’inizio, nella monizione introduttiva, ha voluto rassicurare la comunità. Solo ieri, ha detto, ho visto Don Fortunato, che è in graduale ripresa. In questa preghiera eucaristica, ha continuato, preghiamo il Signore, Don Fortunato è presente spiritualmente con noi, non poteva esserci, e mi ha pregato di dirvi tutta la sua vicinanza, come la vostra a lui. Il Vescovo ha voluto poi subito ringraziare pubblicamente Don Tomas Jerez, il viceparroco, che facendosi carico di tutto, insieme agli operatori pastorali, in questo cammino quaresimale, con tutta umiltà, pazienza e competenza, “cammina con voi per le vie del Vangelo e della vita cristiana ordinaria”.

Siamo qui, ha detto ancora il Vescovo, per  pronunciare parole spirituali di preghiera di benedizione al Signore per le sue opere meravigliose, anche nel deserto della prova. Ognuno di noi ha le sue prove, le sue difficoltà, sicuramente non facili, però il deserto, ci dice il Profeta Isaia, fiorirà e quindi è dal deserto che viene fuori la grazia di Dio con cui ognuno di noi riprende la sua vita cristiana. Allora chiediamo perdono al Signore, sono molte le nostre fragilità e il deserto ci aiuti sempre di più, con la grazia di Dio, a scoprire e a smascherare queste nostre povertà umane, ma tutto affidiamo al Signore con cuore nuovo e fiducioso chiedendo la sua misericordia.

Nell’omelia, incentrata sulle letture del giorno e in particolare sulla pagina di Vangelo (Mc 1,12-15) delle tentazioni di Gesù nel deserto, ha ulteriormente approfondito i concetti enunciati all’inizio, dimostrando non solo che Gesù condivide con noi la tentazione, ma che l’esperienza del deserto, e del ritornarvi più volte, è necessaria e indispensabile e può essere benefica. Dice S. Agostino che senza deserto e senza prove, non c’è progresso, crescita, maturazione umana e cristiana.

E’ nella prova, infatti, che si vede quanto ci teniamo alle cose in cui crediamo, valori, principi, persone. E’ in questo tempo di prova che noi oggi dimostriamo l’affetto vero, che significa discrezione, rispetto, custodia e protezione perché in questa prova la persona sia aiutata a superarla. L’affetto vero significa silenzio, perché il deserto è silenzio, non è parola e se parola è, è quella di Dio. Nel deserto l’uomo fa silenzio per ascoltare Dio. La prova è necessaria, neanche Gesù ha potuto evitare le tentazioni. Nel Padre Nostro noi diciamo “non ci indurre in tentazione”, quasi che volessimo evitare le tentazioni e le prove, che invece sono scritte nel dna della nostra debolezza umana. Quella espressione del Padre Nostro, che nella prossima traduzione italiana verrà cambiata, significa chiedere a Dio di non abbandonarci e non lasciarci soli nel momento della prova, ma aiutarci ad attraversarla e superarla per uscirne fuori vittoriosi e più forti. Nel deserto ognuno scopre quali sono le sue tentazioni e con la forza della Parola “Sta scritto ciò che Dio dice”, la tentazione non può prevalere.

Vi invito tutti, ha proseguito il Vescovo Gerardo, a valorizzare ogni possibile esperienza di deserto. Già fare silenzio, oggi difficilissimo, può essere prova molto dura, ma nel deserto il silenzio ci mette a nudo davanti a Dio e davanti alla nostra coscienza. Se facciamo sempre rumore, è un difetto e un danno, perché non riusciamo a conoscere noi stessi e dunque a crescere, cambiare, maturare, proprio a partire da ciò che siamo nel segno della debolezza per vivere le tentazioni come una sfida, non una sconfitta, quella sfida che ci aiuta ad allenare fede, speranza e carità, virtù di Dio infuse in noi con lo Spirito santo e i Sacramenti. Nel Vangelo di oggi si dice che Gesù, dopo aver fatto esperienza delle “bestie selvatiche”, viene “servito dagli angeli”. E’ una bella espressione, che vale anche per noi, che “le bestie selvatiche” le abbiamo dentro (vizi, fragilità, debolezze…) e che, superando queste con la grazia di Dio, scopriamo di “essere serviti dagli angeli”, dalla grazia e dalla Provvidenza di Dio, perché tutto questo fa Dio per noi.

Al termine della celebrazione, Don Tomas ha ringraziato il Vescovo a nome della comunità. Dopo un momento così intenso di fraternità nella preghiera, dopo la Messa il Vescovo si è fermato a consumare il pranzo con la comunità parrocchiale nella persona degli operatori pastorali, in un clima familiare e autentico, degno del Parroco Don Fortunato, lontano ma vicinissimo.

Adriana Letta

Vedi ALBUM FOTO

 

P2960869 evidenza

Categorie: Cassino,Tutte Le Notizie,Vescovo

Tags: ,