Omelia di Apertura della Prima Visita Pastorale

Benedetto colui
che viene nel nome del Signore

 

Apertura della Visita Pastorale

nella Dedicazione della Chiesa Cattedrale

 Sora, 9 ottobre 2019 

 

Cari presbiteri, diaconi, consacrati, fratelli e sorelle,

lodiamo la Parola con la quale siamo stati “scelti secondo il piano stabilito da Dio Padre, mediante lo Spirito che santifica, per obbedire a Gesù Cristo” (1Pt 1,2).

Nella significativa ricorrenza della Dedicazione di questa nostra Chiesa Cattedrale ci ritroviamo in preghiera per celebrare e adorare il mistero di Cristo, Pietra viva, Pastore buono, che ci fa crescere come suo Tempio e suo Gregge.  Nell’Eucaristia celebrata dal Vescovo nella Cattedrale risplende, nel modo più luminoso l’unità della Chiesa: qui sta la radice e il centro delle comunità, qui il segno e la causa dell’unità del popolo di Dio. A questo popolo di Dio, è bene non dimenticarlo mai, appartengono anche i tanti battezzati che poco o nulla sanno della vita cristiana, e che non sono abitualmente partecipi delle assemblee festive delle nostre parrocchie, e che nulla sanno, o quasi, della Visita Pastorale. L’apertura della Visita invoca il soffio dello Spirito: questa nostra comunità orante, pastori e fedeli, è spinta oggi a varcare “in uscita” la soglia del tempio verso un ritrovato e rinnovato annuncio del Vangelo di salvezza. Se da una parte siamo sollecitati ad essere per il mondo un “ospedale da campo”, non possiamo non prenderci cura innanzitutto di quanti tra di noi e attorno a noi rischiano la fase “terminale” della fede. La comunità dei risorti in Cristo è invitata e inviata a parlare al cuore di ogni creatura che ci sta a cuore con l’annuncio della Pasqua: “Gesù Cristo ti ama, ha dato la sua vita per salvarti, e adesso è vivo al tuo fianco ogni giorno, per illuminarti, per rafforzarti, per liberarti” (EG 164).

Chi ha orecchi, ascolti

L’icona biblica scelta per la Visita rimanda alla visione del Figlio d’uomo: dalla sua bocca esce una spada affilata, a doppio taglio (cf Ap 1,12-13.16). Gesù parla con il vocabolario della verità e della tenerezza: “Io, tutti quelli che amo, li rimprovero e li educo. Sii dunque zelante e convértiti. Ecco: sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me. Il vincitore lo farò sedere con me, sul mio trono, come anche io ho vinto e siedo con il Padre mio sul suo trono” (Ap 3,19-21). Le sue parole feriscono e risanano la discola comunità che viveva a Laodicea. In elenco è l’ultima delle sette Chiese fondate nell’Asia Minore, soprattutto ultima nella qualità della vita spirituale. Il Risorto bussa alle porte di una Chiesa che rischia di mettere a repentaglio la sua stessa sopravvivenza, e si propone ad essa con l’offerta conviviale dell’amicizia, dell’intimità e della confidenza, esortandola ad una profonda revisione di vita per una radicale conversione del cuore. Il Bel Pastore bussa anche oggi alla porta delle nostre parrocchie, comunità religiose, aggregazioni laicali, famiglie: ci trovi vigilanti nell’attesa: “Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito” (Lc 12,35-37). E’ Lui a bussare e a visitare la nostra Casa, perché “chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese” (Ap 3,22). Né bavagli, né rassegnazioni angustiate: lasciamoci trovare, perché ci aiuti a leggere i segni dei tempi, e non rischiare di vanificare il tempo dei segni, il tempo della Visita. Così si è espresso papa Francesco nel discorso rivolto ai nuovi Vescovi nel settembre scorso: “La vicinanza del Vescovo non è retorica. Non è fatta di proclami autoreferenziali, ma di disponibilità reale…Quindi farsi vicini, stare a contatto con le persone, dedicare tempo a loro più che alla scrivania, non temere il contatto con la realtà, da conoscere e abbracciare…Essere vicini è immedesimarsi col popolo di Dio, condividerne le pene, non disdegnarne le speranze…padri di persone concrete; cioè paternità, capacità di vedere, concretezza, capacità di accarezzare, capacità di piangere” (Discorso del Papa ai nuovi Vescovi, 12 settembre 2019).

Fare strada, insieme

La prossimità pastorale del nostro essere Chiesa si manifesta nell’incontro e nell’ascolto degli uomini e delle donne di questo tempo, ragazzi, giovani, adulti e anziani che vivono questa geografia territoriale e sociale. La pastorale dell’ascolto ci aiuta ad interpretare i segni dei tempi, nei quali riconoscere il passaggio e la visita di Dio. Lasciamo allora che la Visita del Risorto getti scompiglio nelle abitudini obsolete, scardini tradizioni esteriori ormai insignificanti, scombini le cadenze stantie di ripetitive ritualità sterili e ininfluenti per la fede delle persone. Amici, ascoltiamo ciò che lo Spirito dice alla nostra Chiesa, per valorizzare i pensieri buoni che Lui suscita nella nostra coscienza e conoscenza di pastori e di battezzati. In particolare a noi pastori, Vescovo e presbiteri, papa Francesco indirizza ancora le sue parole con le quali ci chiede di essere “pastori che non si accontentano di presenze formali, di incontri di tabella o di dialoghi di circostanza…Sono tante le forme di vicinanza alle vostre Chiese. In particolare vorrei incoraggiare visite pastorali regolari: visitare frequentemente, per incontrare la gente e i Pastori; visitare sull’esempio della Madonna, che non perse tempo e si alzò per andare in fretta dalla cugina. La Madre di Dio ci mostra che visitare è rendere vicino Colui che fa sussultare di gioia, è portare il conforto del Signore che compie grandi cose tra gli umili del suo popolo (cf Lc 1,39 ss.)”.

La Visita pastorale intende portare con sé l’impronta missionaria dell’Evangelii Gaudium di Francesco. Dire “Chiesa in uscita” è dire “fare strada, insieme”. Se la missione deve riguardare tutti, allora la Visita pastorale o la viviamo insieme, o non sarà di nessuno. Cari amici, ci fa bene pensare alla Visita come punto di non ritorno di una permanente azione missionaria ed evangelizzatrice. Per fare cosa? Quello che il profeta Giona si rifiutava di compiere. Arroccato in una visione sbagliata di Dio, si dimostra deluso, frustrato e indispettito: “Per questo motivo mi affrettai a fuggire a Tarsis; perché so che tu sei un Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira, di grande amore”. Giona non accetta di essere un “profeta in uscita”, si rifiuta di percorrere strade nuove, inesplorate, impensabili, nella direzione indicata da Dio. Tra Dio e Giona si svolge un dialogo tra sordi, origine di ogni malinteso. Il profeta sembra preda di un’indolenza spirituale insanabile: oscilla tra il sonno e la morte. Giona è un essere senza desiderio. Quanto è triste una parrocchia senza slanci, sussulti, aperture, desideri, sogni. La Visita Pastorale vuole essere segno visibile e concreto della tenerezza e della carezza di Dio sulla storia di ognuno. Anche la grazia dell’Indulgenza plenaria annessa alla Benedizione Papale è offerta di misericordia per tutti.

Signore, insegnaci a pregare

Se è Dio a visitare il suo popolo, è necessario intensificare la preghiera per invocare e riconoscere con lo sguardo della fede la sua venuta. L’annuncio provvidenziale della Parola oggi ci consegna le parole essenziali della preghiera cristiana, il Padre nostro, che costruisce e nutre la relazione filiale e i nostri legami fraterni: “Avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: Abbà! Padre!” (Rm 8, 15); e di conseguenza: “…questo è il comandamento che abbiamo da lui: chi ama Dio, ami anche suo fratello” (1Gv 4,21).

Ogni comunità parrocchiale si qualifichi sempre meglio quale “scuola di preghiera”, luogo privilegiato della ricerca e dell’incontro con il Signore Gesù, spazio di raccoglimento e di intimità spirituale, sublime esercizio di discernimento vocazionale. Tutto ciò, a partire, ma non solo, dalla cura migliore possibile della liturgia divina, il cui sacro raccoglimento e silenzio sacro siano grembo fecondo di fruttuosa partecipazione. La Preghiera del Signore è la preghiera ordinaria dell’assemblea e di ogni discepolo; perciò la riconsegno oggi alle nostre famiglie unitamente alla Preghiera per la Visita Pastorale, perché ravvivi il legame spirituale che tutti unisce come figli, fratelli e sorelle, di questa amata Chiesa di Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo.

La Vergine Bruna di Canneto, Donna della Visitazione, favorisca ogni grazia spirituale con la visita di “colui che viene nel nome del Signore” (Mc 11,9).

                                                                                                                         + Gerardo Antonazzo

 

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