Omelia dell’Assunta del 15 agosto 2020

Regina perché Madre

Omelia per la solennità di Maria Assunta in cielo

15 agosto 2020

 Donna, se’ tanto grande e tanto vali,
che qual vuol grazia e a te non ricorre
sua disianza vuol volar sanz’ali.

(Canto XXXIII del Paradiso)

Così recita una strofa dell’Inno alla Vergine scritto nella Divina Commedia di Dante Alighieri, di cui nel 2021 ricorre il VII centenario della morte. Esaltando la grandezza e la dignità di Maria con il titolo di Donna, il poeta la riconosce sia come Regina (Donna, se’ tanto grande e tanto vali), sia come Madre (Donna … che qual vuol grazia e a te non ricorre…).

Di ogni Donna si usa dire che è “la regina della casa”, di ogni famiglia. Maria è consapevole del privilegio di una maternità inattesa: “Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente” (cfr. Lc 1,49). Mentre Lei esulta per la maternità divina, l’Onnipotente la esalta “eternizzando” in Cielo la regalità del suo amore materno: Maria, Regina del cielo, resterà sulla terra Madre per sempre e per tutti, di modo “che qual vuol grazia e a te non ricorre sua disianza vuol volar sanz’ali”! E’ la Donna della nostra speranza! La possiamo invocare, ad un tempo, “madre e regina del cielo e della terra”.

Non serve sotto­lineare ampollosamente la singolarità e l’esemplarità Maria, se poi non ci lasciamo illuminare e guidare dal suo sguardo nella vita quo­tidiana. Insuperabili, a questo ri­guardo, le parole di santa Teresa di Gesù Bambino, che invitano a prendere le distanze da una devozione mariana iperbolica, che è in realtà una vuota e triste scatola retorica: “Quanto desidererei essere sacerdote per parlare della S. Vergine! Mi sarebbe bastata una predica sola per dire tutto il mio pensiero. Avrei comin­ciato col far capire quanto poco cono­sciamo della sua vita. Non è necessario dire cose inverosimili, che poi nessuno conosce (…). Perché una predica sulla Santa Vergine mi piaccia e mi faccia del bene, mi deve far vedere la sua vita reale, non la sua vita presunta; sono si­cura che la sua vita fosse assolutamen­te semplice. La si mostra inaccessibile, bisognerebbe, invece, mostrarla imita­bile, farne scoprire le virtù, dire che vi­veva di fede come noi. Si sa bene che la Santa Vergine è la Regina del Cielo e della terra, ma è più Madre che regina (…). È bene parlare dei suoi privile­gi, ma non solo di quelli. Altrimenti, se ascolti una predica, e si è obbligati a sbalordirsi dal principio alla fine, e poi uno ne ha abbastanza! E può succedere che qualcuno arrivi perfino a sentirsi quasi allontanato di fronte a una creatura tanto superiore” (Parole di Santa Teresa di Gesù Bambino, annotate dalla sorella, Madre Agnese di Gesù, nel Quaderno Giallo, 21 agosto 1897).

Cari amici, la maternità di Maria cambia lo sguardo sulla nostra Città, e ci insegna a sognarla come Città regale perché materna. Il culto mariano è “scuola di maternità” capace di cambiare l’ethos del vivere sociale: “La pietà mariana delle popolazioni si è formata sotto l’influsso mirabile della devozione mariana (basiliana) alla Theotokos (Madre di Dio), una devozione coltivata … ed espressa in bellissime chiese e semplici edicole sacre, che vanno curate e preservate come segno della ricca eredità religiosa e civile della vostra gente” (Benedetto XVI, 14 giugno 2008). Dunque, la connessione intrinseca tra devozione mariana e la cultura sociale non può che promuovere la Città degli uomini, i suoi cittadini e le sue istituzioni, e il loro reciproco e costruttivo rapporto.

