Testimonianze sul tema “la vita consacrata al servizio della vita” di domenica 02 febbraio raccolte durante il breve momento di preghiera nel corso della celebrazione liturgica svoltasi a Pontecorvo presso l’istituto delle suore del Sacro Cuore.

LA VITA CONSACRATA AL SERVIZIO DELLA VITA

1. Dal messaggio della Cei “Generare futuro” in occasione della 36° giornata per la vita:

Come afferma Papa Francesco, la cultura dell’incontro è indispensabile per coltivare il valore della vita in tutte le sue fasi: dal concepimento alla nascita, educando e rigenerando di giorno in giorno, accompagnando la crescita verso l’età adulta e anziana fino al suo naturale termine, e superare così la cultura dello “scarto”… consapevoli che “un popolo che non si prende cura degli anziani e dei bambini e dei giovani non ha futuro, perché maltratta la memoria e la promessa”.

Ascoltiamo la testimonianza di suor Pia Rosalia delle Piccole Suore della Sacra Famiglia di Castrocielo.

Siamo presenti dal 1943, oltre 70 anni e cerchiamo di essere mani provvide, ma soprattutto cuori che amano le ospiti a noi affidate. Siamo “figlie” di un fondatore-parroco, il Beato Giuseppe Nascimbene, che già nella seconda metà del 1800 aveva compreso che la prima cura ed attenzione della sua azione pastorale e della congregazione da lui fondata in collaborazione con Maria Domenica Mantovani, pure Beata, andava riservata alla famiglia, ai piccoli, ai poveri, ai più bisognosi. Nella nostra casa ospitiamo quasi un centinaio di persone: malate, disabili, anziane, proprio quelle di cui oggi non si parla, oppure se si parla è per trovare “soluzioni” non secondo il cuore d Dio!!! Per molte di loro siamo la famiglia: alcune non hanno parenti, ma le suore, soprattutto le sorelle che le accudiscono da molti anni, sono le loro mamme.

In particolare vorrei citare la nostra Suor Maria Pace che da oltre 50 anni sta a Castrocielo e che è un punto di riferimento per le malate, soprattutto quelle del terzo piano, una trentina di cui la più giovane ha quarant’anni. Lei conosce la necessità di ogni singola “bambina”, sono sempre le bambine da quando sono arrivate da noi, anche se gli anni passano e loro diventano adulte, anziane pur con il modo di ragionare e di comprendere da bambine. Suor Maria sa cogliere ogni gesto, ogni richiesta, anche da chi non sa esprimere con le parole ciò che sente o desidera; conosce reazioni, lacrime, dolori e sorrisi di ogni malata, proprio come una mamma.

Sono arrivata a Castrocielo da poco più di un anno e seguo appunto in modo particolare questo gruppo di suor Maria Pace: aiuto ad imboccare quelle che non possono mangiare da sole, faccio camminare quelle che hanno bisogno di essere accompagnate, cantiamo, giochiamo, facciamo sempre un po’ di ricreazione dopo pranzo e dopo cena. Visito, inoltre, tutte le altre pazienti della casa, porto la eucaristia a coloro che lo desiderano, soprattutto le anziane con le quali molte volte mi soffermo a parlare del Vangelo della domenica o a ragionare su fatti o situazioni che le riguardano e le preoccupano. Devo proprio affermare che è tutto “lezione di vita”.

Mi piace dare testimonianza di come noi, nella nostra struttura amiamo, accogliamo e rispettiamo la vita in tutte le sue fasi e le sue situazioni. Desidero anche raccontare a mo’ d’esempio quanto mi è successo giorni fa: dopo il consueto momento di conversazione di gruppo, mi si avvicina una malata e mi da un foglio sul quale in pochissime righe aveva scritto la storia della sua vita: non ha conosciuto i genitor, da moltissimi anni sta nella nostra casa… Leggo poi la guardo e dico: “ In paradiso avrai la gioia di conoscere la tua mamma”. Al che prontamente risponde:” In paradiso spero proprio di essere accanto a Suor Maria, ai suoi cari ed in particolare al suo papà. Conosco tutti i suoi fratelli e specialmente il suo papà il quale mi voleva tanto bene e mi considerava una delle sue figlie e figli. Quando andava in famiglia, suor Maria mi portava con sé. Ora ho i miei anni e anche qualche acciacco, perciò da qui non mi muovo più. Mi trovo bene. Per me questa è la mia famiglia e non desidero altro. Ho tutto quanto mi serve per vivere e quando desidero offrire un presente a qualcuno oppure festeggiare con il gruppo il mio onomastico ed il mio compleanno, lo posso fare. Se desidero qualche cosa, fare celebrare messe per i genitori e fratelli di Suor Maria, o altro, lo faccio e sono contenta”.

