Da diavolo ad acquasanta – Lo smartphone a scuola

15 e 16 dicembre: Convegno di studi sul Byod a Cassino e Ceccano, collegate in streaming, in occasione della Giornata Nazionale della Scuola, per dimostrare che lo smartphone è uno strumento di studio

Una volta, solo pochi anni fa, mica secoli, il telefonino a scuola era visto da docenti e presidi con sospetto e così poco gradito da sottoporlo rigorosamente a sequestro. Era demonizzato, come causa di falsa preparazione, copertura alla poca voglia di studiare di molti studenti, che si pensava volessero solo giocare e imbrogliare copiando e millantando un sapere personale che invece non esisteva. Oggi, dopo qualche anno, in varie scuole (non ancora tutte, ma nelle più aperte e illuminate!) si dice ai ragazzi: Bring your own device, Porta il tuo dispositivo. Per studiare, ricercare, capire, verificare la preparazione, anche. Da diavolo che era considerato lo smartphone, ad acqua santa e benedetta!

Ecco, proprio a questa espressione popolare si sono ispirati il Liceo delle Scienze Sociali e Linguistico “M. T. Varrone” di Cassino ed il Liceo di Ceccano, che si sono da alcuni anni consociati, aderendo alla stessa rete di scuole, a cui l’Università di Cassino e del Lazio meridionale ha fornito l’accesso alla banda ultralarga, al programma EduRoam, al Consortium Garr. Al convegno di studi che hanno organizzato per la Giornata Nazionale della Scuola hanno dato proprio il titolo “Da diavolo ad acquasanta – Lo smartphone a scuola“. Due giornate di lavoro sul Byod (Bring your own device) che si sono svolte il 15 a Ceccano con Cassino in streaming e il 16 a Cassino con streaming a Ceccano per dimostrare che lo smartphone è davvero utilizzato ormai come un efficace strumento di studio.

Vari e di livello i relatori che il 15 sono intervenuti a Ceccano. Il 16 a Cassino, presso il Liceo M. T. Varrone, a cui si riferiscono le foto, in apertura ha preso la parola la prof. Filomena de Vincenzo, dirigente scolastico che ha fatto gli onori di casa e poi, ripercorrendo la storia di questi ultimi anni, che hanno visto un importante sviluppo tecnologico nell’Istituto, ha affermato con convinzione che oggi non è più una scuola competitiva ma collaborativa e condivisa, grazie all’e-learning e al Byod, come stanno ampiamente dimostrando le due scuole, insieme anche ad altre. Oggi, ad esempio, al Varrone gli studenti ricevono e leggono il Corriere della Sera in digitale, è un nuovo modo di fare scuola.

Il prof. Piero Pelosi, referente e promotore del progetto, ha illustrato brevemente i risultati dell’interessante sondaggio sul Byod fatto il giorno prima, da cui risulta che ben il 93,5% dei ragazzi a scuola si connette abitualmente al smartphone, mentre è piccolissima la percentuale di coloro che si affidano al tablet o al pc, e che sono tutti favorevoli al Byod; la grande maggioranza si connette alla rete della scuola e non a quella personale ed è in crescita la parte dei professori favorevoli all’utilizzo dei dispositivi per fare lezione. Dati che segnalano una tendenza inarrestabile.

La prof. Gabriella Paolini, Member and partner relations manager per il GARR, compiaciuta nel vedere tante ragazze interessate e attive alla tecnologia, ha illustrato il complesso progetto del Consortium GARR, il cui nome, che è un acronimo, significa: Gruppo Armonizzazione Reti della Ricerca, perché in effetti progetta, implementa e gestisce la Rete italiana della Ricerca e dell’Istruzione, fornendo connettività ad altissima banda, simmetrica e trasparente, servizi avanzati a misura dell’utente e supporto alle e-infrastructure. Tra i propri utenti, ci sono molti istituti di Ricerca, Ministeri, Biblioteche e Musei.

Dopo l’intervento della prof. Concetta Senese, dirigente scolastico del Liceo di Ceccano, che ha salutato i suoi studenti in collegamento streaming, sono state realizzate esperienze dirette di utilizzo dello smartphone nell’attività ordinaria della scuola, su argomenti di filosofia (disciplina insegnata dal prof. Pelosi) e di matematica (con la prof. Patrizia Pellegrini). Tutto davvero molto notevole, soprattutto a giudicare dall’interesse e dall’impegno, vorremmo dire: dal gusto con cui i ragazzi svolgevano i compiti assegnati, per fare scuola così. E non giocavano!

Adriana Letta

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