Comunicazione in crisi?

Comunicare liberamente o controllare la comunicazione? Trasparenza o “boomerang mediatico”

«La rete è un’opportunità perché narrare in ogni caso è restituire i soggetti della conoscenza alla densità simbolica ed esperienziale del mondo. E oggi si avverte il bisogno di narrazione all’interno di legami e relazioni. La narrazione di rete può essere, sì, individualistica e autoreferenziale, ma può essere anche polifonica e aperta».

Con queste parole di Antonio Spadaro, la Pastorale Digitale desidera con il vescovo Gerardo Antonazzo, formare ed organizzare questo “strumento mediatico”, quale prolungamento pastorale di grande efficacia, non senza ricordare che ogni mezzo che concorre al “Regno di Dio” è sempre un valido percorso alla salvezza! La comunicazione è però un ambito e una dimensione non solo telematica o informativa, ma con la portata simbolica, e la trasparenza esecutiva di chi, come addetto ai lavori, non solo è giornalista o professore, ma anche “operatore digitale”.

Nel prossimo mercoledì 10, presso il Centro pastorale “Giovanni Paolo II” a Roccasecca la Pastorale digitale è chiamata a vivere di contenuti di fede, e non solo, incentrando energie e professionalità per un servizio diocesano autentico, a questo si aggiungano le nuove sfide della crisi comunicativa sempre in atto nei media.

A tal proposito si fa riferimento all’incontro avvenuto giovedì 4 maggio, presso la sede Cei in via Aurelia a Roma, dove la dott.ssa Sara Melchiori ed il prof. Yago de la Cierva, hanno presentato un eccellente lavoro sul “boomerang mediatico” indotto dalle agenzie e testate giornalistiche in seno a fatti più o meno critici e sulla gestione preventiva delle conseguenze. Prevenzione, preparazione e comunicazione diventano il sistema modulare per controllare e sostenere qualsiasi crisi mediatica. Strutturare una vera e propria “scuola di gestione di crisi”, significa fare esperienza delle relazioni umane, adottare sempre trasparenza comunicativa ed utilizzare la deontologia professionale per educare i fruitori dei media ed equipaggiare gli operatori digitali di un notevole bagaglio di riferimento.

Per quanto riguarda la comunicazione della Chiesa, è stato ribadito come sviluppare le “best practices” della comunicazione ecclesiale onde evitare “blocchi critici” nei vari assetti ecclesiali, praticando serietà e risolutezza mediatica.

Tutto ciò ricordando la 51.ma Giornata dedicata dalla Chiesa ai mass media, il 28 maggio: “Comunicare speranza e fiducia”.

Alessandro Rea

Categorie: Lazio Sette,Redazione

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