Veramente queste espressioni mi hanno fatto restare senza parole, le ripenso spesso e sento che sono un monito per me e le mie sorelle a continuare con gioia ed entusiasmo il nostro servizio, la nostra presenza a favore di queste persone che il Signore ci ha affidato.

La nostra vita di consacrate è pienamente realizzata, perché il Signore ci ripete ogni giorno: “ In verità Io vi dico: tutto quello che avrete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”.

2. Leggiamo ancora nello stesso messaggio:

“I figli sono la pupilla dei nostri occhi… Che ne sarà di noi se non ci prendiamo cura dei nostri occhi? Come potremo andare avanti?” Ogni figlio è volto del “Signore amante della vita” (Sap 11,26), dono per la famiglia e per la società. Generare la vita è generare il futuro anche e soprattutto oggi, nel tempo della crisi…”

Ascoltiamo la testimonianza di Emanuela, Gianluca ed i loro tre bellissimi figli.

In questo difficile momento non bisogna arrendersi pensando di non poter assicurare ai nostri figli un avvenire agiato, non dobbiamo anteporre il nostro egoismo scegliendo di rinunciare ad un dono così grande come può essere una nuova vita che arriva. Come ci ha ricordato Papa Francesco nella sua prima omelia, in ogni famiglia c’è bisogno di aver cura l’uno dell’altro, che non sono solo un uomo ed una donna, ma futuri genitori pronti ad accogliere il dono della vita e ad accompagnarlo nel suo cammino. E’ questo che dieci anni fa, dopo alcuni mesi di matrimonio, ha mosso in noi il desiderio di non essere più soli nonostante avessimo entrambi lavori precari. Ci siamo affidati nelle mani amorevoli del Signore, convinti nella nostra scelta di essere collaboratori di un grande disegno: la creazione. Questa nascita nella nostra famiglia ha portato luce e con essa, dopo pochi mesi, per me un lavoro stabile, anche se lontano da casa, ma che ci avrebbe permesso d poter dare un fratellino al nostro Stefano anche in un futuro non troppo lontano. Dopo tre anni, infatti, ecco arrivare il tanto desiderato Daniele, ma la gioia di questo secondo dono si è offuscata subito: il piccolo era affetto da una grave cardiopatia congenita. Sono stati mesi difficili quelli che hanno preceduto il suo intervento, pieni di interrogativi, di paure ed anche di rinunce per il bene del piccolo. Ancora una volta la preghiera, l’aiuto della nostra famiglia, degli amici e dell’intera comunità parrocchiale ci hanno sostenuto nel momento più brutto nella vita di genitori, il dover mettere il proprio figlio di soli tre mesi nelle mani dei medici senza avere la certezza di poterlo riabbracciare. La preghiera ricorrente di quei giorni era: “Signore, sia fatta la tua volontà”, un affidarsi a LUI totale, senza mai chiedere nulla di più, sapendo che, comunque fosse andata, ci avrebbe dato la forza per superare ogni difficoltà. Sono ancora vive nel ricordo di quei giorni le parole del cardiochirurgo che ci disse che la buona riuscita dell’intervento solo in minima parte dipendeva da loro, gli autori materiali di questo piccolo miracolo, e dalle capacità di reagire del piccolo. C’era Qualcun altro che dal cielo li avrebbe guidati e avrebbe sostenuto tutti in quelle lunghissime otto ore di attesa. Daniele ora è qui con noi felice e sempre con il sorriso sulle labbra, sorriso che in quei momenti lontani ci dava la forza per andare avanti, sorriso sincero ma che nascondeva un grande dolore. Superare un periodo così e pensare forse un giorno di tornare a dire un sì alla vita è veramente difficile anche se si è mossi dal pensiero di essere collaboratori del disegno divino, ma è ancora una volta questo pensiero che ci ha fatto accogliere con gioia, proprio pochi giorni dopo la celebrazione della giornata per la vita di cinque anni fa, la notizia dell’arrivo del piccolo Marco. A tutte le persone che ci chiedevano come avremmo superato i problemi legati all’arrivo di un altro figlio abbiamo sempre risposto con gli insegnamenti lasciati dalla nonna: il Signore non ci manda prove superiori alle nostre possibilità e simpaticamente concludeva con un “aiutati che Dio ti aiuta”. Oggi dopo 5 anni ringraziamo il Signore di ogni giorno regalatoci, di averci dato la possibilità di vivere momenti particolari ed intensi come il pellegrinaggio a Lourdes, l’udienza con Papa Francesco dello scorso 24 Aprile e quindi la possibilità di ricevere una particolare benedizione dal Santo padre sui nostri tre figli e di poter incrociare il suo sguardo benevolo e rassicurante, ma anche di ogni singolo momento di vita familiare, parrocchiale e lavorativo che viviamo quotidianamente.

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