A modo tuo

 

 

La canzone di Elisa che ho scelto ha come tema il compito dell’educazione dei figli. Come donna e futura educatrice e mamma, se Dio vorrà, non di rado mi trovo a riflettere proprio su queste dinamiche educative tanto affascinanti quanto complesse. Ma semplici allo stesso tempo come afferma il testo ad un certo punto della canzone.
Come cristiani abbiamo un modello esemplare di maternità che è quello di Maria, madre di Gesù. Anche Gesù, infatti, è stato bambino e come tale ha avuto bisogno come gli altri di un’educatrice terrena che è stata appunto la Madonna. Ed è proprio guardando a Maria Santissima come esempio di mamma ideale che possiamo trarre alcuni preziosissimi insegnamenti.
Tenterò una parziale riflessione facendo un parallelo con la canzone “A modo tuo” di Elisa.

Che succeda a venti, trenta o anche a cinquant’anni, non ci si sente mai pronte ad essere madri. Si avverte che la nostra vita cambia, che è necessario essere più responsabili, che bisogna cominciare a dare un valore a cose che prima ci sembravano superflue, ed anche a rendere superflue cose che prima avevano un valore. Sicuramente è il momento in cui una donna diventa veramente adulta, e lo deve fare prima che il figlio cominci a fare le domande, non solo le domande del bambino che scopre il mondo, ma anche le domande dell’adolescente che deve fare delle scelte importanti.

Sarà difficile diventar grande
prima che lo diventi anche tu
tu che farai tutte quelle domande
io fingerò di saperne di più
sarà difficile
ma sarà come deve essere
metterò via i giochi
proverò a crescere

Un suggerimento in questo caso giunge dalla constatazione del complesso gioco di dare e ricevere percepibile nel rapporto di Maria con Gesù. Il Figlio le è indubbiamente soggetto e Maria non manca di esercitare la propria autorità di mamma, anche con qualche richiamo. Realmente Maria si appropria del suo compito di educatrice. Ma assieme ascolta, riflette e medita. Riconosce cioè che l’educatrice del Figlio è pure ed ancor più la sua educanda: elemento molto evidente ad esempio nella reazione di Maria alla risposta apparentemente dura di Gesù alla segnalazione del venir meno del vino alle nozze di Cana.
Ciò significa che non si può essere una buona mamma se non si capisce che l’avere dei figli significa entrare in un cammino di profonda maturazione non solo dei figli, ma anche e in primo luogo della mamma stessa. Alla quale dunque occorrono molta umiltà, nessuna presunzione di sapere già tutto in partenza o anche solo di saperne abbastanza lungo il percorso, attenzione, riflessione, perseveranza nella ricerca delle strade da percorrere, capacità di trarre frutto da tutto, anche e soprattutto dai propri errori, senza scoraggiamenti. E grande pazienza nell’attendere i risultati desiderati.

Poi accade che i bambini crescono, diventano a loro volta adulti e, ad un certo punto, se ne vanno. Nessuno ci pensa quando diventa mamma, ma prima o poi accade, e, in questi momenti, spesso sono loro ad essere più preparati di noi. Loro, a cui si devono anche delle scuse, per non essere stati in grado di preparargli un mondo migliore.

Sarà difficile chiederti scusa
per un mondo che è quel che è
io nel mio piccolo tento qualcosa
ma cambiarlo è difficile
sarà difficile
dire tanti auguri a te
a ogni compleanno
vai un po’ più via da me

Dobbiamo accettare che saranno loro a fare le scelte, saranno loro a cadere e che, con le loro forze, dovranno rialzarsi. Attraverso i loro occhi guarderanno il mondo dal proprio punto di vista e saranno loro a decidere se sia giusto fare qualcosa per migliorarlo.

