Presentazione di “Pastorale Digitale 2.0” – Intervento di Adriana Letta

Sora, Sala San Tommaso d’Aquino

Presentazione di “Pastorale Digitale 2.0” – 21 febbraio 2016

Buona sera a tutti. Come avete sentito… sono una “ex”! nel senso di ex Docente di Italiano e Latino ed ex direttore e fac-totum di un giornale diocesano che è durato 24 anni: questo potrebbe far pensare ad una persona molto legata al libro, al foglio di carta, alle belle lettere e poco simpatizzante per il web. Il contrario, insomma, dell’autore del libro di questa sera, Riccardo Petricca, ingegnere delle telecomunicazioni, tutto web, tutto tecnologia informatica. Ebbene, con la fusione delle due diocesi preesistenti e la nascita della nuova grande Diocesi di Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo, abbiamo cominciato a lavorare insieme allo stesso progetto, la Pastorale Digitale. Risultato: io ho lasciato il cartaceo (il giornale ha sospeso la sua pubblicazione) e lavoro sul web, lui ha scritto e pubblicato un libro, proprio di quelli di una volta, di carta, dove le pagine che si sfogliano producono quel bel rumore, che si poggia sul comodino e si ripone in una libreria materiale, non virtuale… E questo è già singolare, è, se vogliamo, un paradosso. Ma noi impariamo ogni giorno che il Signore sa sempre sorprenderci, ci fa continuamente “uscire” dalle nostre abitudini, dai nostri cliché, da noi stessi, insomma. Si diverte Lui!… e fa nuove tutte le cose!

Il gruppo della Pastorale Digitale, che nel giro di due anni si è infoltito incredibilmente ed è cresciuto di numero (siamo arrivati quasi a 80 persone!), costituito prevalentemente di giovani, è ormai una realtà notevole, anzi bellissima, una “comunità” così simpatica, allegra e coesa, unita da un grande ideale: utilizzando la rete, comunicare agli altri, a quante più persone possibile, la gioia e la bellezza della vita cristiana. Una scelta che dà senso alla vita e slancio anche nei momenti difficili.

Di tutto questo dobbiamo ringraziare Riccardo che, mettendosi in gioco, ha raccontato in maniera viva e coinvolgente la sua personale storia e quella del gruppo che è nato, il gruppo della Pastorale Digitale, che presta il suo servizio volontario e gratuito in Diocesi. Riccardo va anche ringraziato per come sa coordinare e indirizzare il gruppo, per l’attenzione alle singole persone, per l’apertura e lo stimolo che sa imprimere continuamente ad intraprendere nuove strade. Ma accanto a lui è doveroso ringraziare gli altri “ideatori” della Pastorale Digitale (nel libro se ne parla con i particolari) che con lui hanno prima sognato, poi trasformato il sogno in progetto pastorale che, con l’avallo ed il favore del Vescovo Gerardo, si è concretizzato ed è diventato una realtà in continua crescita. Quindi il ringraziamento va al Vescovo, agli ideatori e a tutti i collaboratori. Un progetto in cui gli iniziatori hanno creduto fermamente, e che ha presto superato tutte le loro più rosee aspettative.

Oggi i ragazzi della Pastorale Digitale si connettono, non solo e non tanto perché è un divertente passatempo, ma per costruire qualcosa di positivo per tutti, stanno in rete per condividere, anzi “per mettere in comunione” (questo è lo slogan-stella polare dato dal Vescovo) e anzi imparano così sempre più ad essere responsabili dei media che utilizzano. Con una ricaduta assolutamente positiva in termini di crescita umana, culturale e spirituale.

Questo “fenomeno” è altamente interessante e si pone all’avanguardia tra le diocesi italiane, perciò merita qualche considerazione più profonda.

Che il web, oltre a rappresentare un’indubbia risorsa per l’intera umanità, costituisca una nuova opportunità anche per i credenti, è un’idea che la Chiesa ha fatto sua già da molti anni. Nonostante tutti i timori possibili, la Chiesa nei suoi documenti ha sempre avuto un atteggiamento positivo verso il digitale e ne ha sempre incoraggiato l’uso. Gli ultimi Papi e le Conferenze Episcopali hanno mostrato grande interesse e attenzione ai nuovi media che via via prendevano il posto dei vecchi mezzi di comunicazione espandendosi ed evolvendosi a dismisura. Così pure moltissimi gli studi e i convegni organizzati in area cattolica su questi argomenti, per non rifuggire dalla modernità ma per utilizzarla in modo giusto e proficuo.

Oggi la letteratura sui new media è vastissima, anche in ambito cattolico. Ma a ben guardare, spesso si tratta di una ricerca di tipo sociologico-antropologico sugli effetti dell’uso dei mezzi informatici e dei social sulle abitudini cognitive e relazionali delle persone e soprattutto dei giovani e aggiungiamo: sempre con quel tantino di paura per i giovani, perché questi mezzi, di cui i ragazzi sono ghiotti e che padroneggiano, mentre a molti adulti ancora sfuggono, possono, come tutti i mezzi, essere usati in modo dannoso e deleterio oppure, se fruiti con capacità critiche, possono rappresentare opportunità immense, prima impensabili. Perciò spesso tutto questo studio, che comunque additava la necessità di accostarsi al “continente digitale” da una prospettiva non tecnologica, ma antropologica, spesso approdava più che altro a consigliare e raccomandare la cosiddetta “Media Education”, l’educazione di ragazzi all’uso corretto dei media e l’alfabetizzazione informatica degli adulti.

