Omelia Venerdì Santo 2019

La passione che purifica le passioni

Meditazione per il Venerdì Santo 

Sora, 14 aprile 2019

Venerdì santo. Passione del Signore

Così recita il calendario liturgico. E lo indica come giorno di astinenza e di digiuno. Per meditare con cuore puro la Passione del Signore, e interiorizzare il suo prezioso insegnamento, il credente si esercita nell’arte di amare superando ogni forma di egoismo e di ingordigia che contamina e corrompe il cuore umano. La considerazione devota della Passione del Signore, se meditata spiritualmente in modo sapiente, purifica il cuore dalle passioni mondane. La Passione di Cristo diventa “passione vivente” se la sua Crocifissione è vissuta come criterio di discernimento spirituale per cambiare il cuore. Lo spiega bene l’apostolo: “Lo sappiamo: l’uomo vecchio che è in noi è stato crocifisso con lui, affinché fosse reso inefficace questo corpo di peccato, e noi non fossimo più schiavi del peccato” (Rm 6,6). “Le passioni sono cattive se l’amore è cattivo, buone se l’amore è buono”  (Agostino, De civitate Dei, 14, 7).

Passione, non passioni

Le passioni cattive ci affossano e ci rendono schiavi dei nostri istinti, soddisfano l’egoismo, l’istinto, il trascinamento dell’irrazionale, il mancato dominio di sé. “Tutte le attività umane che son messe in pericolo quotidianamente dalla superbia e dall’amore disordinato di se stessi, devono venir purificate e rese perfette per mezzo della croce e della risurrezione di Cristo. Redento, infatti da Cristo, l’uomo può e deve amare…Il Verbo di Dio ci rivela che «Dio è amore» (1Gv 4, 8), e insieme ci insegna che la legge fondamentale della umana perfezione, è il nuovo comandamento della carità” (Gaudium et Spes 37).

Passioni ingannatrici

Nel Nuovo Testamento sono più numerosi i casi in cui il termine viene utilizzato con una accezione negativa indicando concupiscenza, un desiderio di qualcosa che cattura la nostra attenzione fino a soggiogarci completamente, come ad esempio l’impazienza, la ricerca di autosoddisfazione, la parzialità, la ricerca di posizioni di prestigio o potere… Ammonisce il Siracide: “Non seguire il tuo istinto e la tua forza, assecondando le passioni del tuo cuore” (5,2).

San Paolo con particolare concretezza e lucidità descrive il trascinamento delle passioni: “Sono ben note le opere della carne: fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere (Gal 5,19-21). La passione provoca eccitazione, urgenza, irruenza, e può arrivare a dominare l’intera persona: “Da dove vengono le guerre e le contese tra di voi? Non derivano forse dalle passioniche si agitano nelle vostre membra?”(Gc 4,1). Le passioni uccidono l’anima, offuscano l’alterità, fino a sfruttare la vita degli altri per la soddisfazione dei proprio bisogni.

“Quelli che sono di Cristo Gesù hanno crocifisso la carne con le sue passioni e i suoi desideri” (Gal 5,24).  Ciò che arricchisce, migliora e risponde ai nostri veri bisogni di umanità piena e vera non è l’asservimento alle passioni che ci schiavizzano, ma la Passione di Cristo che libera l’animo da ogni dominio.

La “grande bellezza”

Le passioni cattive ci degradano, ci avviliscono, abbrutiscono e abbruttiscono. L’uomo può recuperare la sua  “grande bellezza” grazie all’amore della Passione, nel fatto che muore il Figlio di Dio per tutti, così mostrando un’altra gloria, quella dell’amore generativo, l’amore-agape che sa donare tutto all’altro, anche la vita nella morte. La Passione di Cristo rivela l’amore più grande: sofferto, puro, disinteressato, libero, gratuito, senza risparmio, senza riserve. Chi ama davvero deve essere capace anche di soffrire amando e di amare soffrendo: “Quelli che sono di Cristo hanno crocifisso la carne con le sue passioni e i suoi desideri” (Gal 5,24). Pertanto, solo la Passione di Cristo ci salva dall’io: “Sono stato crocifisso con Cristo, e non vivo più io, ma Cristo vive in me. E questa vita, che io vivo nel corpo, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha consegnato se stesso per me” (Gal 2,19-20).  Muore il Figlio di Dio perché l’altro viva, altri risorgano dalla loro morte, anche i nemici. Straordinaria generatività di Gesù che, in questo modo, dona l’esempio e anche la grazia per essere generativi come lui e vincere il narcisismo universale, presente nel cuore di tutti i “figli di Adamo”. Il narcisismo è “la stoffa dell’essere umano”, sostiene Eugenio Scalfari. C’è da crederci per davvero. Il suo pensiero è condivisibile.

Maria vive di Passione

Partecipe del dolore del Figlio, condivide la sua Passione d’amore con una completa compostezza del suo animo umano femminile. Ai piedi della Croce poteva essere tentata dalla passione della ribellione, della contestazione, della disperazione, dell’egoismo materno. Con il suo esempio Maria ci mostra come stare non dalla parte delle passioni, ma della “Passione”, ci insegna d amare “sino alla fine”, come il Figlio. Maria sul Golgota si trova di fronte alla smentita totale delle promesse di Dio a Nazareth: suo Figlio agonizza su una croce come un malfattore. Soprattutto la passione del trionfalismo e del narcisismo, distrutti dall’umiliazione di Gesù, non contaminano il cuore della Madre; entrambi hanno saputo tacere. Maria, Madre Addolorata, non soccombe, non cade nella trappola della disperazione, della rabbia, della ribellione. Anche Lei sente che Dio nel momento della Croce del Figlio, nel momento dell’odio dei nemici, del disprezzo degli avversari del suo Figlio, Le chiede  di amare di più; impara ad amare ancora di più credendo nella Passione del Figlio con lo stesso amore con cui Lui muore. Ed è questo che la rende nuovamente madre: “Donna, ecco tuo figlio…”.

 Ai giovani

“Cari giovani, non vergognatevi di manifestare il vostro entusiasmo per Gesù, di gridare che Lui vive, che è la vostra vita. Ma nello stesso tempo non abbiate paura di seguirlo sulla via della croce. E quando sentirete che vi chiede di rinunciare a voi stessi, di spogliarvi delle vostre sicurezze, di affidarvi completamente al Padre che è nei cieli, allora, cari giovani, rallegratevi ed esultate! Siete sulla strada del Regno di Dio” (Papa Francesco, 14 aprile 2019) .

                                                                                               + Gerardo Antonazzo

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