Gesù risorge, siamo salvi

Domenica di Pasqua, Anno A

La domenica di Pasqua è il centro di tutto l’anno liturgico, come afferma perentoriamente l’Annuncio del giorno di Pasqua fatto nella festa dell’Epifania. Ciò vuol dire che chi partecipa alla liturgia, chi vive con fede la propria vita cristiana, non può prescindere dalla Pasqua. La Pasqua è la ripetizione dell’evento della Risurrezione, come la Passione riproduce la sofferenza e la morte del Signore. Tutto ha un valore soprannaturale in Cristo e questo valore glielo dà la festa di oggi. Gesù non sarebbe credibile se non fosse risorto. Non sarebbe il Figlio di Dio, non sarebbe il Salvatore, non sarebbe Colui che ha dato se stesso per noi se dietro la sua offerta e sacrificio non ci fosse anche il riscatto di una vita nuova ed eterna, la stessa che Egli aveva presso il Padre, con l’aggiunta della sua umanità assunta, redenta, ormai sciolta dalle catene del peccato e della morte.

E’ un evento difficile da collocare nel panorama storico ed anche nella propria storia personale soprattutto oggi che siamo ammalati di storicismo, di materialismo, di attivismo e ci sentiamo realizzati solo quando facciamo qualcosa di sensibile e non pensiamo a cose vere quando l’eternità invece irrompe nel tempo.

La risurrezione è questa irruzione dell’eternità che viene nel tempo presente. E’ una sospensione delle leggi ferree del divenire, del limitato e del limitante che sorreggono il pensiero umano attaccato alle cose che passano e non tornano.

            L’Evangelista Matteo collega il fatto della Risurrezione con quello della Trasfigurazione: Ed ecco, vi fu un gran terremoto. Un angelo del Signore, infatti, sceso dal cielo, si avvicinò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa. Il suo aspetto era come folgore e il suo vestito bianco come neve. Il vestito candido come la neve dell’angelo era lo stesso visto dai tre discepoli Pietro, Giacomo e Giovanni sul santo monte della Trasfigurazione per Gesù. Lì era evidente la situazione soprannaturale. Qui è dirompente, è l’unica ad esistere. Gesù risorge da solo senza l’aiuto di nessuno. Un gran terremoto annuncia l’evento. L’angelo fa rotolare la pietra della tomba. Gesù esce dopo la vera morte che aveva vissuto e che tutti avevano potuto constatare de visu.

Le guardie sono, secondo Matteo, i primi testimoni storici della Risurrezione. Ma non possono resistere ad un tale evento. Cadono a terra come morte. La loro vita, e soprattutto la loro anima, è troppo distante da questa realtà. E’ come quando un mistico dotato di molti carismi come San Pio da Pietrelcina o un miracolo come quello avvenuto a Lourdes o a Fatima, sconvolge la vita un po’ abitudinaria e conformista di una piccola città di provincia. Tutto cambia, tutto è nuovo ma i più non credono, sono atterriti, sono presi da furori inspiegabili; altri sono talmente sconvolti da essere spaventati a morte e si gettano in critiche tenaci per mettere a tacere la propria coscienza e la fede che invoca una risposta. Come se avessero visto il diavolo, come se il sistema e la visione del mondo che si sono fatti non bastasse più.

            Le donne che vanno al sepolcro sono le più prossime ad accogliere l’evento della Risurrezione, anche se pure loro rimangono sconvolte. Gesù però ha fiducia in loro e prima attraverso l’angelo poi direttamente rivolge loro parole di consolazione e sostegno.

            Infine Gesù dona loro una missione: andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno. L’annuncio è l’annuncio del Risorto. Solo questo può essere l’annuncio. Dunque non si può annunciare a parole. Esso è una realtà straordinaria che può coinvolgere solo in senso straordinario.

            Vivere il Risorto significa vivere la vita soprannaturale, essere stati toccati dalla grazia di Dio. Non si può annunciare il Risorto se il Risorto non vive nella vita di chi lo annuncia. E’ come se uno volesse fare il medico senza aver mai studiato e soprattutto fatto pratica di medicina.

            La presenza reale, fisica, di Gesù è condizione indispensabile della fede, della preghiera e dell’apostolato della Chiesa.

            Se Cristo non prende tutto l’essere di chi annuncia l’annuncio non avviene se non in maniera vaga, fumosa, intellettualistica, infeconda.

            Una profonda armonia con il risorto è indispensabile per essere suoi, graditi a Dio, nuovi nel cuore e nella mente, portatori di luce: se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio; rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra.

            I discepoli e tutta la Chiesa cominciano nel giorno della Risurrezione il loro lungo cammino di ricongiungimento con Dio tramite Cristo, il Risorto, Colui che tutti tramite la sua presenza silenziosa e soprannaturale può portare alla salvezza.

            Solo l’Eucaristia vissuta bene e con costanza può portarci lo Spirito del Risorto e farci risorgere con Cristo. La potenza del pane consacrato per volontà di Dio dona lo spirito del Risorto. Non trascuriamo l’Eucaristia per cose vane: Essa è il Risorto!

            La Vergine Maria, Madre del Corpo di Cristo e del Pane Eucaristico, ci aiuti a penetrare il grande mistero che da secoli porta la presenza di Gesù vivo e risorto nel nostro cuore per renderci santi, risorti con Cristo.

di P. Luca M. Genovese

Fonte: Settimanale di P.Pio

Categorie: Parola della Domenica,Tutte Le Notizie

Tags: