Omelia per la Solennità di Maria Madre di Dio 1 gennaio 2018

 

Il tempo è tempio 

Omelia per la Solennità di Maria Madre di Dio

1 gennaio  2018

“Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna” (Gal 4,4). Nei successivi versetti, l’apostolo lascia intendere il vero significato dell’espressione, aiutandoci a cogliere nella “pienezza del tempo” il “tempo della pienezza” di Dio. Scrive s. Bernardo: “Quando venne la pienezza dei tempi, venne anche la pienezza della divinità. Venne Dio nella carne per rivelarsi anche agli uomini che sono di carne, e perché fosse conosciuta la sua bontà manifestandosi nell’umanità” (Disc. 1 per l’Epifania, 1-2).

Il tempo della pienezza

Quali sono i tratti salienti della pienezza di Dio entrata nel nostro tempo e, pertanto, nella nostra concreta condizione umana?

Tale pienezza di Dio, rivelata nella storia degli uomini,  si concretizza nella presenza del Figlio fatto carne perché “nato da donna”, nato dal grembo umano di Maria, Madre di Dio. Per questo dirà ancora l’apostolo: “In Cristo abita corporalmente tutta la pienezza della divinità” (Col 2,9). Egli è infatti, l’irradiazione della gloria del Padre, l’impronta della sostanza divina nella carne (cfr. Eb. 15), l’immagine nella carne del Dio invisibile (cfr. Col 11,3),  perché “è piaciuto a Dio che abiti in lui tutta la pienezza” (Col 1,19). Grazie a Cristo, a tutti i credenti viene offerta la possibilità di essere ricolmi di tutta la pienezza di Dio (Ef 3,20), di essere partecipi della natura divina (2Pt 1,4) e di essere simili a Dio (1Gv 3,2).

Insegna il grande padre Agostino: “Prepariamoci a celebrare in letizia la venuta della nostra salvezza, della nostra redenzione; a celebrare il giorno di festa in cui il grande ed eterno giorno venne dal suo grande ed eterno giorno in questo nostro giorno temporaneo così breve (Disc. 185)”. La pienezza di Dio abita la nostra storia, e l’Eterno abbraccia la temporalità dell’umano perché si lascia circoscrivere dal tempo della gestazione nel seno materno, nei ritmi naturali dello sviluppo (il bambino trovato dai pastori a Betlemme è destinato a crescere in “età, sapienza e grazia”), nella sequenza dei tempi e degli eventi che lo riguardano, meditati attentamente da Maria e da lei custoditi profondamente nel proprio cuore.

Pienezza dell’uomo

Nella misura in cui il tempo dell’uomo si lascia riempire sempre di più della presenza di Dio, del suo mistero non più nascosto, perché pienamente e definitivamente rivelato, tanto più Dio porterà a pienezza la realizzazione dell’uomo, il raggiungimento del suo compito sulla terra, il compimento dell’intera creazione, dal momento che la creazione è sì all’origine di tutto, ma è anche continua e si attua lungo l’intero arco del divenire cosmico, fino alla fine dei tempi. La “pienezza del tempo” diventa così pienezza di Dio e dell’uomo insieme, secondo la logica dell’incarnazione dove il divino penetra nella fragilità dell’umano, l’Eterno si temporalizza nei ritmi della storia e l’uomo può interpretare, riconoscere e cantare le mirabilia Dei, “le opere meravigliose di Lui che vi cha chiamati dalle tenebre alla sua ammirabile luce” (1Pt 2,9).

Il tempo è messaggero di Dio 

Dio ci dona il suo tempo, mentre l’uomo spesso lamenta di non avere mai tempo per Dio! “Il volto di una umanità autosufficiente, desiderosa di realizzare i propri progetti da sola, che sceglie di essere unica artefice dei propri destini, e che di conseguenza, manca il tempo per Dio, ritiene ininfluente che Dio abbia tempo per noi e perciò esclude la sua presenza ritenendola ininfluente nelle sue scelte e decisioni” (Benedetto XVI, 29 novembre 2008). Dio ci dona il suo tempo, perché è entrato nella storia con la parola e le sue opere di salvezza, per farla diventare storia di alleanza e di salvezza. Papa Francesco è convinto che: “Il cristiano è un uomo o una donna che sa vivere nel momento e che sa vivere nel tempo … Forse noi possiamo sentirci padroni del momento, ma l’inganno è crederci padroni del tempo: il tempo non è nostro, il tempo è di Dio!” (26 novembre 2013). In questa prospettiva, il tempo è già in se stesso un segno fondamentale dell’amore di Dio: un dono che l’uomo, come ogni altra cosa, è in grado di valorizzare e, al contrario, di sciupare; di cogliere nel suo significato, o di trascurare con ottusa superficialità. Cosa diventa il tempo dell’uomo quando resta “vuoto” di Dio? E’ tempo perso,  tempo sprecato nella disinvoltura del non senso, dell’insignificanza, della superficialità, della dispersione, della distrazione, del vuoto, del nulla. Lo svuotamento del tempo da ogni significato e da ogni ragione, lo rende involucro dell’assurdo, fino alla disperazione. Il tempo in quanto “tempio di Dio” è kairòs, è tempo di grazia, tempo di benedizione. Il nostro tempo rivela il volto della sua sacralità quando viviamo secondo Dio tutte le stagioni dell’esistenza dalla nascita alla morte, e quando viviamo secondo la sua volontà il tempo del lavoro, della festa, della gratuità, del servizio per i deboli e i più fragili, della responsabilità sociale, della giustizia, della carità, dell’impegno per il bene della Città, dell’economia equa e solidale, del dolore e della malattia, della morte.

Maria, Madre di Dio, Tempio della pienezza di Dio, ci conceda la beata speranza dell’eternità.

  + Gerardo Antonazzo

 

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