Omelia per la Solennità di Pasqua 2021

Stemma di Mons. Gerardo Antonazzo

Nessuno sarà come prima

Omelia per la solennità di Pasqua

4 aprile 2021

 

 

Cari amici,

il filosofo tedesco dell’Ottocento Friedrich Nietzsche, fieramente anticristiano, rimproverava i credenti: “Se la buona novella della vostra Bibbia fosse scritta anche sul vostro volto, voi non avreste bisogno di insistere così ostinatamente perché si creda all’autorità di questo libro: le vostre azioni renderebbero quasi superflua la Bibbia perché voi stessi dovreste continuamente costituire la Bibbia vivente”.

“Togliete via il lievito vecchio, per essere pasta nuova, poiché siete àzzimi” (1Cor 5, 6-8). San Paolo evocando la celebrazione pasquale spiega la vita cristiana attraverso il simbolismo del lievito: intende così esplicitare a livello morale ed esistenziale la forza rinnovatrice della Pasqua di Cristo. Si tratta di una piccola e importante omelia pasquale dell’apostolo. Secondo l’antica prescrizione religiosa, il pane fermentato e corruttibile doveva essere del tutto espulso dalla mensa pasquale giudaica, per lasciare spazio alla predisposizione del pane senza lievito, azzimo, secondo il significato del vocabolo di origine greca. Passando dal simbolismo del pane azzimo alla vita del cristiano, l’apostolo ritiene necessario separare il proprio vivere dal lievito vecchio della malizia e della perversità. La Pasqua cristiana ci purifica interiormente dai fermenti dell’immoralità, lasciando cadere le scorie del peccato attraverso la riconciliazione offerta dal sacrificio pasquale di Cristo, Agnello che prende su di sé i peccati del mondo.

“Celebriamo dunque la festa non con il lievito vecchio, né con lievito di malizia e di perversità, ma con àzzimi di sincerità e di verità” (1Cor 5,8). Il male è sempre in agguato, “è accovacciato alla tua porta e verso di te è la sua brama” (Gen 4,7). Nelle righe precedenti l’Apostolo aveva denunciato con veemenza un fatto scandaloso che avrebbe dovuto scuotere la coscienza dei cristiani di Corinto: un membro della comunità conviveva con la moglie di suo padre, in una relazione di stampo incestuoso. La Pasqua è la festa della libertà soprattutto interiore che si esprime nella sincerità e verità delle scelte morali che rivelano la buona qualità dell’esistenza cristiana.

Alla festività cristiana devono partecipare coloro che si sono interiormente purificati, lasciando cadere il “lievito” del peccato grazie ad una sincera conversione che meriti il perdono di Dio. Gesù aveva già ammonito i suoi discepoli mettendoli in guardia dal rischio di farsi contaminare dall’ipocrisia della “classe dirigente”: “Fate attenzione e guardatevi dal lievito dei farisei e dei sadducei” (Mt 16, 6.12). La frase è polemica nei confronti dei due tradizionali gruppi religiosi e politici del giudaismo. I farisei, in aramaico “i separati” o forse anche “i separatori”, erano coloro che sapevano distinguere i precetti della Legge biblica secondo il loro maggiore o minore rilievo. Gesù è in contrasto con loro per l’ipocrisia e l’incoerenza dei loro atteggiamenti, e non per i contenuti della loro dottrina. Domina l’accezione negativa perché il lievito, facendo fermentare la massa, ne induce anche la corruzione.

Il contagio del coronavirus dimostra come è necessario evitare gli errori che ne hanno provocato la diffusione. Bisogna prendere risolutamente le distanze dagli sbagli riconosciuti: “Nulla sarà come prima” se nessuno sarà quello di prima, e nessuno cadrà negli errori di prima. La colpa non è del virus, ma di quanti lo hanno scatenato. Non va dimenticato. L’umo non riesce più a custodire nella bontà del Creatore né sè stesso né il cosmo in cui abita.

L’allarme lanciato negli ultimi decenni da scienziati e associazioni ambientaliste è rimasto inascoltato dai più, perché proteggere gli ecosistemi naturali, frenare i cambiamenti climatici, insomma, invertire la rotta, ha un costo e richiederebbe il ripensamento di molte politiche a livello globale. Oggi che questa nuova pandemia ha sconvolto il Pianeta, oggi che stiamo pagando un costo elevatissimo, insopportabile in termine di vite umane, oggi che siamo di fronte a una malattia che ha cambiato le nostre abitudini, il nostro lavoro, le nostre vite, non c’è più tempo da perdere.

Se l’impegno di scienziati e medici ci guarisce dalla pandemia, il Signore Risorto ci salva dalle cause della pandemia, dalla cattiveria degli egoismi economici e del profitto sfrenato. E perché nessuno torni a vivere come prima, il Signore Risorto ci può cambiare radicalmente rispetto a prima aprendo ad una fraternità universale. Il tempo della pandemia ricorda a tutti che per una completa sconfitta del virus bisogna superare le cause che hanno provocato la forza devastante del contagio virale. La nostra partecipazione alla Pasqua di Cristo, pur rimanendo in una condizione di fragilità esposta alla tentazione del male, deve segnare il più possibile una trasformazione ex novo della nostra condizione esistenziale sotto il profilo spirituale, morale, sociale, familiare, etc. La Pasqua di Cristo è guarigione dalla malizia del peccato che corrompe ogni relazione.

“Se uno è in Cristo è una creatura nuova; le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove” (2Cor 5,17). La mattina di Pasqua segna uno spartiacque divino, netto, chiaro tra un “prima” e un “poi”, tra quello che c’era e quello c’è, tra il vecchio, il nuovo e quello che non deve si deve più ripetere: “Voi non così avete imparato a conoscere il Cristo, se davvero gli avete dato ascolto e se in lui siete stati istruiti, secondo la verità che è in Gesù, ad abbandonare, con la sua condotta di prima, l’uomo vecchio che si corrompe seguendo le passioni ingannevoli, a rinnovarvi nello spirito della vostra mente e a rivestire l’uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella vera santità” (Ef 4,22-24). Morte e sepoltura dell’uomo vecchio, e risurrezione dell’uomo nuovo, non possono restare solo sul piano religioso, ma devono concretizzarsi anche sul piano etico. È questa la più bella testimonianza del Signore veramente risorto.

 

+ Gerardo Antonazzo

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