Il dibattito si è soffermato a lungo sulla questione: i mezzi digitali in generale e i social in particolare, prodotti del pensiero, dell’intelligenza e della creatività umana (nel libro si legge la frase di papa Francesco data come titolo ad un convegno in diocesi “Internet è un dono di Dio“…) che negli ultimi anni hanno avuto una “esplosione” incredibile, sono un rischio o un’opportunità?

Padre Federico Lombardi, direttore della Sala stampa vaticana, quindi direi: esperto della comunicazione in ambito cattolico!, diceva (24 aprile 2010 Udienza dal Papa di “Testimoni Digitali”):

«Io vivo immerso in questo mare (delle comunicazioni) e il telefono cellulare che porto con me mi inserisce, passivamente o attivamente, nelle correnti che lo percorrono. Io, essere umano del XXI secolo, ho una protesi tecnologica, il mio smart-phone, che prolunga la mia capacità di recezione e di espressione, e diventa parte sempre più integrante della mia vita quotidiana. Senza di essa io non posso svolgere il compito che mi è affidato nella Chiesa».

E si chiedeva: «Schiavitù o potenzialità?». Dipende da noi, da come ci poniamo. «Ciò che è importante non è tanto la tecnologia, per quanto straordinaria e affascinante, ma è la relazione tra le persone. Quale che sia la tecnologia che usiamo o useremo, la comunicazione avviene sempre tra un emittente e un ricevente, che possono invertire e scambiarsi i loro ruoli continuamente. Ma questo emittente e questo ricevente sono persone, dotate di mente e di cuore, di possibilità tecniche e di emozioni e sentimenti, e stabiliscono delle relazioni tra loro. Noi, emittenti e riceventi, che cosa comunichiamo? Che cosa riceviamo? che cosa rilanciamo nel dialogo? come viviamo questa comunicazione? Da ognuno di noi dipende l’immettere positività o negatività nella comunicazione: se vogliamo essere comunicatori credibili deve esserci coerenza tra la nostra vita e i nostri messaggi, tra quello che diciamo e quello che facciamo, senza ipocrisia e senza doppiezza (in rete è molto facile, quasi una tentazione, nascondersi dietro una falsa identità e “sparare” maldicenze e falsità!). Questo implica per noi una grande responsabilità, perché la rete non ha confini e la nostra può essere una testimonianza o una contro-testimonianza.

Se poi parliamo a nome della Chiesa, come fa la Pastorale Digitale, dobbiamo sapere e ricordare che la missione costitutiva della Chiesa è l’annuncio del vangelo. San Paolo viaggiava per terra e per mare per portare fisicamente a tutti l’annuncio del vangelo; noi non possiamo non percorrere le vie della comunicazione di oggi, non possiamo non essere nella rete, che ci permette di arrivare a tutti pur restando a casa nostra.

Ma, e cito ancora Padre Lombardi, “in ogni luogo, e quindi anche in ogni luogo della Rete, se si stabiliscono relazioni profonde, si può cercare e incontrare Dio“.

Ecco, la grande intuizione del progetto della Pastorale Digitale della nostra Diocesi è stata quella di mettersi alla prova, tutti in prima persona, a sperimentare questi mezzi di comunicazione digitale a fini pastorali. Non limitarsi, quindi, ad essere bravi e guardinghi fruitori e recettori dei messaggi provenienti dalla Rete, ma emanatori di messaggi, anzi del Messaggio per eccellenza, l’annuncio di Cristo, raccontando la gioia della vita della nostra Chiesa, non in modo neutro e distaccato, ma con passione, partecipazione, condivisione e convinzione. Non da isolati, ma come gruppo, come comunità che si forma e che cresce numericamente e spiritualmente.

E’ questo, io credo, che chi entra nel nostro sito e nei nostri social percepisce e se ne sente attratto, perché li vede molto dinamici e vivi, che lanciano varie iniziative e concorsi con primati di numeri di visualizzazioni incredibili. Questo ha attirato l’attenzione di molti a livello anche “alto”, nazionale ed oltre! Questa è l’origine anche di un grande evento che ci sarà domenica prossima 28 febbraio a Cassino, in occasione della presentazione anche lì del libro “Pastorale Digitale 2.0” di Riccardo Petricca. Un evento storico (ve lo dico in anteprima), perché il Rettore Magnifico, massimo rappresentante di un Ateneo pontificio illustre come l’Antonianum di Roma, e la nostra Diocesi, per mano del nostro Vescovo Antonazzo, firmeranno un importante Accordo di collaborazione, un Accordo unico e innovativo, da porre a modello in Italia e nel mondo.

Di tutto questo siamo consapevoli, e grati, come del fatto che il “Servizio di Pastorale Digitale” della nostra Diocesi si pone oggi come una novità, quasi un prototipo, un modello esportabile ed estensibile a tante altre diocesi e comunità cristiane, ed apre nuove pagine e nuove prospettive a quella Pastorale Digitale 2.0 che il libro di Riccardo Petricca racconta così bene che vale proprio la pena di leggerlo. E’ una storia vera, una bella storia, che sta andando avanti e avanti ancora.

Grazie Riccardo e grazie a tutti.

Adriana Letta

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