A modo tuo
andrai
a modo tuo
camminerai e cadrai, ti alzerai
sempre a modo tuo

Tutte le madri vorrebbero il meglio per i propri figli. Forti degli errori che abbiamo fatto in passato, vorremmo che loro non li ripetessero. Che ascoltassero i nostri consigli e facessero tutto nel modo migliore. Che non trasgredissero mai una regola, che scegliessero sempre come sceglieremmo noi, ma non “noi quando avevamo la loro età”, ma noi con la testa di un adulto. E’ pura illusione, loro faranno tutto con la propria di testa, faranno i nostri stessi errori o ne faranno di diversi. Forse di più, forse di meno. Noi potremo solo stare a guardare, anche se questo può essere doloroso.

Sarà difficile vederti da dietro
sulla strada che imboccherai
tutti i semafori
tutti i divieti
e le code che eviterai
sarà difficile
mentre piano ti allontanerai
a cercar da sola
quella che sarai

La cosa più difficile sarà capire che sono diventati adulti, che si allontaneranno da noi e, soprattutto, che non saremo più in grado di proteggerli, dai loro errori e dai pericoli di un mondo che sembra davvero cattivo. E, egoisticamente, sarà anche difficile il distacco, l’aver perso il nostro “giocattolo” preferito.

Sarà difficile
lasciarti al mondo
e tenere un pezzetto per me
e nel bel mezzo del
tuo girotondo
non poterti proteggere
sarà difficile
ma sarà fin troppo semplice
mentre tu ti giri
e continui a ridere

Un’altra nota essenziale della maternità di Maria sta proprio nel suo vivere per il figlio, nella sua ombra. E nel farlo non affatto in maniera possessiva, come con un tesoro da tenere in esclusiva (che spesso è la tentazione delle madri) ma nel modo del servizio da prestare ad un bene amato per se stesso, nel rispetto più assoluto della sua libertà e della sua missione.
Come pure, come un dono da condividere, da offrire a tutti.
Un altro aspetto che emerge dai Vangeli è la ridotta presenza fisica della Madonna accanto a Gesù nel corso del ministero pubblico di Lui. Sempre vicina spiritualmente, come sottolinea la sua partecipazione alle nozze di Cana (inizio del ministero pubblico) e al dramma del Golgota (sua fine), gli sta accanto fisicamente solo in alcuni dei momenti più cruciali. Con una prossimanza, dunque, che congiunge una intensissima partecipazione ad una estrema discrezione e dimenticanza di sé.

Fin qui la riflessione appare abbastanza logica.

Ma c’è un tratto esemplare della maniera di Maria di essere madre che è il più importante e che purtroppo il testo della canzone non menziona.
Maria non è Santa perché mamma splendidamente riuscita, ma mamma splendidamente riuscita perché Santa.
Diciamolo francamente: educare ad una meta così inaccessibile come quella che, sola, decide della riuscita della vita, ossia il diventare figli di Dio a livello trinitario, è semplicemente impossibile. Non per nulla Gesù ha detto “senza di me non potete fare nulla” (GIOVANNI 15, 5). Ma “ciò che è impossibile agli uomini, è possibile a Dio”. Dunque tutto sta o cade nel far leva, o non farlo, su Dio.
Niente era più impraticabile dell’educare, ossia del contribuire a portare alla piena maturità, un bambino come Gesù, che era infinitamente più di un semplice bambino. Eppure Maria vi è riuscita. Dove sta il suo segreto? Sta interamente ed esclusivamente nell’aver ripetuto in ogni momento della propria vita di mamma, in parole e soprattutto con i fatti, “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto”, e l’angelo aveva detto che “nulla è impossibile a Dio”. E’ riuscita perché ha vissuto costantemente annegata nella preghiera, così come l’hanno trovata l’angelo dell’Annunciazione e lo Spirito Santo nel cenacolo.
Come lei e con lei, una mamma che vive di preghiera, e solo essa, diventa capace, malgrado tutti i possibili errori e fallimenti, di trovarsi ben presto accomunata a Maria nel proclamare con gioia, parzialmente fin d’ora e pienamente dopo la morte: “Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente”.

 

 

Angela Taglialatela

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