È, pertanto, necessario passare da una “pietà mariana” a volte astratta e generica, all’apprendimento di una “maternità mariana” che cambia la vita della Città e dei suoi figli. È questo il risvolto e la ricaduta civile e sociale di una Città devota di Maria. La Città devotamente mariana sa bene che il culto non può restare sterile e infruttuoso nella vita reale. La nostra devozione per la Vergine Maria Assunta in cielo, delinea e impregna di maternità il volto della Città, abitata e trasfigurata da cittadini “devoti” perché responsabili e protagonisti di un rinnovato vivere sociale, familiare e fraterno. È questo l’imprinting sociale della pietà popolare mariana; è questa l’implicanza mariana dentro una cittadinanza rinnovata e generativa. In altri termini: la pietà mariana di Cassino deve poter migliorare la vita di tutti, facendo progredire relazioni umane impregnate di socialità autentica. Questo è il tempo di chiedere a Dio un migliore impegno per un accresciuto senso morale e senso civile, ponendo un freno ai latrati che inneggiano all’odio e alla divisione: “Possa questa Madre premurosa rafforzare la vostra fede e la vostra speranza, e vi aiuti a contrastare sempre l’egoismo, l’indifferenza e l’individualismo per costruire una società fraterna e solidale … Mentre ci prepariamo a celebrare la Solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria, affido voi e le vostre famiglie alla sua materna intercessione, perchè Ella sia guida nel nostro pellegrinaggio verso la pienezza delle promesse di Cristo” (Papa Francesco, 12 agosto 2020).

La “maternità mariana” educa e impegna sul versante di una “maternità sociale”. Siamo ben consapevoli che il principio fecondo di ogni forma di umanizzazione delle persone è la gioiosa esperienza della maternità. La maternità ci umanizza! La religiosità mariana umanizza la Città e la può edificare come una Città “formato famiglia”. Cassino ha bisogno di costruirsi come “Città Madre” che abbraccia, accoglie, incoraggia, consola, educa, fa crescere i suoi figli, nutre, cura, se ne fa carico, soprattutto nel tempo delle difficoltà. Come quella di Maria anche quella della Città è una maternità audace, coraggiosa, forte, stabile, educativa, coerente.

La “maternità sociale” di una Città fa sentire ogni cittadino come suo figlio. Non può mai dirsi “materna” la relazione sociale incattivita dalla maleducazione, dal disprezzo, dal sistematico discredito degli altri, dalla conflittualità, dalla difesa di poteri e privilegi. Lavoriamo insieme, sull’esempio della maternità regale della Madonna Assunta, per favorire e costruire insieme una maternità sociale di inclusione, cordiale e operosa, una maternità dell’abbraccio e dell’accoglienza, una maternità di mitezza, di comprensione, di custodia della dignità di ogni persona, di ogni famiglia, del lavoro, della giustizia, dell’onestà, della solidarietà verso i più deboli che rischiano lo scarto sociale.

L’offerta del Cuore a Gesù Salvatore e alla Vergine Assunta che tra poco faremo, vuole essere un atto di affidamento filiale e di cordiale gratitudine di ognuno di noi, dell’intera Città, al Cuore Immacolato di Maria. Il Messaggio del Santo Padre, Papa Francesco, che abbiamo ricevuto ieri esprime uno speciale affetto per i “cari cassinati”. Il Papa dichiara di conoscere bene la nostra pietà mariana rivolta all’invocazione della Madonna Assunta, avendo in mente anche il dono che la Città gli ha fatto della raffigurazione su lastra d’argento del simulacro dell’Assunta tramite il card. Pietro Parolin, presente a Cassino per l’elevazione della Chiesa Madre a Chiesa Concattedrale della diocesi. Sostenuti e confortati dall’affetto del Santo Padre oggi vogliamo mettere il nostro cuore nel cuore di Maria, continuando a custodire il cuore di Maria nel cuore di ogni cassinate, nel cuore di questa Città.

 

+ Gerardo Antonazzo

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